In Cina e Asia – Gli asiatici nei Panama Papers

In by Simone

I titoli della rassegna di oggi:

– Gli asiatici nei Panama Papers
– Contrastare i cambiamenti climatici per combattere l’inquinamento
– La Cina impone tariffe al 46 per cento per l’import di acciaio
– Per rilanciare i consumi interni la Cina aumenterà le tasse sull’e-commerce
– Ora per la Corea del Nord la Cina è uno «stato nemico»
– Foxconn si è comprata la giapponese Sharp
-L’India di Modi corteggia l’Arabia SauditaGli asiatici nei Panama Papers

Nei Panama Papers, i documenti segreti pubblicati domenica dal consorzio internazionale di giornalisti Icij sulle fortune offshore di politici, vip e sportivi di 200 paesi diversi, compaiono anche i famigliari di almeno otto membri o ex membri del Politburo, l’organismo che supervisiona il Pcc. Compresi il cognato di Xi Jinping, la figlia dell’ex premier Li Peng, la nipote dell’ex numero 4 del Pcc, Jia Qinglin, e il socio di Bo Xilai, l’architetto Patrick Henri Devillers.

Rimanendo in Asia, spiccano i nomi dei tre figli del premier pachistano, Nawaz Sharif, e uno dei rampolli del primo ministro malese, Najib Abdul Razak. Sebbene la maggior parte dei servizi offerti dall’industria dell’offshore sia perfettamente legale se usata nel rispetto delle leggi e dichiarata al fisco, i documenti esaminati dall’Icij mostrano che banche e studi legali non avrebbero seguito le norme che permettono di individuare i clienti coinvolti in attività illegali.

Contrastare i cambiamenti climatici per combattere l’inquinamento

Il metodo più efficace per risolvere il problema della scarsità delle risorse, limitare l’inquinamento e contrastare i cambiamenti climatici? Liu Zhenya, presidente di State Grid, la più grande società elettrica al mondo con sede a Pechino, non ha dubbi: bisogna costruire una rete elettrica globale in grado di sfruttare il vento artico e la luce solare dell’Equatore.

Se tutto andrà come da programma, il progetto dovrebbe essere completato per il 2050, quando a pieno regime il sistema genererà migliaia di terawattore all’anno. Costo complessivo: 50 trilioni di dollari.

La Cina impone tariffe al 46 per cento per l’import di acciaio

Cina e Gran Bretagna affronteranno insieme il problema della sovrapproduzione delle acciaierie. Lo ha dichiarato il premier David Cameron alla stampa, individuando nel prossimo G20 (che si terrà a settembre a Hangzhou) una piattaforma ideale per discutere la questione. Proprio venerdì Pechino ha annunciato l’imposizione di tariffe del 46 per cento sulle importazioni di alcuni tipi di acciaio da Corea del Sud, Ue e Giappone, compreso un tipo prodotto nel Galles dall’indiana Tata Steel, in procinto di lasciare il Regno Unito in parte a causa delle reticenza dimostrata da Londra nell’imporre tariffe più consistenti sull’import cinese.

Per rilanciare i consumi interni la Cina aumenterà le tasse sull’e-commerce

Dall’8 aprile la Cina incrementerà le tasse sui beni importati via internet o attraverso il sistema dei daigou, privati cittadini che dopo aver comprato le merci all’estero le rivendono sottobanco in patria. Questo sopratutto per tentare di incrementare le entrate fiscali e rilanciare i consumi interni, vero zoccolo duro del «new normal», la ricetta economica lanciata dalla leadership per sostenere la crescita nonostante la frenato di export e investimenti. La stretta arriva in risposta ai dati che vedono il consumo del lusso nella Cina continentale in calo del 2 per cento nel 2015.

Ora per la Corea del Nord la Cina è uno «stato nemico»

Un documento emesso dal Partito dei lavoratori della Corea del Nord inserisce la Cina nel novero degli «stati nemici» (insieme a Giappone, Usa e Corea del Sud), alludendo ad una minaccia nucleare in risposta a quello che Pyongyang reputa un tradimento dei «valori socialisti». Vale a dire l’impegno dimostrato da Pechino nell’implementazione dell’ultima tornata di sanzioni imposte dal Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Come spesso avviene, trattandosi di cose nordcoreane, l’autenticità del documento – ottenuto dal DailyNK – è dubbia e non è verificabile.

Foxconn si è comprata la giapponese Sharp

Sabato è stato concluso il sofferto accordo che sancisce l’acquisizione del 66 per cento delle quote della giapponese Sharp da parte della Foxconn, l’azienda taiwanese che produce componentistica per Apple e altri grandi nomi. Valore finale dell’accordo: 389 miliardi di yen, 100 miliardi in meno rispetto a quanto precedentemente stabilito a febbraio. Dopo 4 anni di trattative, Sharp‬ diventa così il primo colosso giapponese dell’elettronica ad essere controllato da un gruppo straniero. Uno smacco non da poco per il ‪Japan Inc‬., soprattutto considerato che il gruppo in questione ha stretti legami con la ‪‎Cina‬ continentale

Pechino valuta una nuova legge sulla sicurezza nucleare

Pechino sta valutando seriamente l’introduzione di una nuova legge sulla sicurezza nucleare, ha dichiarato al China Daily il responsabile del comitato incaricato di redigere la bozza. Un’esigenza diventata più pressante alla luce degli sforzi messi in atto da Pechino per esportare la propria tecnologia e fare del nucleare un pilastro della rivoluzione «verde» intrapresa in patria. Sul problema sicurezza si sono soffermati anche Xi Jinping e Obama durante il loro incontro a margine del Nuclear Security Summit, tenutosi a Washington nei giorni scorsi.

L’India di Modi corteggia l’Arabia Saudita

Il premier indiano Narendra Modi corteggia la petrocrazia saudita con una visita di due giorni in cui spera di facilitare l’accesso delle aziende indiane ai progetti energetici ed infrastrutturali che Riyadh ha in cantiere per i prossimi 5 anni. La trasferta si è conclusa domenica con la firma di 5 memorandum d’intesa sullo scambio d’intelligence relativo a reati finanziari, terrorismo e cooperazione sul lavoro.

Negli ultimi 20 anni, i due paesi hanno coltivato stretti legami, anche per via della corposa diaspora indiana, che rappresenta la comunità straniera più consistente del Regno mediorientale. In agenda la lotta al radicalismo islamico e le relazioni con il Pakistan, alleato di Riyadh e ai ferri corti con New Delhi che lo accusa, tra le altre cose, di minare la propria sicurezza nazionale offrendo riparo al terrorismo islamico.