La mia India – Lettera alle donne dell’Upa

In by Gabriele Battaglia

I recenti casi di stupro e la morte di una vittima ventitreenne, hanno scatenato in tutta l’India un’ondata di proteste. Proteste a cui la politica sembra essere rimasta indifferente. In questa lettera aperta alle parlamentari della coalizione di governo, Zaidi chiede un intervento più deciso a tutela delle donne.Care donne della coalizione di governo,

Che cos’è successo? Cannoni ad acqua e pestaggi inutilli sui cittadini di Delhi. Sembravate conigli spaventati al riparo nelle proprie tane. Forse anche voi stavate pensando la stessa cosa. "Che cos’è successo?"

Il recente stupro di gruppo chiaramente non ha visto nessun politico coinvolto, né poliziotti. E una volta che la brutalità degli stupratori ha messo la polizia in azione, gli accusati sono stati presi. Si può dire che la polizia ha fatto il proprio lavoro. E allora perché tante urla di protesta? Proviamo a dare qui qualche risposta.

1. Le persone si sentono indifese. Ogni volta che succede – in qualsiasi contesto – queste si rivolgono allo Stato per una soluzione. Chi vi ha votato richiede che vengano adottate misure di prevenzione contro gli stupri. So che state pensando: "e come?". Come, se sai che gli stupratori sono altri cittadini, forse della stessa sovrappopolata Raisina Hill? Non è che i manifestanti conoscono la risposta. Offrire una risposta, velocemente, è il vostro lavoro. Se non lo sapete fare, andatevene.

2. La rabbia non è solo per lo stupro di gruppo. Ma per una vita intera di soprusi. È la paura mista a rabbia che si prova dopo essere stati aggrediti, o quando si vede qualcuno che amiamo soffire, mentre il criminale è a piede libero. Diciamo pure che non si riesce a trovare il criminale, o nemmeno a riconoscerlo. Diciamo pure che la polizia non ha preso l’indagine sul serio. Principalmente siamo arrabbiati perché sappiamo che qualcosa di simile può capitare di nuovo. È la rabbia delle aggressioni passate, presenti e future.

3. Ogni giorno da ogni parte del paese arrivano notizie di stupri di gruppo. Oggi, in un solo giornale, ne ho lette tre. Una parlava di una ragazza che ha bevuto veleno perché era pedinata e molestata dai suoi assalitori. La polizia li aveva rilasciati. Quando leggiamo di casi simili, perdiamo ogni fiducia nella polizia e nella giustizia. Voi potete evitare che un’ingiustizia si accumuli su un’altra assicurandosi che chi è accusato di stupro non se la cavi così facilmente.

4. Le forze di polizia – sia agenti uomini che donne – sono notoriamente insensibili. Necessitano urgentemente di sessioni di addestramento su come gestire i crimini sessuali, a cominciare dagli agenti ormai esausti fino agli Ispettori generali.

5. Avete bisogno di programmi di protezione dei testimoni e delle vittime di stupri. Fate che si realizzino.

6. Parlate alle donne – studentesse comprese – delle loro paure e dei loro desideri. È da molto tempo che non vivete come cittadine ordinarie e così risultate indifferenti o senza idee. Se un’idea ce l’aveste, sapreste che la notte, il luogo tale, il vestito o la professione non hanno niente a che vedere con gli stupri. A parte, forse, nell’identificare le donne più indifese agli occhi dei potenziali stupratori. Lasciate il vostro laal-batti gaadi (il lampeggiante in dotazione alle auto di servizio dei pubblici ufficiali, ndt) a casa . Andate a vedere in prima persona in che modo viviamo gli spazi pubblici.

7. Dovete smetterla di cercare modi di incolpare una vittima. Dovete smetterla di porre limiti alle donne così da tenere sotto controllo il crimine. Se qualcuno definisce uno stupro una "cospirazione politica", dovete mandarlo a tappeto (in modo non violento). Dovete dire ai vostri colleghi di stare zitti, pubblicamente.

8. La gente è arrabbiata per tutto il resto. La corruzione, la sporcizia e il traffico (anche se ne siamo noi stessi responsabili). Ma sistemate l’illuminazione stradale. E portate via ai corrotti tutto il potere. Gli stupratori spesso rimangono impuniti perché danno mazzette alla polizia.

9. Fate sì che i ragazzi vengano istruiti sul modo corretto, rispettoso e umano di approcciare le ragazze, come parte dell’educazione sociale in scuole e college. Insegnategli a danzare. Insegnategli a esprimere i propri sentimenti.

10. Punite tutti i generi di stupratori. Punite i soldati. Punite i poliziotti. Punite gli stupratori del 1984. Punite gli stupratori del 1992. E quelli del 2002.

Dimostrateci che siete al potere. Parlate agli urbanisti. Parlate agli psicologi. Parlate ai gruppi di donne. Rimediate a tutto questo.

*Annie Zaidi scrive poesie, reportage, racconti e sceneggiature, non necessariamente in quest’ordine. Il suo libro I miei luoghi: a spasso con i banditi ed altre storie vere è stato pubblicato in Italia da Metropoli d’Asia.

[Articolo originale pubblicato su Daily News and Analysis]