In Cina e Asia – Pyongyang provoca, l’Onu risponde

In by Gabriele Battaglia

I titoli della rassegna asiatica di oggi (e buon anno della scimmia di fuoco!)

– Provocazione Corea del Nord: le conseguenze geopolitiche
– Gwadar, il «porto cinese» nel mezzo del Beluchistan pakistano
– Cina: la scimmia, il debito e la fuga di capitali
– In India un avvocato fa causa al dio Ram
– Dopo cinque mesi riapre il principale posto di confine indo-nepaleseProvocazione Corea del Nord: le conseguenze geopolitiche

L’Onu ha condannato il lancio del satellite/missile nordcoreano (ci vorrà tempo per appurare cosa sia stato realmente), ma quanto a decidere che misure prendere contro Pyongyang il fronte è diviso. Gli Usa e i loro alleati – particolarmente interessati Corea del Sud e Giappone – spingono per l’inasprimento delle sanzioni economiche, mentre Cina e Russia frenano e parlano della necessità di una risoluzione «pesante» che però punti a non destabilizzare la penisola coreana e alla denuclearizzazione di tutta l’area.

In questo momento, i problemi, per Pechino sono tre: aggravare la situazione economica di un paese in bancarotta e di fatto «parassita» (che vive solo di aiuti), potrebbe determinare un’emergenza profughi in grado di destabilizzare le aree di confine della Cina; d’altra parte, c’è il rischio che Usa e Corea del Sud si accordino per il dispiegamento del sistema missilistico Thaad che innervosisce sia Cina sia Russia; infine, c’è lo scacco simbolico, con il regime di Pyongyang che chiaramente provoca Pechino attuando il lancio del missile senza curarsi della contrarietà cinese e proprio mentre si svolge il capodanno lunare.
 

Gwadar, il «porto cinese» nel mezzo del Beluchistan pakistano

Gwadar è il porto meridionale pakistano da cui dovrebbe partire il cosiddetto corridoio economico Cina-Pakistan (CPEC). Pechino sta investendoci 46 miliardi di dollari e qualcuno parla già di una «nuova Shenzhen», in riferimento alla località da cui è partito il boom cinese.

Ma Gwadar è in Beluchistan, area insicura del Pakistan per via di un conflitto in corso che ha connotati sia religiosi sia separatisti, così l’esercito pakistano si mobilita per proteggere gli investimenti cinesi: la militarizzazione dell’area scontenta però i residenti, che non si sentono più a casa loro. Il che rischia di aumentare i problemi, invece di risolverli.
 

Cina: la scimmia, il debito e la fuga di capitali

Per il nuovo anno lunare (oggi si entra nell’anno della scimmia di fuoco, secondo il calendario lunare cinese) molti analisti economici identificano nell’enormità del debito cinese e nella fuga dei capitali i grandi problemi che possono portare a una vera e propria crisi. Sono problemi collegati: se i capitali fuggono, la Banca centrale deve continuare a iniettare liquidità nel sistema e il debito aumenta, proprio mentre la crescita economica è la più debole degli ultimi venticinque anni. Se il problema è reale, ci sono però diverse scuole di pensiero sia sulla gravità della situazione, sia su come risolverla.
 

In India un avvocato fa causa al dio Ram

L’avvocato indiano Chandan Kumar Singh ha recentemente lasciato a bocca aperta parecchi citando in giudizio il popolare dio del pantheon induista, Ram.
Singh ha detto alla Bbc che ha deciso di intraprendere la causa perché convinto che «Ram sia stato ingiusto verso sua (del dio, ndr) moglie Sita», e vuole quindi che un tribunale dello Stato orientale di Bihar «riconosca questo fatto».

Secondo l’avvocato, dal dio discendono le ingiustizie verso le donne. La Corte non è parsa convinta della sua tesi e ha respinto la causa dicendo che non si tratta di un «caso pratico». Alcuni suoi colleghi lo hanno poi accusato di «essere in cerca di pubblicità», e uno di loro gli ha perfino fatto causa per diffamazione.

Dopo cinque mesi riapre il principale posto di confine indo-nepalese

Il posto di confine Raxaul-Birgunj, dove passa più di due terzi del commercio transfrontaliero tra India e Nepal, sarebbe tornato in attività dopo un blocco di cinque mesi che ha ostacolato gravemente gli scambi tra i due paesi, risultando in enormi disagi per la popolazione nepalese già vessata dalle conseguenze del terremoto dello scorso anno.

Il flusso senza ostacoli dei veicoli ha avuto inizio nel pomeriggio di sabato, con la rimozione delle tende messe da settembre nella terra di nessuno dagli attivisti del United Democratic Madhesi Front (Udmf), un’organizzazione politica di stampo etnico che chiede più diritti e spazio nella costituzione del Nepal. Il governo nepalese ha fatto qualche concessione giudicata dall’Udmf insufficiente, ma i commercianti transfrontalieri avrebbero approfittato di una momentanea assenza dei mlitanti dalla zona di transito.
 

[Foto credit: Getty Images]