In Cina e in Asia – Pechino vuole la moneta virtuale

In by Gabriele Battaglia

Marcia indietro della Cina, che nel 2013 si era scagliata contro il fenomeno Bitcoin: ora Pechino valuta i benefici dell’adozione di una valuta virtuale propria. Alla lista di «scomparsi» in Cina si aggiunge anche Li Xin, un giornalista del Southern Metropolis Daily critico contro le politiche del Partito: la moglie ne ha perso le tracce da dieci giorni. In Corea del Nord Kim spinge per la nomina di un «falco» come capo negoziatore coi vicini del Sud, mentre Pyongyang ha arrestato un altro cittadino americano accusato di «atti contro lo Stato»: è il secondo in un mese. La nostra rassegna del mattino.Pechino vuole la moneta virtuale

Pechino punta sulla moneta digitale. La banca centrale intende sviluppare una valuta simile il prima possibile, con l’obiettivo di ridurre il costo della banconote in circolazione, facilitare le attività economiche e combattere il riciclaggio di denaro.

La divisa digitale potrebbe contribuire a rafforzare il ruolo dello yuan come valuta globale e arginare la fuga di capitali, aumentando il controllo delle banche. E questo nonostante nel 2013 la PboC e le autorità di Pechino furono tra quelle ad agire più duramente per contenere i Bitcoin.

In Cina scompaiono anche i giornalisti

Li Xin, giornalista e attivista per i diritti civili, si aggiungi alla lista di «scomparsi». L’ex redattore del Southern Metropolis Daily, critico contro le politiche del Partito comunista, che già quattro mesi fa aveva tentato l’espatrio in India, non si trova più. Dieci giorni fa, ha spiegato la moglie, Li era partito per la Thailandia, con l’obiettivo di arrivare in qualche Paese occidentale e chiedere asilo.


Chiudono i giornali militari dell’Esercito popolare di liberazione cinese

Niente più quotidiani e riviste delle forze armate cinesi, ne resteranno soltanto un paio. La stampa dell’Esercito popolare di liberazione chiude. Lo smantellamento della stampa edita dalle sette regioni militari cinesi fa parte del piano generale di riorganizzazione del sistema, che prevede tra l’altro 300mila tagli al personale.

La riforma vuole rafforzare la presa del partito sui militari e preme per la modernizzazione delle forze armate in un momento in cui la Cina sta diventando più assertiva a livello globale.

Pyongyang arresta un altro statunitense

Ancora uno statunitense agli arresti in Corea del Nord. Secondo quanto riportato dall’agenzia ufficiale Kcna si tratta di uno studente accusato di «atti contro lo Stato». Il ragazzo sarebbe entrato nel Paese da turista e ora è accusato di aver ordito un piano per minare il sistema nordcoreano. Si tratta del secondo americano agli arresti questo mese. Soltanto poche settimane fa un altro statunitense è stato infatti accusato di spionaggio.

Kim sceglie un falco per parlare con Seul

Prende forma l’ipotesi che il falco Kim Yong Chol diventi il nuovo uomo di Pyongyang per trattare con la Corea del Sud. L’incarico è vacante per la morte (ufficialmente in un incidente stradale) di Kim Yang Kon. L’eventuale nomina del generale, che indiscrezioni danno già per fatta, potrebbe tuttavia portare più problemi che benefici.

Kim Yong Chol è infatti considerato uno dei sostenitori della linea dura contro i vicini del Sud. Non ha caso si ritiene sia lui la mente dell’attacco del 2010 alla corvetta sudcoreana Cheonan, colpita e affondata da un siluro. Un incidente nel quale persero la vita 46 marinai sudcoreani.