I titoli della rassegna di oggi:
– Wanda sfida Disney
– Hacker nordcoreani dietro l’assalto alle banche?
– Giornalista giapponese nelle mani di al-Nusra chiede aiuto sul web
– I nomadi tibetani e il fungo della discordia
– Ecco come i cinesi alimentano il business delle lauree negli Usa
– In Cina è polemica sui «parcheggi rosa»
– Hong Kong si divide sula commemorazione di piazza Tian’anmenWanda sfida Disney
Il gruppo immobiliare Wanda – di proprietà dell’uomo più ricco di Cina – sabato ha inaugurato il parco tematico di Nanchang, nel Jiangxi, il primo di almeno otto siti turistici dedicati al divertimento «made in China». L’iniziativa, che dovrebbe rendere Wanda – già operatore di sale cinematografiche- un colosso dell’entertainment, si pone in aperta sfida al tentativo di penetrazione della Disney nel Paese di Mezzo. E lo fa puntando sul soft power cinese, ovvero proponendo brand locali cari all’immaginario cinese.
Obiettivo: raggiungere i 200 milioni di visitatori e i 100 miliardi di yuan di incassi entro il 2020. Nei giorni scorsi, Wang Jianlin, si era scagliato contro la Disney – che aprirà il suo primo parco tematico cinese a Shanghai il 16 giugno- pronosticando un fiasco a causa dei prezzi dei biglietti troppo alti e di un repertorio ormai «vecchio» e poco familiare al pubblico cinese.
Hacker nordcoreani dietro l’assalto alle banche?
Potrebbe esserci la Corea del Nord dietro agli ultimi attacchi hacker diretti contro banche di Filippine, Vietnam e Bangladesh. Gli esperti fanno il nome di Lazarus Group, lo stesso gruppo sospettato di aver bersagliato Sony Picture nel 2014; il codice sorgente utilizzato nelle varie operazioni risulta essere sempre lo stesso. Se effettivamente così fosse si tratterebbe della prima volta che un paese viene sorpreso a rubare denaro attraverso l’hackeraggio, ha dichiarato il direttore tecnico della società specializzata in cybersecurity Symantec. Il colpo è costato alla banca del Bangladesh 101 milioni di dollari.
Giornalista giapponese nelle mani di al-Nusra chiede aiuto sul web
Il governo giapponese sta facendo di tutto per salvare Jumpei Yasuda, il giornalista già preso in ostaggio a Baghdad nel 2004 e poi fuggito. È quanto dichiarato lunedì da Yoshihide Suga, portavoce del Gabinetto giapponese in risposta all’ultima richiesta di aiuto dell’uomo. Una foto di Yasuda apparsa domenica sul web mostra il giornalista in condizioni piuttosto trasandate esporre un cartellone con una richiesta di aiuto.
Secondo i media nipponici l’uomo sarebbe stato rapito lo scorso giugno da al-Nursa, il braccio siriano di al-Qaeda, dopo aver oltrepassato il confine dalla Turchi alla Siria. Non è ben chiaro in che modo stia procedendo il governo di Tokyo. Nel 2015, due cittadini nipponici sono stati decapitati dallo Stato Islamico. All’epoca le autorità del Sol Levante affermarono di non voler negoziare con i miliziani.
I nomadi tibetani e il fungo della discordia
La State Food and Drug Administration cinese ha dichiarato guerra all’industria dello yartsa gunbu, il fungo dalle proprietà terapeutiche che cresce nelle zone himalayane. Ufficialmente, per via degli alti valori di arsenico riscontrati nel vegetale nel corso di recenti ricerche. Ma secondo molti la verità è che la produzione del fungo mette a rischio il programma di delocalizzazione delle popolazioni tibetane verso le città.
Grazie alla coltivazione del vegetale i nomadi tibetani hanno la possibilità di raggiungere una loro indipendenza economica rimanendo nelle zone pastorali. Questo limita l’efficacia della strategia utilizzata da Pechino per ottenere obbedienza politica in cambio di progresso. Secondo fonti interpellate da Voice of America, nei due mesi di raccolta una famiglia tibetana può arrivare a guadagnare 150mila dollari.
Ecco come i cinesi alimentano il business delle lauree negli Usa
Un fruttuoso business si fa largo tra Asia e Stati Uniti, grazie al boom di studenti asiatici (soprattutto cinesi) espatriati sull’altra sponda del Pacifico: quello dei tutor che per la cifra di mille dollari a corso aiutano gli studenti a ottenere una laurea nelle prestigiose università americane, facendo ben più di quanto normalmente non fa un insegnate di ripetizione: scrivono paper accademici, fanno i compiti al posto dello studente, addirittura si sostituiscono in sede d’esame. Ed è previsto anche il rimborso in caso di insuccesso.
Soltanto presso l’università dell’Iowa sono almeno 30 i ragazzi sospettati di avvalersi del servizio, ma i bene informati dicono potrebbero essere due tre volte tanto.
In Cina è polemica sui «parcheggi rosa»
Ha già scatenato il web l’iniziativa lanciata da un parcheggio di Hangzhou che ha proposto di riservare alcuni posti auto di grandezza superiore alla media per le automobiliste donne. La scelta – ufficialmente motivata dal fatto che le donne hanno più difficoltà nelle manovre – ha incontrato risposte contrastanti sul web. L’opinione pubblica si divide tra chi considera l’iniziativa positiva e che invece ritiene si tratti di un provvedimento discriminante dal momento che l’abilità nella guida non ha nulla a che fare con il sesso del conducente. Di recente i cosiddetti «parcheggi rosa» sono apparsi in diverse città cinesi e diversi settori suscitando analoghe polemiche.
Prima dei parcheggi era stata la volta degli autobus per sole donne e all’aumento dei bagni pubblici nelle università a loro riservati.
Hong Kong si divide sula commemorazione di piazza Tian’anmen
Quest’anno l’annuale marcia organizzata da Hong Kong in ricordo del massacro di Tian’anmen ha visto una partecipazione ridotta di quasi la metà. Circa 1500 persone – contro le 3000 dello scorso anno- hanno sfilato da Wanchai verso gli uffici di rappresentanza di Pechino nella regione amministrativa speciale. La marcia, insieme alla veglia del 4 giugno, viene organizzata ogni anno dal 1990 dall’Alleanza in supporto del movimento democratico patriottico. Ma le crescenti incomprensioni tra la vecchia guardia dei democratici e i gruppi studenteschi stanno portando ad un progressiva dispersione delle istanze democratiche.
Quest’anno per la prima volta i leader dell’Hong Kong Federation of Students hanno annunciato che non parteciperanno alla fiaccolata del 4 giugno. In particolare i più giovani non approvano «la costruzione di una Cina democratica», di cui non si sentono parte.