In Cina e Asia – Hong Kong marcia a sostegno dei librai, Pechino censura

In by Gabriele Battaglia

I titoli della rassegna di oggi:

– Hong Kong marcia in sostegno ai librai, Pechino censura
– Xi in Serbia per rafforzare la Nuova via della Seta
– Arrestato il capo di Wukan alla vigilia di nuove proteste 
– Prestiti agevolati in cambio di foto osé 
– Giappone: in 50mila contro basi americane a OkinawaHong Kong marcia in sostegno ai librai, Pechino censura

In migliaia hanno marciato da Causeway Bay verso il China Liaison Office per manifestare contro l’ingerenza di Pechino nell’ex colonia britannica e dimostrare il loro sostegno al libraio Lam Wing Kee, autore di una clamorosa testimonianza sul caso della casa editrice Mighty Current, nota per i suo libri scandalistici sui leader cinesi. «Hong Kong è alla fine. Vogliamo la nostra libertà», hanno cantato i manifestanti in cantonese, il dialetto della Cina del sud che gli hongkonghesi considerano la lingua ufficiale della regione amministrativa speciale.

Intanto nella mainland le rivelazioni di Lam sono state opportunamente rimosse dal web, compreso un editoriale del Global Times in cui la storia veniva raccontata in chiave filocinese. Secondo il sito Fei Chang Dao, i risultati collegati al nome di Lam risultano bloccati anche su Baidu e Weibo. 

Quella dei librai di Hong Kong rimane una storia dai contorni poco chiari. Nel weekend diverse persone, compresi i colleghi di Lam hanno smentito il suo racconto – in cui veniva fatto riferimento all’utilizzo da parte di Pechino di un «corpo speciale» incaricato di gestire dossier di alto profilo – definendolo un «bugiardo».
Lunedì, esprimendosi per la prima volta sul caso, il leader di Hong Kong ha annunciato le prossime mosse del governo locale: scrivere una lettera alle autorità cinesi, rivedere i meccanismi di notifica riguardo la detenzione di cittadini hongkonghesi nel continente e, nel caso, inviare funzionari per seguire la questione da vicino.

Xi in Serbia per rafforzare la Nuova via della Seta

Con la visita di Xi Jinping in Serbia – prima tappa di una trasferta che copre anche Polonia e Uzbekistan – le relazioni tra le due parti raggiungono lo status di partnership strategica. 21 gli accordi e i memorandum d’intesa siglati nei comparti dell’energia, della tecnologia, passando per la finanza e i media.

I Balcani costituiscono un’area particolarmente importante per il progetto della Nuova Via della Seta, che connette l’estremo Oriente all’Europa passando per l’Africa. Sino ad oggi nel Paese Pechino ha costruito un ponte sul Danubio, ha resuscitato un’acciaieria morente e si è impegnato a costruire una ferrovia per connettere Budapest a Belgrado.

Xi Jinping ha inoltre espresso un suo sostegno ad un ingresso della Serbia nell’Ue; nel 2009 Belgrado ha presentato domanda per aderire al blocco dopo l’isolamento seguito alla guerra del Kosovo. Lo shopping cinese nell’industria dell’acciaio di un paese candidato all’Ue viene visto con preoccupazione da parte dei produttori europei, che temono la concorrenza sleale dei colossi statali cinesi. Questo non sembra comunque adombrare collaborazioni future nel settore petrolchimico e del rame. In risposta alla generosità di Pechino, Belgrado si è detto favorevole ad una risoluzione dei contenziosi nel Mar cinese meridionale su base bilaterale, come piace al Dragone.

Arrestato il capo di Wukan alla vigilia di nuove proteste

Nella notte tra venerdì e sabato, le autorità di Lufeng hanno arrestato Lin Zuluan, il capo di Wukan, il villaggio balzato alle cronache internazionali sulla scia delle proteste inscenate dai residenti nel 2011 contro le requisizioni forzate dei terreni. Lin è stato portato via dalla polizia con l’accusa di corruzione, mentre un altro membro della comunità, Zhang Jianxing, è stato messo sotto stretta sorveglianza in seguito alle pressioni delle autorità. Nella giornata di domenica la polizia ha pattugliato l’area per controllare i movimenti di «agitatori e giornalisti»

Oltre 2000 persone hanno protestato domenica tallonate da vicino dalla polizia antisommossa, mentre il Global Times lunedì ha avvertito che «le dispute sulla proprietà della terra non possono essere risolte semplicemente con mezzi democratici».

Cinque anni fa, l’insurrezione di Wukan era stata risolta brillantemente dall’allora segretario del partito del Guangdong, che aveva concesso alla popolazione locale di tenere elezioni democratiche per selezionare la leadership di villaggio. Ma tutt’oggi la risoluzione del problema del land grabbing sembra ancora lontana e Lin e compagni si apprestavano a organizzare nuove proteste nei prossimi giorni. Uno smacco per il capo del Partito provinciale Hu Chunhua, considerato una stella nascente nel firmamento del Pcc e ritenuto fino a qualche tempo fa un possibile successore di Xi Jinping alla presidenza della Repubblica popolare.

Prestiti agevolati in cambio di foto osé 

Le nuove frontiere del credito ombra si fanno sempre più controverse. Secondo i media di stato, su alcuni siti come Jiedaibao gestito dalla società di private equity JD Capital -dove ci si presta soldi tra amici e conoscenti – è possibile ottenere somme fino a cinque volte superiori il normale se si è disposti a offrire come collaterale foto senza veli. Le vittime del raggiro sono perlopiù studentesse universitarie con scarse conoscenze di finanza e intenzionate ad avviare attività imprenditoriali.
Nel caso di inesigibilità, il creditore minaccia la debitrice di mettere in circolazione le foto osé.

Lo scorso agosto Jiedaibao ha raccolto 2 miliardi di finanziamenti, una cifra record per la finanza online. Sebbene la società stia conducendo delle indagini in coordinamento con la polizia, un rappresentate ha dichiarato che Jiedaibao non è responsabile per quanto riguarda gli accordi privati tra le parti sui collaterali. Negli ultimi tempi, in Cina, la finanza online è finita più volte sui giornali per via di truffe e pratiche poco trasparenti. A maggio il governo cinese ha approvato nuove misure per regolamentare più severamente le piattaforme di social lending.

Giappone: in 50mila contro basi americane a Okinawa

Domenica, a Naha, la capitale dell’isola di Okinawa, oltre 50mila hanno inscenato «la più grande protesta antiamericana da due decenni a questa parte». Ad aver innescato la reazione della popolazione locale, lo stupro e l’uccisione di una turista giapponese da parte di un marine americano impiegato presso la base di Camp Schwab. Analoghi raduni si sono tenuti contemporaneamente a Tokyo, Sapporo e Nagoya.

Le truppe statunitensi di stanza sulla principale delle isole Ryukyu, restituita alla sovranità giapponese solo nel 1972, hanno una lunga storia di reati che hanno suscitato le proteste della popolazione locale, più volte scesa in piazza per chiedere lo smantellamento della base. Nel 1995 lo stupro di una ragazzina 12 anni da parte di tre soldati, spinse Tokyo e Washington a concordare il trasferimento della controversa base militare di Futenma, situata nella città di Ginowan, in una zona meno densamente popolata a nord dell’isola, presso il villaggio di Henoko. Ma i residenti locali, compreso il governatore di Okinawa, spingono per una ricollocazione della base fuori dall’isola.