In Cina e Asia – La diplomazia degli affari di Xi

In by Gabriele Battaglia

Xi Jinping in America si rivolge a un gruppo di uomini d’affari statunitensi per concludere affari importanti. Corruzione anche nello sport e nel comitato olimpico del 2008. Le indagini continuano sulle esplosioni di Tianjin. Riforma del mercato del lavoro anche in Corea del Sud. Un memoriale per le comfort women a San Francisco, tra le proteste giapponesi. Il primo ministro indiano nuovamente negli Stati Uniti. CINA – La diplomazia degli affari

“Apriti sesamo!” Una volta che abbiamo aperto le porte non le chiuderemo. Così il presidente cinese Xi Jinping, di fronte a un gruppo di uomini di affari che valeva insieme tremila miliardi di dollari. C’erano tutti da Warren Buffett a Tim Cook. Nel frattempo al presidente, che ha al seguito diversi e importanti imprenditori cinesi, si riconosce la chiusura dell’accordo da 38 miliardi di dollari con Boeing. Stasera sarà a cena con il presidente Barak Obama e si avrà conto anche del peso politico di questo incontro.

CINA – Corruzione nello sport

L’ex vice ministro dello sport, parte anche del comitato olimpico per l’evento del 2008, è imputato per corruzione e abuso di potere. Xiao Tian avrebbe abusato della sa posizione per facilitare la carriera della moglie, prendere mazzette e farsi fare favori da aziende private. Avrebbe anche cercato di favorire alcuni sport per favorire alcune aziende, si legge sul comunicato della Commissione disciplinare interna al Partito. Wang Qishan, lo sceriffo su cui fa affidamento Xi Jinping per la sua mastodontica ora a capo della commissione, all’epoca era il sindaco di Pechino. Diverse foto lo ritraggono sorridente assieme a Xiao Tian.

CINA – Tianjin: corruzione e compensazioni

Non sarebbe dovuto accadere. Lo scoppio del magazzino di una fabbrica nel porto di Tianjin che lo scorso agosto ha causato 165 morti e l’evacuazione di un’area di 3 km di raggio è dovuto alla corruzione e ai cattivi comportamenti dei funzionari preposti. L’ha detto lo stesso premier Li Keqiang che ha aggiunto: “dobbiamo punire chi va punito e licenziare chi va licenziato. Il sangue non deve scorrere in vano”. L’annuncio, a oltre un mese dalle tragiche esplosioni, è coinciso con l’approvazione del piano di compensazioni da parte del governo locale. Ma per le vittime le cifre offorte non sono abbastanza.

COREA DEL SUD – Jobs Act alla sudcoreana

Anche la Corea del Sud è alle prese con la riforma del mercato del lavoro. I grandi conglomerati che hanno guidato la crescita del Paese negli ultimi decenni spingono per maggiore flessibilità. E in tale direzione sembra voler andare la riforma che il governo della presidentessa Park Geu-hye mira a portare a casa e entro dicembre. I contenuti comprendono una maggiore libertà di licenziamento e salari legati alle prestazioni. Misure che andrebbero a minare il patto sociale siglato con i sindacati durante gli anni Novanta, ma visto come un ostacolo allo sviluppo di un’economia maggiormente basata sui servizi.

GIAPPONE – Un memoriale per le comfort women. A San Francisco

La città di San Francisco ha votato all’unanimità sulla costruzione di un monumento a ricordo delle comfort women, le donne rapite e costrette alla prostituzione dall’esercito giapponese durante la seconda guerra mondiale. Secondo gli storici oltre 20mila donne — in gran parte coreane, ma anche europee — sarebbero state impiegate nelle case di piacere dell’esercito imperiale. In Giappone però non mancano i politici negazionisti . Tra questi c’è Toru Hashimoto, sindaco nazionalista di Osaka — città gemellata con San Francisco — che da anni si oppone alla costruzione del memoriale.

INDIA – Modi in Usa, il ritorno

A poco meno di un anno dall’ultima visita negli Stati Uniti, il premier indiano Narendra Modi torna oltreoceano in una cinque giorni fitta di appuntamenti. Tra New York e la California, Modi presenzierà a meeting dell’Onu su ambiente e sostenibilità, la riunione delle Nazioni Unite per l’adozione degli obiettivi post 2015, un incontro bilaterale con Barack Obama e, soprattutto, faccia a faccia coi principali CEO della Silicon Valley, da Mark Zuckerberg (Facebook), Tim Cook (Apple), Sundar Pichai (Google, nuovo CEO di origini indiane). La visita rientra nella politicia diplomatica di Modi, che si sta sforzando di proiettare l’India tra le potenze mondiali, alla ricerca di investimenti per la campagna Make in India e spingendo per una riforma del Consiglio di sicurezza dell’Onu, che l’India vorrebbe più largo e con un seggio permanente per sé.