La mia India – Una proposta sul tavolo

In by Gabriele Battaglia

Il cibo è l’unico elemento che unisce tutte le razze, le religioni e le classi. Il cibo è il linguaggio che l’uomo parla anche con i propri dei. Eppure in India, il cibo è stato messo in secondo piano. Dal 2011, infatti, si attende che il Parlamento approvi una legge che garantisca cibo al 67 per cento degli indiani. Cos’hanno in comune tutti i festival, vi viene in mente qualcosa? Questo elemento supera le barriere di razza, di religione e di classe. Questo elemento è alle radici di tutte le civiltà. Questo elemento è il cibo.

Da sempre l’uomo si ingrazia i propri dei con cibo e acqua. È il nostro modo di dire che sappiamo riconoscere ciò che ci è più caro, e speriamo di averlo sempre con noi. Se ci fosse solo una cosa che potremmo garantirci, sarebbe il cibo (e acqua, e aria). Ma anche se viviamo in una democrazia dove la volontà delle masse – le denutrite masse – dovrebbe avere la precedenza, non siamo stati capaci di assicurare a tutti questo piccolo, consacrato elemento. Il cibo.

Vorrei che qualcuno l’avesse scritto nella Costituzione: ogni cittadino ha diritto al cibo. In fondo, i diritti fondamentali quali l’eguaglianza, la libertà di parola, o il diritto a praticare liberamente la propria religione: tutto ciò dipende dal diritto alla vita. Un cittadino che non ha i mezzi per produrre cibo per se stesso/a e i propri bambini – un cittadino che non ha ereditato terra a sufficienza, il cui accesso all’acqua è stato tagliato – come garantiamo la vita a questi cittadini?

Come "antipasto", una decente Legge per la sicurezza alimentare potrebbe essere d’aiuto. Eppure, l’India è rimasta pigra sul disegno di legge per la sicurezza alimentare nazionale. Anche se punta a coprire oltre il 67 per cento dell’ 1,2 miliardi di indiani, il disegno stesso è lontano dall’essere perfetto. Alcuni attivisti hanno messo in discussione la troppa enfasi posta sulle categorie Apl-Blp (Above poverty line – Below poverty line; categorie a cui assegnare il diritto legale al cibo, ndt). In molti si domanderanno: quello/quella lì è al di sopra della fascia di povertà? Che cos’è la fascia di povertà?

Il disegno di legge è stato rimandato alle Camere nel 2011 dal governo dell’Union, ma il Parlamento è stato sempre distratto da altre questioni. Alla fine, la Commissione parlamentare per il cibo, gli affari di consumatori e la distribuzione pubblica, da quanto riportano i media, ha adottato il disegno di legge sulla sicurezza alimentare, così questa bozza potrà arrivare sui tavoli del Parlamento.

In Chhattisgarh però il Bjp ha battuto l’Upa su questo fronte. Lo scorso anno, lo stato ha approvato la legge per la Sicurezza alimentare del Chhattisgarh (Chhattisgarh Food Security Act, CFSA), per cui circa il 90 per cento della popolazione avrà titolo ad alimenti di prima necessità attraverso il Sistema di distribuzione pubblica.

Assicurerà anche pasti gratuiti per bambini e donne incinte e addirittura pasti a domicilio, attraverso gli anganwadi (centri di assistenza per le donne in maternità e per i bambini dagli 0 ai 6 anni, ndt) e le scuole. Inoltre, tenendo presente il bisogno di proteine della gente, il Chhattisgarh ha seguito l’esempio di stati come il Tamil nadu e lo Himachal Pradesh, e ha inserito nella legge incentivi a sostegno del pacchetto "cereali", e il sale iodato.

I nuclei familiari con priorità non solo includono lavoratori senza terra, ma anche coloro che lavorano in nero nelle aree urbane, e lavoratori edili. C’è di più. Per accedere a questi benefici, sulla cartolina di razionamento, la donna più anziana della famiglia sarà considerata il capo-famiglia.

Digitalizzare il sistema di distribuzione pubblico è uno dei modi in cui si tenta di colmare le lacune, e lo stato sta anche lavorando verso la diffusione pubblica di tali dati. Tutto ciò non è però successo dal mattino alla sera. Il Chhattisgarh lavora su questa questione dal 2004 e apparentemente, queste mosse stanno dando i primi risultati. C’è stato una evidente diminuzione, dicono i rapporti, nelle quantità di grano oggetto dei sussidi "deviato".

La grande domanda, di sicuro, sarà se possiamo "permetterci" questo "carico". Ma come chiunque dia da mangiare a una famiglia sa, dobbiamo solo farlo! Non stiamo parlando di nuovi giocattoli o di una mano di vernice fresca. Stiamo parlando di cibo. Anche se ogni singola risorsa dovesse essere deviata da ogni uso alternativo, dobbiamo farlo.

Finché non potremo impegnarci a rendere la terra dispongibile a tutti i cittadini cosicché ognuno possa coltivare il proprio cibo, e con acqua sufficiente per l’irrigazione. Finché questo non succede, questo è quanto noi dobbiamo a noi stessi: il diritto al cibo.

*Annie Zaidi scrive poesie, reportage, racconti e sceneggiature, non necessariamente in quest’ordine. Il suo libro I miei luoghi: a spasso con i banditi ed altre storie vere è stato pubblicato in Italia da Metropoli d’Asia.

[Articolo originale pubblicato su Daily News and Analysis]