In Cina e Asia – Pechino annuncia nuovo piano triennale tecnologico

In Notizie Brevi by Redazione

I titoli di oggi:

  • Pechino annuncia nuovo piano triennale tecnologico
  • Il no dei diplomatici britannici alle Olimpiadi cinesi
  • Funzionario della Pubblica sicurezza cinese entra nel comitato esecutivo dell’Interpol
  • Verso le aperture delle frontiere tra Hong Kong e la Cina
  • Nuovo focolaio di Covid: Shanghai cancella centinaia di voli
  • La Cina userà il nucleare per le sue missioni spaziali
  • L’ombra della Cina dietro le rivolte nelle Isole di Salomone

Il governo cinese ha annunciato un nuovo piano triennale per rinnovare il sistema scientifico e tecnologico nazionale, con l’obiettivo di garantire l’indipendenza del Paese nel settore e fare fronte alle rivalità con gli Usa. La Central Comprehensively Deepening Reforms Commission (中央全面深化改革委员会), un’agenzia guidata dal presidente cinese Xi Jinping, ha approvato il progetto per il periodo 2021-2023, volto a “vincere la dura battaglia” di perfezionamento del modo in cui la Cina gestisce le risorse e i progetti scientifici e tecnologici nazionali. Xi ha affermato durante l’incontro che l’obiettivo finale è creare un sistema istituzionale per “l’autosufficienza e l’auto-potenziamento nella tecnologia”, consolidando il processo di indipendenza dall’estero e investendo maggiormente nelle proprie capacità tecniche. Pur avendo raggiunto progressi sostanziali, Xi ha affermato che la Cina ha ancora “punti deboli e barriere istituzionali” che ne stanno rallentando il progresso del sistema tecnologico, inteso come una combinazione di politiche, regolamenti, istituzioni e personale relativi alla ricerca tecnologica. Per rafforzare il sistema, il governo sta attingendo a risorse provenienti sia dal settore pubblico che da quello privato da riversare in aree come l’intelligenza artificiale e l’informatica quantistica. E per quel che riguarda i semiconduttori, le autorità stanno incoraggiando gli istituti di ricerca statali e le imprese a coniugare gli sforzi per sviluppare le proprie tecnologie e ridurre la dipendenza dai fornitori stranieri. Il nuovo piano triennale è stato presentato dal vicepremier Liu He in un lungo articolo sul People’s Daily come un modello per garantire lo sviluppo del Paese e anche la sua stessa sopravvivenza. Liu ha anche affermato che la Cina deve fare affidamento sulla tecnologia per evitare la trappola del reddito medio. Il sistema scientifico e tecnologico cinese è stato originariamente preso in prestito dall’Unione Sovietica senza molto riguardo alla domanda del mercato e agli obiettivi nazionali. Ma il cambio di passo di Xi punta a rendere la ricerca tecnologica più orientata all’obiettivo e ai problemi del Paese.

Il no dei diplomatici britannici alle Olimpiadi cinesi

Il governo britannico non manderà alcun suo rappresentante alle Olimpiadi invernali di Pechino, che si terranno dal quattro al venti febbraio 2022 nella capitale cinese. Lo ha reso noto in aula ieri il leader della Camera dei comuni Jacob Rees-Mogg. “Non è stato comprato alcun biglietto”, ha assicurato laconicamente Rees-Mogg, euroscettico della prima ora e tra i capofila pro-Brexit della maggioranza dei conservatori rispondendo al collega di partito Iain Duncan Smith. Attuale co-presidente e fondatore dell’Ipac (Inter-Parliamentary Alliance on China) una rete internazionale di politici soprattutto di centrodestra non immuni da una certa sinofobia, Duncan Smith aveva appena veementemente denunciato il “dispotico” regime cinese per le sue nefandezze vecchie (Tibet, Hong Kong, Taiwan, la persecuzione degli liguri) come quelle più recenti, nella fattispecie il caso della tennista Peng Shuai, scomparsa dalla circolazione non solo digitale dopo aver denunciato episodi di molestie subite dall’ex vice premier Zhang Gaoli.

Verso le aperture delle frontiere tra Hong Kong e la Cina

Le frontiere tra Hong Kong e Cina potranno aprire presto e i viaggiatori potranno muoversi senza dover osservare un periodo di quarantena obbligatoria. La misura, a cui si è arrivati a seguito del secondo incontro sul lavoro anti-epidemico tra i funzionari della Cina continentale e quelli di Hong Kong che si è tenuto a Shenzhen, è possibile perché, secondo gli esperti, l’ex colonia britannica è riuscita sostanzialmente a soddisfare i requisiti di prevenzione e controllo della pandemia di Covid-19. In programma è prevista una riapertura graduale delle frontiere con determinate quote giornaliere degli ingressi, ma è ancora in discussione la cifra esatta dei viaggiatori in entrata e in uscita. Un lavoro enorme, quindi, e per coordinare i lavori di riapertura delle frontiere sarà istituita una squadra speciale. Il segretario capo di Hong Kong John Lee Ka-chiu, che ha partecipato all’incontro, ha affermato che l’ex colonia britannica deve comunque tenere alta l’attenzione sul controllo della pandemia in aree critiche, adottando diverse misure come il lancio di una nuova app per il codice sanitario prima che i viaggi senza quarantena possano riprendere. La segnalazione stamani di due casi della nuova variante africana potrebbe complicare ulteriormente le cose. Gli analisti cinesi hanno affermato che la ripresa dei viaggi senza quarantena tra la Cina continentale e Hong Kong è il primo passo per l’intero Paese per riaprire i suoi confini. Una misura a cui si potrebbe arrivare già il prossimo anno.

Funzionario della Pubblica sicurezza cinese entra nel comitato esecutivo dell’Interpol

Hu Binchen, vicedirettore generale del dipartimento per la cooperazione internazionale del ministero della Pubblica sicurezza cinese, si è assicurato un mandato di tre anni nel comitato esecutivo dell’Interpol. La nomina, avvenuta ieri per votazione segreta nel corso dell’assemblea generale a Istanbul, assegna a Hu uno dei posti vacanti per l’Asia; l’altro sarà occupato dall’indiano, Praveen Sinha, il direttore speciale dell’Ufficio di investigazione centrale (Cbi). La candidatura di Hu era stata fortemente osteggiata dai gruppi per la difesa dei diritti umani – nonchè  dall’Alleanza interparlamentare sulla Cina – nel timore di un eventuale uso improprio dei cosiddetti “avvisi rossi” (con cui l’Interpol segnala ai 181 paesi membri i ricercati altamente pericolosi) per perseguitare “le decine di migliaia di dissidenti hongkonghesi, uiguri, tibetani, taiwanesi e cinesi che vivono all’estero”. Sulla valutazione negativa pesa soprattutto il caso di Meng Hongwei, l’ex presidente dell’agenzia internazionale fatto sparire dalle autorità cinesi nel 2018 e poi condannato a 13 anni e sei mesi di carcere per corruzione.

Nuovo focolaio di Covid: Shanghai cancella centinaia di voli

Centinaia di voli cancellati, scuole chiuse e gruppi turistici sospesi. Sono le misure introdotte questa mattina dalla municipalità di Shanghai dopo la segnalazione di tre casi di Covid. Secondo le autorità sanitarie, la positività al virus è stata rilevata dopo un viaggio a Suzhou. Tutti e tre avevano terminato il ciclo vaccinale. Intanto, sei ospedali della città hanno interrotto i servizi per i pazienti esterni.

La Cina userà il nucleare per le sue missioni spaziali

Il nucleare entra nel programma spaziale cinese. La Cina sta sviluppando un potente reattore nucleare per le sue missioni sulla Luna e su Marte. Il reattore può generare un megawatt di energia elettrica che sarebbe 100 volte più potente di un dispositivo simile a quello che la Nasa prevede di utilizzare entro il 2030 per le spedizioni lunari. Il progetto, di cui non si conoscono i dettagli tecnici né la data di lancio, è stato avviato nel 2019 con un finanziamento del governo. Ma ci sono progressi che fanno pensare che manca poco alla sua attuazione: secondo due scienziati che hanno preso parte allo studio, è stata completata di recente la progettazione ingegneristica di un prototipo e sono stati costruiti alcuni componenti fondamentali per il reattore. Con l’ingresso dell’energia nucleare, non saranno quindi più necessari e fondamentali fonti come il carburante chimico e i pannelli solari. Ma persistono ancora diverse criticità. Una delle principali sfide per il reattore spaziale è la tecnologia di raffreddamento: solo una parte del calore generato dal reattore viene utilizzato per produrre elettricità, il resto deve dissiparsi rapidamente nello spazio per evitare una fusione. Per risolvere questo problema, il reattore utilizza una struttura pieghevole con l’obiettivo di aumentare la superficie totale dei radiatori per il calore di scarto. Questi però sono solo alcuni dettagli che emergono. E la segretezza che circonda la maggior parte dei programmi di reattori nucleari spaziali cinesi testimonia l’assenza di leggi che regolamentino un intervento governativo in caso di un incidente, come un guasto al raffreddamento in orbita o un incidente durante la fase di lancio.

L’ombra della Cina dietro le rivolte nelle Isole di Salomone

Nelle Isole Salomone, a est della Papua Nuova Guinea, una rivolta ha costretto il governo australiano a dispiegare più 100 poliziotti e personale delle forze di difesa per sedare la rivolta anti-governativa. I manifestanti sono scesi in piazza nella capitale, Honiara, nel tentativo di prendere d’assalto il parlamento e rovesciare il primo ministro, Manasseh Sogavare, dando fuoco ad alcuni edifici governativi. Una delle aree della città maggiormente coinvolte negli scontri è Chinatown, quartiere dove vive la comunità cinese. Canberra è scesa in campo in risposta a una richiesta di Sogavare, in base a un accordo firmato dai due paesi nel 2017, per cui l’Australia può inviare forze armate e personale civile nelle Isole Salomone, un paese di circa 600mila abitanti, nel caso di eventi che minacciano la sicurezza nazionale. I manifestanti, arrivati anche dalla vicina isola di Malaita, protestano contro le politiche economiche del governo, ma anche contro misure legate alla politica estera: una delle principali ragioni delle proteste sono infatti i rapporti sempre più stretti tra il governo centrale delle Isole Salomone e la Cina. Gli abitanti delle isole nel Pacifico si oppongono con forza alla decisione dell’esecutivo del 2019 di spostare la rappresentanza diplomatica da Taiwan alla Cina, avvicinandosi quindi a Pechino e voltando le spalle a Taipei dopo 36 anni di relazioni bilaterali. Le Isole Salomone, che prima di quell’anno erano uno tra i pochi paesi al mondo che aveva rapporti diplomatici con Taiwan, hanno deciso di unirsi ad altri paesi del Pacifico che hanno stretto i propri rapporti diplomatici con la Cina. Il cambio di passo ha però un prezzo. Secondo quanto riportato dall’Abc, Pechino avrebbe promesso aiuti finanziari per un valore di 500 milioni di dollari alle Isole Salomone, una delle nazioni più povere del Pacifico. L’episodio dei nostri giorni ha radici profonde. Già nel 2006, dopo l’elezione dell’allora primo ministro Snyder Rini, i manifestanti avevano saccheggiato e bruciato le imprese di proprietà cinese, perché si riteneva che il voto fosse stato influenzato dalla Cina. Pechino nel frattempo condanna le violente manifestazioni. Il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian, ha espresso “grave preoccupazione” e ha invitato il governo delle Isole Salomone “a prendere tutte le misure necessarie per tutelare la sicurezza dei cittadini e delle organizzazioni cinesi”.

A cura di Serena Console; ha collaborato Alessandra Colarizi