In Cina e Asia – La Cina punta all’apertura delle frontiere grazie ai certificati sanitari digitali

In Economia, Politica e Società, Notizie Brevi, Relazioni Internazionali by Sabrina Moles

Domenica il ministro degli esteri Wang Yi ha annunciato che Pechino sta lavorando alla creazione di un sistema di certificati sanitari per far ripartire i viaggi internazionali. Secondo quanto detto dal ministro vi sarebbero già altri paesi coinvolti nel progetto, sebbene non abbia rivelato quali. Questa novità – che dovrebbe fornire uno storico di tamponi negativi e la vaccinazione contro il Covid-19 – potrebbe addirittura sollevare gli individui dall’obbligo della quarantena di 14 giorni e rendere più semplice le procedure di ingresso dei viaggiatori in arrivo dall’estero, ha detto Zhu Zhengfu, membro della Conferenza consultiva politica del popolo cinese (CPPCC). Si era già parlato di allentamenti delle restrizioni di viaggio grazie a un sistema di tracciamento lo scorso novembre, e ad oggi la Cina è tra i paesi meno accessibili dall’estero. A preoccupare è l’effettivo andamento della campagna vaccinale, che il governo mira ad accelerare fino a coprire il 40% della popolazione entro giugno. Inoltre, l’OMS avverte sui rischi di trasmissione anche dopo il vaccino, mentre altri esperti sollevano dubbi sui rischi per la privacy associati a queste proposte di “passaporti per i vaccini”. [Fonte: Sixth Tone]

La Cina è lontana dall’essere una “potenza manifatturiera”

Ancora trent’anni al traguardo: è quanto emerge da un articolo pubblicato dalla BBC sull’evoluzione della manifattura cinese, che mancherebbe ancora delle basi e dell’autonomia per diventare una grande potenza del settore. Ad influire sul processo di crescita sarebbero soprattutto un’eccessiva dipendenza dalle tecnologie statunitensi ed un troppo rapido tramonto dell’industria per fare spazio ad altri settori produttivi. “Le tecnologie fondamentali sono in mano ad altri e la Cina rischia di venire colpita alla gola” – avverte Miao Wei, ministro dell’Industria e dell’Information Technology per un decennio e oggi membro della Conferenza consultiva politica del popolo cinese (CPPCC). Nel nuovo piano quinquennale Pechino punta ad accelerare lo sviluppo delle tecnologie avanzate, dai semiconduttori all’intelligenza artificiale, anche in risposta alle restrizioni causate dalla guerra commerciale con gli USA. [Fonte: BBC]

Più investimenti per l’esercito cinese, se vuole sopravvivere agli USA

La Cina deve aumentare la spesa militare per prepararsi alla “trappola di Tucidide” – termine che definisce lo scontro inevitabile tra una grande potenza in declino contro un’altra emergente. È quanto si evince dalle parole di Xu Qiliang, secondo in comando all’Esercito Popolare di Liberazione (PLA) dopo il presidente Xi Jinping. “L’esercito ha bisogno di fare progressi nel metodo di combattimento e modernizzarsi” ha aggiunto: la Cina è pronta a diventare una potenza mondiale, e per farlo dovrà dimostrarlo anche attraverso i propri asset militari. L’espressione “trappola di Tucidide” si è diffusa ampiamente nel mondo accademico occidentale che osserva le evoluzioni nel rapporto tra Stati Uniti e Cina, ma sono stati in pochi a riprendere questa espressione in Cina, proprio perché allude a uno scontro diretto e inevitabile. Lo stesso presidente cinese ripete spesso che il paragone è sbagliato e rischia di creare incomprensioni e contrasti. I commenti di Xu rivelano però un crescente pessimismo nel Partito nei confronti della nuova amministrazione Biden. Nel frattempo, infatti, il nuovo segretario alla difesa USA Lloyd Austin ha detto in sede NATO che la Cina è una sfida importante mentre William Burns della Central Intelligence Agency ha parlato della concorrenza con la Cina come chiave per la sicurezza degli Stati Uniti. [Fonte: SCMP]

Arrestato il leader dei rider cinesi

Il 25 febbraio è stato arrestato Xiong Yan, pseudonimo del rider e dissidente che si batteva per i diritti dei lavoratori del settore food delivery. L’uomo pubblicava regolarmente video che testimoniavano gli abusi nei confronti dei rider, dal taglio dei salari a causa di tempistiche irrealistiche da rispettare fino ai numerosi incidenti stradali e la mancanza di tutele. In particolare, Xiong inneggiava allo sciopero come forma di boicottaggio di un sistema sempre più opprimente, che costringe i lavoratori a mettere a rischio la propria vita e la propria salute per avere uno stipendio sufficiente. Sarebbero almeno 14 i gruppi WeChat attraverso i quali i corrieri comunicavano e rimanevano aggiornati sugli sviluppi degli scioperi grazie a Xiong. Il 1° marzo i rider della piattaforma Meituan hanno scioperato contro la diminuzione dei salati a Shenzhen e Tongxiang, mentre nella giornata di ieri sono esplose le lamentele dei clienti su Weibo, fattore che lascerebbe trapelare uno sciopero del personale durante la giornata dell’8 marzo. Secondo quanto riportato dal China Labour Bullettin, cresce il numero di scioperi tra i lavoratori del settore, che solo tra il 2018 e il 2019 ha visto quadruplicare le proteste dei lavoratori. In Cina esiste solo un sindacato “di facciata”, che ha promesso di inserire le richieste dei lavoratori nella lista delle priorità. Ma ad oggi non è stato ancora fatto nulla per contenere il monopolio delle grandi piattaforme che ha generato la competizione al ribasso complice delle condizioni attuali dei lavoratori. [Fonte: China Labour Bullettin]

 Myanmar: crescono le tensioni tra golpisti e manifestanti

Un altro giorno di sangue: lunedì almeno tre persone hanno perso la vita durante gli scontri tra manifestanti ed esercito, mentre centinaia di persone sono state rilasciate solo questa mattina dopo ore di accerchiamento in un quartiere di Yangon. Sono migliaia le persone che continuano a scendere in piazza ogni giorno, sfidando il coprifuoco notturno e i divieti anti-assembramento. Il Tatmadaw ha rimosso il rappresentante del Myanmar presso le Nazioni Unite che aveva dimostrato vicinanza ai manifestanti. Ma fino ad oggi l’ONU continua a rifiutare la richiesta, mentre l’esercito prende il controllo di aziende e ospedali. Nel frattempo, c’è del movimento nella regione: l’Indonesia sta cercando di porsi come mediatore e portavoce dell’ASEAN per trovare una soluzione alla situazione birmana. Il South China Morning Post recupera un precedente del cosiddetto “attivismo diplomatico” indonesiano, la Cambogia del post-regime dei Khmer Rossi, per suffragare le ambizioni di Jakarta di porsi in una posizione di rilievo e alternativa a Stati Uniti e Cina. Anche la Malaysia fa un passo avanti, concedendo alle organizzazioni internazionali dei diritti umani di contestare il rimpatrio forzato dei cittadini birmani del 23 febbraio, pur continuando a rigettare le accuse di aver incluso dei rifugiati nel gruppo. [Fonti: Reuters, Reuters, SCMP]

USA e Corea del Sud firmano un accordo sui costi delle forze armate nella penisola

Washington e Seoul hanno appena firmato un accordo che fino al 2025 garantirà la divisione delle spese per il mantenimento delle truppe statunitensi nel paese. Indiscrezioni parlano di un “significativo aumento” dei contributi sudcoreani, e risolve una disputa in corso da anni che stava erodendo il rapporto tra i due paesi. La conferma arriva un mese dopo la firma di un accordo simile con il Giappone. I negoziati sono avvenuti in presenza per la prima volta dall’inizio della pandemia e fa parte di una serie di iniziative avviate dall’amministrazione Biden per riallacciare i rapporti diplomatici con gli alleati della regione. Nel 2019, infatti, Donald Trump aveva rotto con la tradizionale ripartizione (che prevedeva contributi da Seoul tra il 30% e il 50% nei confronti del solo personale coreano delle basi americane) chiedendo una maggiorazione di cinque volte la somma investita dall’alleato asiatico. Seoul aveva risposto rifiutando la proposta, decisione che aveva bloccato i negoziati e portato al licenziamento di 9 mila lavoratori coreani. [Fonte: WSJ]

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