In Cina e Asia – Le proteste verdi di Wuhan risuonano a Hong Kong

In Notizie Brevi by Redazione

A fine giugno i residenti del distretto di Yangluo, a Wuhan hanno manifestato contro la costruzione del termovalorizzatore di Chenjiachong (il sesto nella zona), scontrandosi duramente con le forze dell’ordine, all’esterno degli uffici del governo provinciale. Quella di Wuhan è solo l’ultima manifestazione di malcontento della popolazione locale verso la costruzione di impianti per lo smaltimento dei rifiuti e la generazione di energia, scoppiate in varie parti del paese e tutte finite con un nulla di fatto. Con un costo previsto di 29 milioni di dollari e una capacità di smaltimento di 2000 tonnellate di rifiuti al giorno, l’impianto di Chenjiachong, fa parte di un progetto di più ampio respiro per creare un parco industriale basato sull’economia circolare nella zona. Le preoccupazione della popolazione, contenute in una lettera inviata alla municipalità, riguardano la mancanza di consultazione e di trasparenza nel progetto oltre alla vicinanza dell’impianto ai complessi residenziali, 800m conto 1,5km previsto dalle normative. A ricordare il potenziale destabilizzante delle “proteste verdi”, messaggi di sostegno a Wuhan sono circolati per le strade di Hong Kong, dove da giorni i manifestanti denunciano la crescente ingerenza cinese. Il rischio osmosi tra i dimostranti dell’ex colonia britannica e i cugini della mainland è ciò che più preoccupa Pechino. Da anni, infatti, il movimento ambientalista viene considerato l’incubatore per una coscienza democratica sotto il regime comunista [fonte: Los Angeles Times]

La moglie di Meng Hongwei fa causa all’Interpol

Grace Meng, la moglie dell’ex capo dell’Interpol incriminato in Cina per corruzione, ha fatto causa all’Organizzazione internazionale della polizia criminale presso la Corte permanente di arbitrato dell’Aia. Secondo i legali, la donna ha accusato l’agenzia di Lione di aver tentato di coprire il caso del marito e averle negato assistenza alla sua famiglia, rendendosi di fatto complice del governo cinese. La donna ha fatto richiesta di asilo alla Francia dopo aver ricevuto diverse minacce telefoniche ed è ora sotto la protezione delle autorità locali. Solo pochi giorni fa, Meng Hongwei ha confessato di aver intascato 2 milioni di dollari di tangenti durante i dodici anni in cui ha ricoperto diverse cariche politiche in Cina. Un caso che Miss Meng ritiene sia stato inscenato a causa delle velleità riformiste del marito. Ora la donna pretende una sentenza che determini ufficialmente la connivenza dell’Interpol, oltre ad una compensazione  [fonte: Scmp]

Almeno 100 dipendenti Huawei hanno un passato nell’esercito o nell’intelligence cinese

Non si placa la girandola di voci sulla presunta liaison tra Huawei e l’esercito cinese (PLA). La “pistola fumante” sarebbe da rintracciare nel percorso formativo degli attuali dipendenti a vari livelli dell’azienda. Lo dimostra una ricerca condotta da Christopher Balding della Fulbright University Vietnam che – indagando sulla struttura societaria di Huawei – ha scoperto che almeno 100 persone hanno legami con l’intelligence o le forze armate cinesi. Undici si sono formati presso l’Information Engineering University, prestigiosa accademica militare consiederata il fiore all’occhiello nella guerra dell’informazione. Altri hanno lavorato come agenti del Ministero della Sicurezza dello Stato, il dicastero che supervisiona i servizi segreti cinesi. Nello specifico viene identificato un dipendente che si descrive come un “rappresentante” dell’MSS e afferma di aver lavorato per “costruire capacità di intercettazione legale in apparecchiature Huawei”. Mentre la sovrapposizione tra cariche civili e militari non è insolita nemmeno in Occidente, gli analisti puntano il dito contro il tentativo con cui l’azienda avrebbe cercato di insabbiare il passato dei propri dipendenti [fonte: Telegraph]

Parte la raccolta differenziata a Shanghai 

Parte la raccolta differenziata a Shanghai. Dal 1 luglio, i circa 24 milioni di residenti dell’area urbana shanghaiese dovranno differenziare la propria immondizia e raccoglierla in appositi cestini e in determinati giorni della settimana, pena multe dai 50 ai 200 RMB. In linea con il concetto di civiltà ecologica propagandato dal partito, la raccolta differenziata, si pone come soluzione all’ormai eccessiva pressione sugli inceneritori e sulle discariche locali. Shanghai ha prodotto quotidianamente nel solo 2018, 26000 tonnellate di rifiuti al giorno. Dopo pochi giorni, è però già polemica, molti lamentano che non sia stato spiegato chiaramente la differenza tra rifiuti umidi e secchi e testimonianze video e fotografiche denunciano le prime violazioni. Le fronde di volontari di quartiere si mobilitano per assicurare che tutto si svolga con regolarità e si fa ricorso alla responsabilità civica dei cittadini. Quello che accadrà da qui in avanti a Shanghai servirà da apripista per altre 46 città cinesi che entro il 2020 dovranno implementare sistemi di raccolta differenziata simili [fonte: China Dialogue]

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