In Cina e Asia – Nove anni al primo manifestante condannato ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale

In Notizie Brevi by Redazione

Nove anni di carcere. E’ la pena comminata stamattina a Tong Ying-kit, il primo attivista hongkonghese processato ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale. Un paio di giorni fa, un collegio composto da tre giudici scelti dalla leader della città Carrie Lam lo aveva riconosciuto colpevole di terrorismo e atti di incitamento alla secessione. Tong era stato arrestato il 1 luglio 2020 per aver puntato con la sua moto tre poliziotti durante una manifestazione sventolando una bandiera con lo slogan “Liberate Hong Kong, rivoluzione dei nostri tempi”. Il caso del 24enne, a cui è stata negata la cauzione per un anno, viene considerato di importanza cruciale per la sopravvivenza dell’indipendenza giudiziaria e la libertà di espressione nella regione amministrativa speciale, tornata alla Cina con la formula “un paese due sistemi”. Di oggi la notizia dell’arresto di un 18enne perseguito per aver invitato su Facebook al boicottaggio di un centinaio di aziende colpevoli di aver pubblicato annunci pubblicitari su TVB, emittente considerata dai manifestanti pro-democrazia vicina alla polizia. Contestualmente le autorità locali hanno aperto un’indagine dopo che, durante la proiezione dei Giochi olimpici in un mall della città, i presenti hanno fischiato l’inno nazionale cinese, cantando “noi siamo Hong Kong”. [fonte SCMP AP, scmp, ]

Covid: il focolaio di Nanchino si propaga in 15 città

Un focolaio all’aeroporto di Nanchino, nella provincia del Jiangsu, ha provocato la diffusione dell’infezione da Covid-19 in altre 15 città, in poco più di una settimana. Con l’aumento dei contagi è scoppiato anche il dibattito sulla mala gestione della crisi sanitaria. La Commissione per l’ispezione disciplinare ha dichiarato che “le misure di prevenzione e controllo non sono state attuate in modo efficace”. Nove addetti alle pulizie impiegati nell’aeroporto erano risultati positivi durante un test di routine, il 20 luglio, ma a quel punto avevano già infettato altre persone. Le autorità ritengono che il contagio abbia avuto origine da un volo cargo internazionale, ma l’aeroporto non avrebbe fatto distinzioni tra il personale addetto all’area dei voli nazionali e quello per i voli internazionali. Mercoledì scorso si è tenuto in incontro tra funzionari del PCC dove era presente anche il segretario provinciale del partito Lou Qinjian. Secondo quanto riportato dai media ufficiali, i presenti hanno esortato le autorità locali a prendersi la responsabilità politica di prevenire la diffusione del Covid-19 da Nanchino ad altre città. [fonte SCMP]

Corte Suprema cinese: riconoscimento facciale solo con consenso

La Corte Suprema cinese ha emesso una sentenza fondamentale su uno dei temi più controversi del controllo sociale in Cina: l’uso di tecnologie per il riconoscimento facciale. La decisione stabilisce che chi svolge analisi di dati legati al tracciamento facciale, per scopi di lucro, debba ricevere il consenso da parte della persona interessata. Oltre a rappresentare una sentenza storica che ridefinisce il legame tra privacy e sorveglianza, si tratta di una decisione d’impatto anche per l’economia cinese. In un momento in cui gran parte delle attività commerciali era impegnata nell’installazione di telecamere per la digitalizzazione di prestazioni e operazioni logistiche, la Corte Suprema ha stravolto la situazione, senza neanche aspettare l’adozione della “GDPR cinese”. La Personal Information Protection Law (PIPL) è alla sua seconda bozza, mentre la terza e ultima verrà probabilmente approvata entro la fine dell’anno. La direttiva della Corte entrerà in vigore il 1° agosto, e segnerà una svolta per tribunali locali che saranno chiamati a giudicare di casi che coinvolgono il tema dei dati personali e del riconoscimento facciale. [fonte SCMP]

Onu: l’ETIM è ancora attivo in Afghanistan

Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, la sicurezza in Afghanistan è compromessa e rischia di deteriorarsi, anche a causa della permanenza di miliziani dell’ETIM. Il Movimento Islamico del Turkestan Orientale si è dimostrato ostile nei confronti di Pechino in passato, quando ha cercato di stabilire uno stato uiguro nella provincia cinese dello Xinjiang. Secondo il rapporto dell’ONU, la diaspora uigura in Turchia è diventata un’importante fonte di nuove reclute per la fazione siriana dell’ETIM, mentre ISIS e Al-Qaeda hanno ampliato le operazioni di reclutamento in Africa, dove la Cina ha ingenti interessi economici. La minaccia jihadista sembra colpire indirettamente Pechino su più fronti. Tuttavia, secondo Oliver Guitta della società di consulenza GlobalStrat, anche se questi gruppi pretendono di difendere i diritti dei musulmani in tutto il mondo, non hanno preso di mira la Cina, nonostante sia accusata di violenze contro gli uiguri. “Ci sono stati rapimenti sporadici di lavoratori cinesi [in Africa]” ha affermato “ma più da parte di banditi che di jihadisti”. Comunque queste milizie terroristiche hanno tutte le potenzialità per rappresentare una minaccia diretta a due core interests cinesi: sovranità e stabilità. [fonte SCMP]

Taiwan: Pechino punta a controllare i porti

A Pechino basterebbe un porto per conquistare Taiwan. È quanto sostengono gli analisti del Project 2049 Institute – organizzazione di ricerca che mira a promuovere “valori Americani” e interessi securitari statunitensi nell’Indo-Pacifico. Da uno studio pubblicato dall’Istituto emerge che la marina cinese non disporrebbe di navi a sufficienza per trasportare il numero necessario di truppe per una potenziale invasione. D’altra parte, anche se le avesse, le spiagge taiwanesi non sarebbero abbastanza ampie per poter completare con successo un’operazione del genere. Secondo Ian Easton, direttore Del Project 2049 Institute, il controllo di uno dei 10 porti principali di Taiwan è cruciale per il PLA. L’autore del rapporto sottolinea che negli ultimi anni si sono succedute una serie di acquisizioni aziendali di infrastrutture portuali da parte di fedelissimi del PCC. “Negli ultimi due decenni, il PCC ha istituito uffici di rappresentanza (…) ha investito in progetti di costruzione (…) e ha ottenuto l’accesso diretto ad [alcune] delle infrastrutture portuali di Taiwan” afferma Easton nel rapporto. Alcuni terminal realizzati da aziende di Pechino sono dotati di dispositivi intelligenti di controllo, comunicazione e sorveglianza. Così, secondo gli analisti statunitensi, gli operatori portuali di Taiwan fedeli a Pechino potrebbero fornire informazioni vitali al PLA per coordinare un’eventuale invasione. Stando al rapporto, il governo di Taipei dovrebbe limitare le acquisizioni aziendali e gli uffici di rappresentanza per ridurre le possibilità di un’aggressione cinese. [fonte Forbes]

Filippine: Duterte salva accordo militare con gli Usa

Il presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte, ha ufficializzato il ripristino del Visiting Forces Agreement, l’accordo che regola la presenza dei militari statunitensi nell’arcipelago. Lo ha annunciato oggi il ministero della Difesa filippino, confermando con sollievo di Washington l’ennesima inversione a U del presidente filippino. Nel gennaio 2020 Duterte aveva annunciato lo stralcio del trattato dopo che gli Usa avevano negato il visto d’ingresso a un senatore filippino suo alleato. Il VFA fornisce la cornice normativa per il periodico invio di migliaia di militari statunitensi nelle Filippine, in occasione di manovre ed esercitazioni congiunte. Come altri accordi  sottoscritti da Washington nella regione, ha  acquistato una maggiore importanza strategica in risposta alla crescente presenza militare di Pechino nel Mar Cinese Meridionale. L’annuncio del ripristino dell’accordo segue un incontro a porte chiuse tra il presidente Duterte e il segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin, in visita nel Sud-est asiatico. [fonte Bloomberg]

A cura di Agnese Ranaldi e Alessandra Colarizi