In Cina e Asia – Giustiziato il magnate minerario Liu Han

In by Gabriele Battaglia

Liu Han, magnate delle miniere molto vicino all’ex zar della sicurezza Zhou Yongkang è stato giustiziato stamattina. In Giappone, tolto il passaporto a un giornalista diretto in Siria. I fondi d’investimento cinesi guardano sempre più all’Europa. Continua a imperversare la polemica sui mega evasori indiani con conti in Svizzera. Tre anni di reclusione per l’ex capo dell’intelligence sudcoreana, accusato di interferenze con la campagna elettorale.  CINA – Giustiziato boss vicino a Zhou Yongkang

Liu Han, 48 anni, il grande magnate delle miniere cinesi legato all’ex zar della sicurezza Zhou Yongkang è stato giustiziato stamattina, riportano i media di Stato. Originario del Sichuan Liu era stato riconosciuto colpevole di 13 reati – tra cui omicidio, il fatto di essere il boss di una organizzazione mafiosa, la costruzione illegale di casinò e la vendita illegale di armi da fuoco – e condannato a morte alla fine di maggio. La corte intermedia di Xianning (Hubei) comunica che Liu è stato giustiziato con il fratello minore Liu Wei e tre affiliati, Tang Xianbing, Zhang Donghua e Tian Xianwei. Prima dell’esecuzione, i condannati hanno potuto incontrare le famiglie. 

GIAPPONE – Fermato giornalista diretto in Siria


[foto credit: 20minutes.fr]

Il fotogiornalista Yuichi Sugimoto si è visto questo weekend sequestrare il passaporto dalle autorità giapponesi. Era diretto in Siria per documentare la situazione nel paese all’indomani della morte di due ostaggi giapponese (il giornalista Kenji Goto e il contractor Haruna Yukawa). Il governo ha difeso la decisione "a protezione dei cittadini giapponesi all’estero", ma permangono dubbi sulla mossa delle autorità nipponiche che hanno dichiarato di non avere un criterio uniforme per fermare i cittadini giapponesi diretti in Siria. Soprattutto, accusa lo stesso Sugimoto, pare che il governo Abe stia ulteriormente stringendo il controllo sull’informazione e la libertà di espressione.

CINA – Investimenti in Europa

Complici la indeterminatezza dei regolamenti in Cina, la difficoltà a quotarsi sui mercati azionari domestici, la svalutazione dell’euro e la sostanziale depressione dell’economia nel Vecchio Continente, i fondi d’investimento cinesi puntano sempre più all’Europa e meno alla madrepatria. Settore immobiliare e tecnologia fanno da traino. Di recente, sono finite in mani cinesi le britanniche Pizza-Hut (alimentare) e Neul (tecnologia), mentre Wanda Dalian Group (immobiliare e cinema) a comprato a Madrid lo storico Edificio España (e già che c’era, il 20 per cento dell’Atletico). Gli investimenti in uscita dalla Cina sono aumentati del 10 per cento l’anno scorso, raggiungendo 56,9 miliardi di dollari. In Europa sono state presentate 82 offerte.

INDIA – Caso Swiss Leaks: fuori altri nomi grossi di possibili evasori indiani


[foto credit: ndtvimg.com]
Il quotidiano Indian Express, in collaborazione con altri quotidiani mondiali coordinati dall’International Consortium of Investigative Journalists di Washington, oggi ha pubblicato una nuova lista di nomi di possibili evasori fiscali milionari, un tema – quello dei "black money" depositati all’estero – particolarmente sentito nel paese.
La nuova lista, che contiene quasi 1200 nomi di correntisti indiani di Hsbc, annovera una serie di imprenditori di primissimo piano (tra cui la famiglia Ambani, la dinastia più ricca dell’India, che avrebbe in conti svizzeri una somma superiore ai 50 milioni di dollari), alcuni politici, commercianti di diamanti. La giustizia indiana stava già indagando su 600 nomi divulgati da fonti francesi. Ora però la lista di nomi è raddoppiata e ci si prepara al terremoto politico: Kejriwal, probabile vincitore delle elezioni locali a New Delhi, aveva denunciato i conti all’estero della famiglia Ambani mesi fa, ma il j’accuse non aveva sortito alcun provvedimento.

COREA DEL SUD – Condannato l’ex capo dell’intelligence sudcoreana

Ribaltando il verdetto di primo grado, la corte d’appello di Seul ha condannato l’ex capo dell’intelligence sudcoreana a tre anni di reclusione per interferenze durante la campagna elettorale per le presidenziali del 2012. Won Sei-hoo, a capo dell’Servizio nazionale di intelligence dal 2009 al 2013, avrebbe coscientemente negato la campagna di diffamazione portata Avanti da settori dei servizi contro i candidati progressisti così da orientare l’elettorato a favore della conservatrice Park Geun-hye, alla fine uscita vincitrice.
Lo scorso settembre un tribunale distrettuale aveva scagionato Won pur riconoscendolo responsabile per essere intervenuto in politica. Un giudizio giudicato senza senso dai partiti di opposizione.

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