La guerra dei new media

In by Gabriele Battaglia

Fermare i rumors online, questa sarebbe la nuova direttiva del presidente Xi Jinping. Che ora sarebbe sul punto di lanciare un’offensiva agli "eserciti d’acqua" che attraverso opinion leader diffondono online voci che infastidiscono l’orecchio di Pechino. E’ ora di separare gli intellettuali dal pubblico. Come ai tempi di Mao. Decapitare il gossip. L’azione di forza che dalle nostre parti potrebbe anche sembrare niente male è richiesta a gran voce dal presidente cinese Xi Jinping. Ma in Cina, come si può ben immaginare, ha un significato completamente diverso e non riguarda calciatori e veline. Alla voce “rumors” vanno infatti tutte quelle informazioni diffuse su internet, soprattutto attraverso il social network Weibo, che fanno le pulci al potere cinese.

Ed ecco quindi che Xi lancia una vera e propria chiamata alle armi contro la “Rete indisciplinata”, come riporta il quotidiano di Hong Kong, South China Morning Post. La macchina di propaganda del Partito è precettata per organizzare “un esercito forte”, al fine di “percorrere il territorio dei new media”.

Se ne è parlato parecchio nei giorni scorsi, dopo che, il 23 agosto, l’uomo d’affari sino-americano Charles Xue Biqun è stato arrestato con l’accusa di adescamento di prostitute. Il fatto è che “Xue Manzi” (nom de plume) è anche una vera e propria star della Rete, con 12 milioni di follower su Sina Weibo. Ne è seguito immediatamente un editoriale del Global Times – versione “pop” del Quotidiano del popolo – il cui contenuto si può così sintetizzare: personaggi come Xue Manzi si ergono a censori della moralità pubblica, diventano guru in una sfera incontrollata, e poi guarda un po’ chi si rivelano essere.

La campagna del Partito si propone proprio di limitare l’ascendente che influenti celebrità online hanno su milioni di seguaci.

Il discorso di Xi risale al 19 agosto (prima della vicenda Xue), ma solo ora emergono le sue dichiarazioni più decise, fatte apposta per confermare il parere di tutti quegli analisti che vedono nell’attuale presidente cinese più una riedizione al passo dei tempi del volontarismo autoritario di Mao Zedong che un’apertura in direzione liberal.

Il testo del suo discorso, diffuso in riunioni interne, è molto più forte”, rivela una fonte anonima al South China Morning Post. “Il [punto] più impressionante è quando Xi dice che il Partito comunista deve essere combattivo, invece che passivo, e scatenare una guerra per conquistare l’opinione pubblica. Xi ha anche ordinato all’apparato di propaganda di formare un forte esercito su internet per percorrere il territorio dei new media”.

Sarebbe proprio questo ordine dall’alto ad avere scatenato il recente giro di vite su internet. Il 20 agosto, la polizia di Pechino ha arrestato diverse persone collegate al Beijing Erma Interactive Marketing and Planning, tra cui le celebrità internet Qin Huohuo e Yang Xiuyu, con l’accusa di diffusione del pettegolezzo.

La Erma è di fatto un’agenzia di “black Pr”, uno di quegli “eserciti d’acqua” (shuijun) che si fanno pagare da grandi aziende per operare un marketing a tutto campo: non solo promuovono i propri clienti, ma distruggono anche la reputazione della concorrenza. In Cina sono oltre 15mila, riporta il sito Danwei, e la loro attività principale consiste nell’eliminazione di commenti negativi nei confronti dei propri clienti dai forum online (in difesa) e creare scandali ed “eventi online” attraverso la diffusione di “voci” (in attacco). Per farlo, si servono in genere di “opinion leader” il cui valore aggiunto è un gran numero di seguaci sui social media, a loro volta diffusori e moltiplicatori virali delle “voci” create ad arte dall’agenzia di black Pr.

Nel 2010, la Erma si era particolarmente esposta nella diffusione di rumors sullo stile di vita improntato al lusso di Guo Meimei, presunta operatrice della Croce Rossa cinese, che il tam tam in Rete aveva immediatamete additato come amante di Guo Changjiang, presidente della stessa organizzazione. Nonostante le smentite ufficiali, le donazioni alla Croce Rossa sono da allora crollate.

Le voci, “erano in realtà un complotto pianificato dall’internet marketing e dagli ‘eserciti d’acqua‘”, riporta oggi il Beijing Times, con specifiche responsabilità della Erma.
Dopo l’arresto, Qin Huohuo e Yang Xiuyu avrebbero riconosciuto le circostanze.

Il 23 agosto, come si diceva, è poi toccato a Charles Xue Biqun, anche se per motivi che nulla sembrerebbero c’entrare con i pettegolezzi in Rete.

A questo punto, i due casi si prestano perfettamente a giustificare il giro di vite: da un lato, i rumors fabbricati ad arte che distruggono reputazioni; dall’altro, l’immoralità di chi esercita un ascendente sul popolo della Rete. Bisogna vigilare e controllare. Nel suo discorso del 19 agosto, Xi avrebbe così ordinato ai funzionari di “unire tutti gli intellettuali”, formula interpretata dagli osservatori come “riallinearli alla linea del Partito”. Un giornalista della Cctv – la Tv di Stato – ha dichiarato al South China Morning Post che l’ordine del presidente rappresenta di fatto una ripresa della linea maoista del “separare gli intellettuali dal pubblico”.

Secondo un’altra fonte, Xi avrebbe anche ordinato il boicottaggio dei media “che diffondono valori occidentali”, poiché, sia ben chiaro a tutti, “non esistono i cosiddetti valori universali”.

[Scritto per Lettera43; foto credits: worldcrunch.com]