India – Un anno di Narendra Modi

In by Gabriele Battaglia

Domani, 26 maggio, il governo della National Democratic Alliance (Nda) presieduto da Narendra Modi raggiungerà il traguardo di un anno di mandato. Sarà tempo di bilanci con dati alla mano, e per NaMo non sarà proprio facilissimo, ma a New Delhi hanno un piano. La scorsa settimana il magazine online Scroll.in è uscito con un pezzo dedicato alla bltzkrieg che il Bharatiya Janata Party (Bjp) sta architettando per gestire al meglio la comunicazione a ridosso dell’anniversario. Si parla di uso massiccio di nuovi slogan, pubblicità, un mare di conferenze stampa (30), un oceano di incontri con gli elettori e comizi (250) più una sorta di "messaggio alla nazione" di NaMo diffuso in tv e su internet.

Cosa manca? Mancano le domande.

La cifra stilistica della campagna elettorale di Modi e della sua gestione della comunicazione fino ad ora è stata cancellare sistematicamente le conferenze stampa e le interviste, sottrarsi quindi alle domande della stampa che – nei casi immaginati più ottimisticamente – avrebbero potuto chiedere conto a NaMo in persona di alcune questioni che iniziano a preoccupare un paese precedentemente in totale visibilio per il proprio nuovo leader.

Una di queste, ad esempio, potrebbe essere valutare gli effetti concreti della campagna Make in India, andare a vedere nei fatti se dopo un anno di promozione della "fabbrica India" all’estero qualcuno sia effettivamente arrivato già a investire nel paese. Sappiamo, per certo, che i cinesi ci hanno provato ma ancora è tutto bloccato, e presumiamo quindi che il resto dei miliardi e miliardi di investimenti promessi dai quattro angoli del globo al momento siano ancora il sintomo di una forma acuta di annuncite (diffusa a livello mondiale, sia chiaro).

Un altro tema potrebbe essere lo stato di salute interno del governo e i sistemi di democrazia interna al Bjp, che da fuori appaiono completamente saltati. La figura mastodontica, a livello mediatico, di Modi ha messo in ombra tantissimi all’interno del partito, azzerando – almeno questa l’impressione – la dialettica interna che nel bene e nel male nel Bjp si era sempre mantenuta. In questo il Bjp somiglia sempre più a un partito "dinastico" come l’Indian National Congress (Inc), dove la famiglia Gandhi esercita potere di vita e di morte su ogni aspetto del partito.

L’accentramento decisionista di Modi – spalleggiato dal fedelissimo Amit Shah fatto nominare presidente del Bjp – ha fatto emergere parecchi malumori non solo all’interno del Bjp (emblematica la figura di Sushma Swaraj, potentissima esponente del Bjp prima di Modi e ora INESISTENTE e ININFLUENTE ministro degli Esteri) ma anche tra gli alleati storici come il Shiv Sena in Maharashtra, che nei giorni scorsi ha nuovamente puntellato Modi tirando fuori questioni platealmente strumentali.

Infine, ed è Il Tema, si potrebbe fare le pulci alla presunta crescita del Pil, esploso a previsioni oltre il 7 per cento dopo che i tecnici del governo hanno deciso di cambiare i criteri di conteggio. Scelta probabilmente lecita, per adeguare l’India al resto del mondo, ma utilizzata in modo strumentale per snare un incremento del 2 per cento in nemmeno un anno paragonando il nuovo dato a quello vecchio del governo precedente. Altro capolavoro di comunicazione univoca.

Nella selva di opinionismi (ed è inevitabile ne crescano sempre di più, quando la "propaganda" governativa non viene messa in discussione con interviste puntuali), personalmente ritengo Raghuram Rajan un faro nella notte. Rajan è il governatore della Reserve Bank of India (Rbi), la banca centrale indiana, e a differenza di Modi di interviste ne rilascia parecchie, mostrando un approccio completamente opposto rispetto al primo ministro. Inesistente sui social network (dove Modi imperversa), Rajan in qualche modo mantiene intatta la parvenza di assetto democratico legato alla libertà di stampa, facendosi portatore di opinioni spesso lucide e chiarificatrici.

Come in questo pezzo, in cui centra il nocciolo di tutta la vicenda Modi: la campagna elettorale di NaMo ha funzionato così tanto da caricare il suo stesso governo di aspettative che Rajan reputa «irrealistiche» per qualsiasi governo, cioè pensare che Modi – da solo – potesse rimettere in piedi l’economia indiana nel giro di un anno e rilanciare il paese verso nuove vette di grandeur. Era impossibile che succedesse e infatti non è successo.

Sarà interessante, il prossimo 26 maggio, misurare la distanza tra realtà e propaganda nelle parole di Narendra Modi, che continuerà ad alimentare il Sogno Indiano senza che nessun giornalista abbia la possibilità di alzare la mano e fare una domanda.
 

[Scritto per East online; foto credit: scroll.in]