La Cina è in orbita

In by Simone

Tiangong I – l’avveniristica stazione orbitale abitabile cinese – verrà lanciata in orbita nella serata di giovedì 29 settembre. Il lancio aprirà i festeggiamenti per la festa della Repubblica Popolare cinese, fondata il primo ottobre del 1949. È un passo importante nella corsa allo spazio iniziata, tra mille difficoltà, alla fine degli anni Sessanta.
La Cina è pronta per la costruzione di una stazione spaziale. Il primo passo avverrà oggi, a pochi giorni dalla festa della Repubblica, con il lancio di un modulo sperimentale dal Centro di lancio nella provincia del Gansu. Tiangong I, letteralmente "palazzo celeste", è stato programmato per essere lanciato oggi tra le 21:16 e le 21:31, come ha specificato il portavoce del programma spaziale cinese, Wu Ping.

Tutto pronto secondo i media cinesi. Nella base di Juquan i tecnici stanno lavorando al rifornimento e agli ultimi test necessari. Tiangong I è lunga 18 metri e pesa 8 tonnellate e mezzo e ha, al suo interno, uno spazio abitabile dagli astronauti, sistemi di comunicazioni visiva, attrezzi ginnici e strumenti di intrattenimento.

 Un quotidiano di Canton, aveva riferito in precedenza che il lancio avrebbe avuto luogo martedì scorso, ma il timore di un abbassamento improvviso della temperatura nella provincia del Gansu ha fatto rinviare le operazioni. “Non è il freddo ha influenzare la buona riuscita del lancio – hanno sostenuto i responsabili della base – ma i venti imprevedibili”. È stato tutto posticipato ad oggi, in modo da festeggiare in anticipo in la festa della Repubblica Popolare (fondata il primo ottobre 1949) e l’inizio delle vacanze autunnali.

Tiangong I, il Palazzo celeste, è dunque la prima stazione spaziale abitabile lanciata dalla Cina. Sull’identità degli astronauti cinesi, c’è il consueto mistero. Ma all’interno della navicella spaziale ci sono due sezioni con  letto, sistemi di illuminazione regolabile, attrezzi ginnici, sistemi di intrattenimento e dispositivi di comunicazione visiva. Tiangong I sarà in viaggio due anni. Il fine ultimo è quello di creare entro il 2020 la più grande stazione spaziale abitabile: dopo la partenza del Tiangong I, lanciato dal razzo “Lunga Marcia”, infatti, partiranno altre navicelle che raggiungeranno la prima.

 Una navicella spaziale senza equipaggio verrà inviata in un’orbita a circa 350 chilometri dalla Terra. Gli esperti avranno bisogno di circa quaranta minuti per giudicare se Tiangong I funziona correttamente. Questo perché quando entra in orbita e dispiega il suo pannello solare, circa dieci minuti dopo il lancio, sarà sul lato oscuro della Terra. Serviranno poi altri trenta minuti per valutare che tutti i sistemi stiano funzionando, ha detto Sheng Jie, vice ingegnere capo del Jiuquan Satellite Launch Center.

Da tempo la Cina ha messo nel mirino lo sviluppo nello spazio, quasi a dimostrare che la terra e i grattacieli e l’urbanizzazione crescente non sono più sufficienti a contenerne il progresso economico.

L’evento è particolarmente sentito in Cina, dove il nazionalismo trova linfa vitale in questo genere di appuntamenti, tra unicità e record. Negli ultimi giorni, i meteo dei media locali, hanno scrutato il cielo e i venti nei pressi della base di Juquan dove i tecnici stanno finendo le operazioni di rifornimento e i test necessari a garantire la riuscita del progetto.

Non mancano le difficoltà: “La tecnologia per l’attracco nello spazio è difficile da padroneggiare, ha scritto oggi il South China Morning Post, perché i due moduli, posti nella stessa orbita attorno alla Terra a circa 28.000 km/h, devono unirsi progressivamente per evitare di distruggersi a vicenda”.

La Cina decise di partecipare alla corsa allo spazio in piena guerra fredda, quando i due blocchi facevano a gara per la “conquista” della Luna. Il 14 luglio del 1967 Mao Zedong e Zhou Enlai decisero che la Repubblica popolare non avrebbe rinunciato alla sfida e avrebbe creato il proprio programma spaziale. Il progetto segreto 714, che doveva mandare due astronauti nello spazio, fu però cancellato per ragioni economiche nel 1972, in piena Rivoluzione culturale.

Il secondo tentativo ebbe vita così breve – fu annunciato nel 1978 e annullato nel 1980 – che molti pensarono che fosse stato pensato per meri fini propagandistici.

Più fortuna ebbe il progetto 921. Sviluppato nel 1992 sulle basi di un precedente programma spaziale mai portato a termine cominciò con i lanci di prova nel 1999. Finalmente, dopo quattro voli sperimentali, il 15 ottobre del 2003, Shenzhou 5 portò nello spazio Yang Liwei, il primo astronauta cinese. Un viaggio in orbita di ventuno ore che fece della Cina la terza nazione ad esser mai riuscita a mandare un uomo in orbita. “Non deluderò la madrepatria” aveva dichiarato l’astronauta Yang prima di partire. E poi, sicuro di sé: “Ci vediamo domani”.

Da quel momento in poi la corsa allo spazio della Cina si è fatta sempre più veloce. Nel 2008, dopo altri due tentativi, la navicella Shenzhou 7 ha portato in orbita tre cinesi che fecero ritorno solo tre giorni dopo, nell’esaltazione nazional-popolare. Il pilota  Zhai Zhigang si era infatti provato in una camminata nello spazio durata ben quindici minuti.

Nel frattempo nel 2007 la Cina aveva lanciato il primo razzo sulla Luna. Questo era stato in orbita sedici mesi prima di essere intenzionalmente mandato a sfracellarsi sulla Luna. Un secondo tentativo è stato fatto l’anno scorso, il primo Ottobre (sempre in coincidenza con la festa della Repubblica) 2010.

Quest’anno, secondo molti, una partenza senza intoppi del Palazzo celeste confermerebbe l’antico mandato del Cielo ai governanti. Soprattutto di fronte a una popolazione che è ancora in grado di esaltarsi di fronte al progresso tecnologico del proprio paese e di dimenticare, almeno per un attimo, corruzione, inflazione e uno sviluppo economico sempre più ineguale.

[Scritto per Lettera43. Foto credits: floridatoday.com]