In Cina e Asia – Ucciso ostaggio canadese nelle Filippine

In by Simone

I titoli della rassegna di oggi:

– Ucciso ostaggio canadese nelle Filippine
– I guadagni dei militari col business dell’oppio in Myanmar
– Gay cinese denuncia l’ospedale che voleva «curare» la sua omosessualità
– Chiudono decine di fabbriche a tre giorni dall’apertura del parco Disney a Shanghai
– Giro di vite delle autorità bangladeshi: migliaia di arresti per combattere l’estremismo islamicoUcciso ostaggio canadese nelle Filippine

Robert Hall, cittadino canadese in ostaggio del gruppo islamista Abu Sayyaf, dopo più di nove mesi di sequestro è stato ucciso dai suoi rapitori. Hall era stato rapito lo scorso settembre assieme ad altri tre turisti stranieri nei pressi della cittadina di Davao. Per la liberazione dei quattro il commando aveva chiesto al governo canadese un riscatto milionario mai accordato «né ufficialmente né in via non ufficiale», seguendo la linea di non-trattativa coi terroristi adottata in genere dai paesi anglosassoni.

Nel mese di aprile Abu Sayyaf aveva ucciso John Ridsdel, sempre cittadino canadese, alla scadenza dell’ultimatum per la consegna del riscatto. Modalità identiche hanno portato alla morte di Robert Hall, confermata dalle autorità filippine e dal primo ministro canadese Justin Trudeau.

I guadagni dei militari col business dell’oppio in Myanmar

Il Myanmar è il secondo produttore di oppio al mondo, dopo l’Afghanistan. Un business illegale, in netta ascesa dal 2006, che coinvolge in maggioranza la popolazione rurale a ridosso dei confini tra Myanmar e Cina, Laos e Thailandia, il famigerato triangolo d’oro. La popolazione locale, incentivata alla coltivazione dell’oppio molto più redditizia di altre colture e, soprattutto, più resistente al clima, per anni ha lavorato in territori considerati «ribelli», zone di conflitto tra l’esercito regolare e le milizie etniche.

Ma, secondo uno studio della Soas, recentemente lo stesso esercito regolare sta espandendo la propria influenza nell’area mantenendo però la coltivazione «illegale» di oppio, usata a fini di controllo delle frontiere e della popolazione locale (si stima che solo nello Shan state birmano siano impiegate nella produzione di oppio 200mila famiglie).

Gay cinese denuncia l’ospedale che voleva «curare» la sua omosessualità

L’uomo, residente nella provincia dell’Henan, era stato «ospedalizzato» a forza dalla moglie e dalla famiglia della moglie, che aveva scoperto la sua omosessualità. Durante il ricovero gli era stata diagnosticato un «disturbo della sessualità», per il quale il paziente fu sottoposto all’uso di psicofarmaci e picchiato.

Ora l’uomo ha intenzione di citare in giudizio l’ospedale, chiedendo un risarcimento per le violenze subite senza motivo poiché, ai sensi di una sentenza dell’alta corte di Pechino, l’omosessualità in Cina non è più considerata una malattia.

Chiudono decine di fabbriche a tre giorni dall’apertura del parco Disney a Shanghai

Da giorni è in atto un’opera di sgombero e chiusura forzata di fabbriche nei pressi del nuovo mega luna park Disney di Shanghai, che aprirà i battenti giovedì prossimo. Il motivo: migliorare la qualità dell’aria nella zona ed evitare il rischio flop a causa dell’inquinamento.

Le autorità, riporta Associated Press, hanno risarcito gli abitanti delle zone limitrofe, che avranno sì una nuova casa – altrove – ma non sanno dove e che tipo di lavoro potranno trovare. Gran parte delle fabbriche sono infatti piccoli centri d’impiego da poche decine di persone. Secondo le ultime stime, più di 150 fabbriche sarebbero state chiuse, lasciando senza lavoro centinaia di persone.

Giro di vite delle autorità bangladeshi: migliaia di arresti per combattere l’estremismo islamico

Venerdì scorso la polizia bangladeshi ha iniziato una settimana di raid in tutto il paese prendendo di mira i sospetti / simpatizzanti delle sigle del terrorismo islamico locale, responsabili – secondo Dhaka – della serie di omicidi mirati che negli ultimi anni hanno colpito il Bangladesh, tradizionalmente un paese islamico moderato.

Ad oggi i fermati sarebbero più di seimila, tra cui almeno un centinaio di «militanti». L’operazione è stata criticata dall’opposizione, che ha accusato il governo di voler strumentalizzare la lotta al terrorismo per colpire membri del partito islamico conservatore Bangladesh Nationalist Party (Bnp).