UPDATE India – 24 anni di fatwa. Musulmani contro Rushdie

In by Simone

"Urta i sentimenti dei musulmani". Salman Rushdie dopo aver cantato la nascita della Repubblica indiana nei Figli della mezzanotte non è ospite gradito al  Jaipur Literature Festival. Sempre a causa dei suoi Versi Satanici. (UPDATED)
20 gennaio UPDATE

Durante l’inaugurazione del Jaipur Literature Festival è stato letto un comunicato di Salman Rushdie:

"Sono stato informato da fonti dell’intelligence in Maharashtra e in Rajasthan che sicari pagati dalla mafia di Mumbai potrebbero essere in viaggio verso Jaipur con l’obiettivo di ‘eliminarmi’. Nonostante nutra alcuni dubbi sull’attendibilità di queste notizie, sarebbe irresponsabile da parte mia presenziare al festival in queste circostanze; irresponsabile per la mia famiglia, per il pubblico del festival e per i miei colleghi scrittori. Per questi motivi ho deciso di non raggiungere Jaipur come precedentemente pianificato".

 

Lo spettro de Versi Satanici, a 24 anni dalla pubblicazione, torna a turbare la vita di Salman Rushdie.
L’autore, nato a Mumbai da una famiglia musulmana di origini kashmire, doveva essere uno degli ospiti di spicco del prestigioso Jaipur Literature Festival, in programma dal 20 al 24 gennaio nella capitale del Rajasthan.

Ma la scorsa settimana Maulana Abul Qasim Nomani, vice-cancelliere della madrasa Darul Uloom Deoband, ha chiesto al governo centrale di Delhi di non rilasciare il visto allo scrittore: “Rushdie non dovrebbe poter visitare l’India. Sarebbe come buttare sale sulle ferite dei musulmani. Ha urtato i nostri sentimenti religiosi”, riferendosi al libro di Rushdie pubblicato nel 1988.

Ne I Versi Satanici, secondo la Umma – la comunità musulmana internazionale – la storia del profeta Maometto sarebbe infarcita di “fatti blasfemi”, tanto che il libro, a pochi mesi dalla pubblicazione, fu censurato in molti Paesi a maggioranza musulmana o con considerevoli comunità islamiche. India compresa, con l’appoggio dell’allora presidente Rajiv Gandhi.

Nel 1989 l’Ayatollah Khomeini lanciò via radio una fatwa contro Salman Rushdie, mettendo una taglia sulla testa dello scrittore. Rushdie fu costretto a scappare in esilio e a vivere per oltre 1000 giorni in località segrete per scappare dalle minacce della comunità islamica.

La richiesta della madrasa si è rivelata ben presto inaccettabile dal punto di vista legale.
Come lo stesso Rushdie ha scritto su Twitter, in qualità di PIO – Person of Indian Origin – non necessita di alcun visto per visitare il proprio Paese di origine, tanto che nel 2007 presenziò senza alcun problema al medesimo festival letterario.

Anche la UPA (United Progressive Alliance), la coalizione al governo in India guidata dal partito del Congress, ha reso noto che non ci possono essere gli estremi legali per negare l’entrata allo scrittore.

In un primo momento è sembrato che la presenza di Rushdie non fosse in discussione, ma a pochi giorni dall’inizio del Festival, l’organizzazione ha misteriosamente cancellato il nome di Rushdie dal l’elenco degli speaker della prima giornata: l’autore avrebbe dovuto tenere una lezione su I Figli della Mezzanotte, altro suo celebre romanzo che quest’anno è stato riadattato a pellicola cinematografica.

Salman Rushdie, a causa di un cambiamento di programma, non sarà in India il 20 gennaio” recita laconico il comunicato stampa del Jaipur Literature Festival.

La scelta dell’autore, che non ha voluto rilasciare nessuna dichiarazione in proposito, sembra dettata dalle pressioni provenienti dall’ambiente politico indiano.

I primi giorni di marzo si andrà alle urne in Uttar Pradesh (UP), per votare i rappresentanti parlamentari dello stato settentrionale indiano.
Non è un caso che la Darul Uloom Deoband si trovi proprio in Uttar Pradesh e che il 18% della popolazione sia di fede musulmana. Un bacino elettorale consistente sul quale si giocheranno gli equilibri politici delle vicinissime elezioni.

Il Congress – storicamente debole in UP – ha deciso di puntare molto sull’esito delle votazioni, schierando Rahul Gandhi in persona a guidare la campagna elettorale per spodestare Mayawati, il primo ministro in carica.

In quest’ottica la sensibilità della popolazione musulmana è diventata un bel grattacapo per il primo partito indiano, anche perché la comunità islamica nazionale ha risposto con veemenza alla reticenza del governo di Delhi di occuparsi della faccenda Rushdie.

A Jaipur nei giorni scorsi oltre 7000 musulmani sono scesi per strada per protestare contro l’arrivo dello scrittore, mentre a Mumbai la Raza Academy – che vanta un grosso seguito tra i musulmani sunniti – ha messo in palio un premio di 100mila rupie (poco più di 1520 euro) per il buon musulmano che tirerà una scarpa in faccia a Salman Rushdie durante la sua lezione.

In Rajasthan la presenza di Rushdie è improvvisamente diventata un problema di sicurezza, tanto che sia dal governo locale che da quello federale di Delhi stanno arrivando consigli più o meno velati all’autore residente in Gran Bretagna, spingendolo a rinunciare alla visita.

Il primo ministro del Rajasthan Ashok Gehlot – esponente del Congress – ha dichiarato a Press Trust of India: “C’è stata una reazione della popolazione locale, non vogliono che Rushdie venga qui. Nessun governo vuole che si crei una situazione spinosa tra diritti ed ordine pubblico. Ho informato il governo centrale sul parere dell’opinione pubblica locale”.

Proprio oggi i servizi segreti indiani hanno diramato la notizia che lo Students Islamic Movement of India (SIMI) – organizzazione terroristica bandita dal governo indiano nel 2011 – starebbe seguendo con attenzione l’evolversi della vicenda Rushdie, pronta ad attentare alla vita dello scrittore.

Allo stesso tempo, l’organizzazione del Festival ha cercato di rassicurare il pubblico sulla presenza dell’autore: “Salman Rushdie parteciperà al Festival – ha spiegato il direttore organizzativo del Festival Sanjoy Roy – La sua sicurezza rimane comunque la nostra prima preoccupazione”.

Lo scorso settembre l’annuncio della presenza di Rushdie ad un convegno letterario in Kashmir creò analoghi problemi, risultando nella cancellazione dell’evento.

Su internet intanto monta lo sdegno di moltissimi fan, frustrati dalla deriva antidemocratica che attraversa la società indiana quando si tratta di religione. C’è chi denuncia la debolezza del Congress, sempre tenuto in scacco dai vari integralismi religiosi che periodicamente si sollevano incitati dai leader spirituali, mentre molti paragonano il caso Rushdie alla vicenda del pittore M.F. Husain, oggetto di attacchi e minacce di morte da parte di frange estremiste hindu per aver ritratto nude nei suoi dipinti le figure di alcune divinità induiste.

Il Congress nemmeno quella volta fu in grado di proteggere l’artista o di imporsi contro le minacce della comunità estremista hindu. Husain fu costretto a scappare in esilio nel 2006, morendo lontano dalla sua terra nel giugno 2011.

Rushdie, stando alle ultime notizie, dovrebbe comunque presenziare al Jaipur Literature Festival, dove è attesa una sua lezione sulla “chutneyzation” del linguaggio letterario.

Comunque vadano le cose, resta la dura realtà dell’India di oggi.
Una gigantesca democrazia incapace di garantire la libertà di espressione delle sue menti più brillanti.

[Foto credit: rinzeblog.com]