La maggioranza dei giovani detenuti in Cina è figlia dei lavoratori migranti

In by Simone

Secondo uno studio del Centro per i diritti umani di ricerca presso l’Università di Guangzhou, l’80% dei giovani detenuti in quella città, provengono da aree rurali, abbandonati dai genitori giunti in città a lavorare. Tra le conclusioni, seconda l’analisi, emergerebbe che la nuova generazione di lavoratori migranti in Cina è "maggiormente di altri sottoposta alle ingiustizie, discriminazione, retribuzioni abusive, mancanza di supporto sociale, dure condizioni di lavoro e la completa mancanza di diritti sul posto di lavoro”. Da questo ne deriverebbe una maggiore propensione al crimine e quindi alla detenzione.

Secondo il South China Morning Post, quotidiano di Hong Kong, lo studio è basato su un campione casuale di 1.200 prigionieri nella città di Guangzhou, con 801 intervistati, di cui 91 con un’età inferiore a 26 anni e mostrerebbe un crescente divario tra zone rurali e urbane della Cina. Xie Jianshe, ricercatore presso il centro di ricerca, ha detto che la mancanza di educazione e di cura familiare hanno minato il benessere psicologico dei detenuti. Secondo Xie si spiegherebbe così l’elevato tasso di criminalità tra i figli dei lavoratori migranti, i cui genitori costituiscono il fondamento della straordinaria crescita economica del paese.

Una volta che anche i giovani si trasferiscono in città, il trend non sembra cambiare: lo studio indica che “il divario immenso mentale lasciato dal passaggio dai villaggi alla città, nonché le discriminazioni sociali hanno contribuito ad aumentare l’alto tasso di criminalità tra i giovani immigrati”. Il documento aggiunge che “le autorità dovrebbero essere attente a qualsiasi attività potenzialmente antisociale dei giovani lavoratori, perché molti intervistati hanno ammesso di avere commesso crimini per sfogare la loro rabbia”.

Qin Hui, un professore di scienze sociali all’Università di Tsinghua a Pechino, in un recente documento ha sottolineato che i problemi causati dalla separazione familiare e la frustrazione sessuale tra i lavoratori migranti potrebbero avere profonde implicazioni nei prossimi decenni.

La carta cita statistiche fornite dai centri dei test di paternità in Chongqinq, da cui è emerso che circa il 50 per cento dei genitori immigrati non risultano essere i genitori biologici dei bambini. A questo si aggiunge uno studio dello scorso anno da parte delle autorità a Chongqing, secondo la quale la separazione dalle famiglie si è rivelato un grave problema per il 75 per cento dei lavoratori immigrati nel comune, che di solito devono condividere camere da letto con altri 10 lavoratori.

Secondo l’Ufficio nazionale di statistica della Cina, 225 milioni di persone, il 28 per cento della popolazione rurale del continente, costituiscono il corpo dei cosiddetti lavoratori migranti. Amnesty International stima che entro il 2015 la cifra raggiungerà 300 milioni di persone. I lavoratori migranti contribuiscono per l’80 % della forza lavoro nel settore edile, per il 68 % cento nell’industria manifatturiera, il 52% del consumo al dettaglio e ristoranti.