In Cina e Asia – #TradeWar: L’impegno di Pechino vale 1 trilione di dollari

In Notizie Brevi by Redazione

L’impegno di Pechino nei negoziati con Washington vale più di 1 trilione di dollari. Lo ha riferito ieri a CNBC il segretario al Tesoro Steve Mnuchin, sottolineando come il meeting di Buenos Aires abbia sancito una svolta dopo anni di promesse non mantenute. Soprattutto considerato il coinvolgimento diretto del presidente Xi Jinping. La Cina si sarebbe detta pronta a rimuovere “immediatamente” le tariffe sulle auto americane e a permettere l’acquisizione di quote di maggioranza nelle società cinesi. Non solo. Stando all’economic adviser della Casa Bianca Larry Kudlow, le due parti sarebbero molto vicine a un accordo per fermare il furto di proprietà intellettuale e il trasferimento di tecnologia, vero nervo scoperto delle relazioni bilaterali. Ma la presenza del U.S. Trade Representative Robert Lighthizer a capo del team statunitense potrebbe complicare le cose.

Cina e Usa insieme contro le droghe sintetiche

Tra i punti di incontro raggiunti da Xi Jinping e Trump nell’ambito della traballante tregua commerciale spicca l’intesa sul controllo delle droghe sintetiche di cui la Cina è tra i primi esportatori al mondo. Nello specifico Pechino si è impegnato a inserire il fentanyl – un potente analgesico oppioide sintetico – tra le “sostanza controllate”, promettendo di infliggere a chi vende la sostanza negli Stati uniti “la pena massima secondo la legge cinese”. Da tempo Washington accusa Pechino di lassismo davanti al dilagare della droga, che nel solo 2017 ha provocato la morte per overdose di 29mila americani. Ma il problema è più insidioso del previsto considerata la facilità con cui i piccoli laboratori cinesi creano di continuo derivati ancora non presenti sulla blacklist delle autorità. Pochi giorni fa la cooperazione tra Cina e Usa ha portato all’arresto di 21 persone a Xingtai, nello Hebei.

Conferenza sul clima: Pechino è a un bivio

La Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP24), cominciata ieri a Katowice (Polonia), é un banco di prova per Pechino che, davanti al disimpegno americano, deve decidere se mantenere il ruolo guida della diplomazia climatica che si è guadagnata o fare marcia indietro. La dichiarazione congiunta rilasciata da Pechino alla vigilia del summit fa ben sperare. L’accordo di Parigi viene infatti definito “un processo irreversibile”.

Spionaggio popolare contro le star depravate

Il recente arresto per droga del cantante rock Chen Yufan ha riacceso i riflettori su un sistema di management popolare di epoca maoista. Secondo la polizia di Pechino la star sarebbe stata presa in custodia in un’abitazione privata dopo una segnalazione della comunità di quartiere. Negli ultimi anni, diverse città cinesi hanno rispolverato il vecchio sistema di controllo di massa, istituendo gruppi di quartiere formati perlopiù da volontari agée con spiccato senso civico. Utilizzato originariamente contro i “nemici di classe”, lo spionaggio grassroots era stato lodato da Xi Jinping nel 2003, quando ancora ricopriva il ruolo di segretario del partito del Zhejiang. Proprio in questi giorni il sistema compie i suoi 55 anni.

Maternità e business

Con la fine della politica del figlio unico, il mercato dei servizi assistenziali per le neo mamme sta vivendo un vero boom. Tra le categorie meno note si sta affermando la figura professionale della massaggiatrice, emersa in prima battuta nel 2008 all’indomani dello scandalo del latte contaminato. Nonostante molte donne abbiano problemi di allattamento, sono pochissime le strutture certificate a fornire assistenza. Un vuoto che è stato riempito da donne di mezza età e senza un’istruzione formale, disposte a fornire prestazioni a domicilio per 280 – 580 yuan ($ 41-84) a sessione. Il lavoro di una massaggiatrice è piuttosto semplice e redditizio: non c’è bisogno di fare orari estenuanti e nelle città di primo livello come Pechino e Shanghai può portare uno stipendio mensile fino a 20.000 yuan al mese. Ormai diverse aziende che forniscono servizi per la maternità hanno cominciato a organizzare corsi di formazione. Ma a causa della scarsa regolamentazione spesso i certificati rilasciati non hanno validità a livello nazionale, senza contare i rischi di infiammazioni che un massaggio fatto male può comportare.