India – Europarlamentare attacca (male) il “razzista” Modi

In by Simone

"Europarlamentare accusa Modi di ‘razzismo’". Notizia breve e sintetica, ma che se analizzata esemplifica alla perfezione tutti gli errori da NON commettere se si vuole muovere accuse contro il nuovo primo ministro indiano.
La news l’ha pubblicata l’Hindustan Times e si riferisce alla domanda posta alla Commissione Europea da Izaskun Bilbao Barandica, eurodeputata in forze al Partito nazionalista basco. Il pezzo introduce parte delle critiche di Barandica come l’ennesimo esempio di "mancanza o selettività di informazioni riguardanti l’India e la sua realtà dei fatti", di fatto bollando l’intero intervento – che poi analizzeremo – dell’eurodeputata come una delle solite sparate anti-indiane (merce che tira sempre molto, sui media indiani, qualsiasi sia il colore politico al potere).

Barandica, sempre secondo la forma data dall’Hindustan Times, sostiene che Modi abbia "un passato problematico di razzismo" e che, a seguito dei Gujarat Riots – senza nessun legame diretto tra Riots e Modi, nel testo – la Gran Bretagna aveva annunciato un "boicottaggio di dieci anni" ai danni dell’attuale premier.

Un’informazione falsa (non c’è stato nessun annuncio ufficiale, anche se effettivamente la Gran Bretagna ha evitato ogni tipo di contatto politico/istituzionale con Modi fino a pochissimo tempo fa) e un’opinione legittima (dire che Modi è razzista) ma completamente depotenziata dalla struttura dell’articolo, tutto costruito sulla difesa d’ufficio al premier, compresa un’imbarazzante dichiarazione di tale Lord Paul, imprenditore inglese, a magnificare la maturità dell’eletorato indiano che ha scelto con cognizione di causa di eleggere Modi (e chiunque conosca minimamente le dinamiche politiche indiane ne apprezzerà l’assurdità visionaria e paracula).

È interessante leggere per intero la dichiarazione di Barandica, per capire l’effetto "telefono senza fili" e l’oggettiva informazione parziale alla quale si rifanno alcuni nostri europarlamentari.

KashmirWatch la riporta per intero. Levando l’ultima parte – che chiede alla Commissione che intenzione abbia nel porsi con un tipo com Modi per quanto riguarda contratti commerciali e politica bilaterale – qui i due passaggi centrali:

Nel maggio 2014, Narendra Modi del partito Bharatiya Janata Party (Bjp) è stato eletto primo ministro indiano. Modi ha un passato di razzismo decisamente problematico, ed è stato accusato di coinvolgimento negli scontri tra musulmani e hindu in Gujarat del 2002, dove morirono oltre un migliaio di persone nella comunità musulmana.

Modi all’epoca era chief minister dello stato. In un’intervista al New York Times del 2002, Modi ha dichiarato che l’unico suo rimpianto è stato non aver saputo gestire meglio i media. In seguito all’intervista, gli Usa hanno imposto il rifiuto a rilasciare il visto americano [a Modi] e il Regno Unito ha annunciato un boicottaggio di dieci anni. Durante la campagna elettorale, Modi ha insistito sulla retorica in tema di immigrazione, intimando a tutti i non hindu di lasciare l’India e tornare al proprio paese. La popolazione indiana include un largo numero di gruppi minoritari, che solitamente vivino in condizioni di estrema povertà.

Il problema enorme nella dichiarazione di Barandica è rappresentato dal mix di verità con mezze verità e plateali falsità. È vera l’accusa di coinvolgimento di Modi nei Riots, ma è falso l’annuncio del boicottaggio inglese. Verissimo il contenuto dell’intervista al Nyt, ma Modi non ha mai detto ai non hindu di tornare al loro paese: ha minacciato gli immigrati bangladeshi in Bengala Occidentale di venir reimpatriati, che è aberrante ma è diverso, considerando l’estensione della popolazione musulmana indiana. E anche l’assioma minoranza=estrema povertà, messo così, lascia il tempo che trova.

Episodi come questo aprono purtroppo il fianco alla retorica nazionalista indiana – che, come abbiamo visto, ormai si sta espandendo a macchia d’olio nei media considerati anche meno "di parte", come l’Hindustan Times – e rafforzano il sentimento di accerchiamento dell’India, precondizione per tutta la retorica di "voi non ci capite, ce l’avete tutti con noi, hanno paura di noi" che ha fatto la fortuna della destra nazionalista.

Le malefatte presunte di Modi sono note ed esiste una letteratura giornalistica sconfinata sul tema. Inventarsi delle falsità né aiuta l’immagine dell’Europa in India né offre una sponda ai detrattori di Modi all’interno del paese, che sono pochi e avranno vita difficile.

[Scritto per Elefanti a parte, ospitato su East online; foto credit: theparliamentmagazine.eu]