In Cina e Asia – Pechino strizza l’occhio a Washington e apre agli investimenti esteri

In Notizie Brevi by Alessandro Zadro

Mentre oggi a Washington si apre un nuovo fondamentale round di colloqui commerciali Cina-Usa, Pechino velocizza il processo di approvazione della nuova legge sugli investimenti esteri, introdotta in parlamento lo scorso 23 dicembre. La prima bozza – sottoposta ai commenti dell’opinione pubblica – vieta esplicitamente il trasferimento forzato di tecnologia, rafforza la tutela della proprietà intellettuale e fornisce una lista precisa dei settori preclusi ai capitali esteri. Tutte questioni in cima all’agenda dei negoziati in corso tra Washington e Pechino. Secondo la Xinhua la legge verrà votata durante la prossima Assemblea nazionale del popolo a marzo, accorciando notevolmente le usuali tempistiche della macchina legislativa cinese. Solo negli ultimi giorni, Pechino ha dato il semaforo verde a S&P, diventata la prima agenzia di rating internazionale a operare indipendentemente in Cina, mentre la britannica BT ha ricevuto l’approvazione per fornire servizi nel settore delle telecomunicazioni, fino a poco tempo fa off limit agli investimenti esteri.

Nuvole all’orizzonte per il piano infrastrutturale cinese in Malesia

Il Primo Ministro malese Mahatir Mohamed ha pubblicamente criticato il piano di collegamenti ferroviari del valore di miliardi di dollari voluto da Pechino. Secondo Mahatir, un progetto di questa portata indebiterebbe il paese per oltre 30 anni, rischiando di peggiorare notevolmente le condizioni di vita della popolazione. Dalla vittoria ottenuto lo scorso maggio, il governo di Mahatir è al lavoro sulla revisione di tutta una serie di progetti infrastrutturali che sarebbero la causa principale della crescita astronomica del debito nazionale. Il costo del progetto gestito dalla East Coast Rail Link dovrebbe toccare i 20 miliardi di dollari e, come affermato da Mahatir, “non è che il governo non voglia rispettare i propri impegni, ma semplicemente non dispone dei fondi sufficienti per poterlo fare”. Il progetto, non ancora ufficialmente bocciato dal governo malese, è simbolo di “coesione e mutuo rispetto” secondo Pechino e un passo indietro aprirebbe un precedente molto delicato. La costruzione di questo collegamento ferroviario della lunghezza di 688 km è un elemento chiave della BRI lanciata da Xi Jinping nel 2014 e unirebbe le coste occidentali della Malesia con le province rurali situate nell’est del paese. Il progetto, voluto dall’ex premier Najib Razak, potrebbe tuttavia rientrare nello scandalo legato alle vendite di obbligazioni del fondo strategico pubblico 1MDB, finito al centro di inchieste per riciclaggio e corruzione in diversi paesi.

Vendite di smartphone ai minimi dal 2013 in Cina

Le vendite di smartphone in Cina sono calate del 14% nel 2018. Sono stati venduti meno di 400 milioni di terminali lo scorso anno, la più bassa cifra dal 2013. Secondo Canalys, azienda specializzata nell’analisi dei trend tecnologici, il rallentamento della crescita economica in Cina e il conseguente ridimensionamento del potere d’acquisto dei consumatori cinesi sarebbero i due principali motivi del calo delle vendite. Il calo delle vendite dovrebbe continuare anche nel 2019 con una diminuzione del 3%. Si è appena concluso il settimo quadrimestre di vendite a ribasso nel settore degli smartphone e alcune case produttrici hanno cominciato a perdere terreno. Apple ha accusato il rallentamento economico del gigante asiatico per giustificare l’insoddisfacente vendita degli ultimi modelli di iPhone, mentre Xiaomi, brand cinese estremamente competitivo in termini di costi, ha ridimensionato le previsioni di crescita e ha registrato un calo delle vendite del 6%.

Le province cinesi ridimensionano gli obiettivi di crescita per il 2019

Le province cinesi stanno progressivamente ridimensionando gli obiettivi di crescita per il 2019 come conseguenza di un importante calo dell’export e dei consumi. Delle tre 30 province che hanno reso noti i target di crescita per il 2019, 23 hanno ridotto le aspettative rispetto ai dati del 2018. Il Guangdong e il Jiangsu, motori manifatturieri del paese e con i PIL più alti a livello nazionale, hanno ridotto le previsioni di crescita dal 7% al 6% – 6.5%. La situazione nelle due province prese in esame rispecchia la decisione del governo centrale di fissare il target di crescita economica nazionale al 6.5% nel 2019, un calo che segna l’ingresso della Cina in una fase di crescita “normale”. Sedici delle 30 province hanno centrato gli obiettivi di crescita nel 2018, incluse Pechino e Shanghai, le quali sono cresciute del 6.6%. Tianjin e Chongqing hanno invece mancato il target annuale, facendo registrare una crescita rispettivamente del 3.6% e del 6%. Il Xinjiang, recentemente sotto i riflettori per le criticate politiche di detenzione e rieducazione che hanno colpito più di un milione di cittadini Uiguri, ha ridotto la crescita del PIL dal 7% al 5.5%.

Un errore tecnico dietro all’oscuramento di Bing

Il blocco momentaneo del motore di ricerca Bing in Cina sarebbe dovuto ad un errore tecnico più che alla macchina di censura mossa da Pechino. Secondo Microsoft, proprietaria di Bing, da un punto di vista tecnico il blocco del sito presentava le caratteristiche tipiche riscontrare su altri siti bloccati dal governo ma, sulla base di testimonianze raccolte da Reuters, Microsoft non ha ricevuto alcun preavviso da parte del governo e il blocco sarebbe stato puramente di natura tecnica. Secondo Express VPN, fornitore di un servizio di rete privata virtuale (VPN) fondamentale per accedere a siti bloccati in Cina, il blocco di Bing non sarebbe stato causato da un malfunzionamento dei servizi di sistema dei nomi di dominio (DNS), una delle modalità di censura più frequenti applicate dal Great Firewall cinese, ma dal cosiddetto “black-holing”, un blocco della connessione a livello del fornitore di servizi internet (ISP). Secondo il presidente di Express VPN, ciò indicherebbe un blocco accidentale più che una chiara volontà di censura. Bing è da tempo l’unico motore di ricerca straniero accessibile in Cina, favorito dalla decisione di Microsoft di alterare i risultati di ricerca al fine di evitare argomenti ritenuti sensibili da Pechino.

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