In Cina e Asia – Dalai Lama a Washington, Pechino attacca Obama

In by Gabriele Battaglia

I titoli della rassegna di oggi:

– Visita Dalai Lama a Washington: Pechino accusa Obama di macchinazioni contro l’integrità territoriale cinese
– Il Gps cinese verso l’utenza globale
– Corruzione: condannati il figlio e la moglie dell’ex zar della sicurezza Zhou Yongkang
– Il bagno unisex spopola a Pechino
– Thailandia, polizia nel tempio controverso
– Ancora violenza settaria in Bangladesh Visita Dalai Lama a Washington: Pechino accusa Obama di macchinazioni contro l’integrità territoriale cinese

L’incontro tra Obama e il Dalai Lama «ha infranto la promessa solenne degli Stati Uniti di non sostenere l’indipendenza del Tibet, messo a rischio le relazioni tra gli Stati Uniti e la Cina e profondamente ferito i sentimenti dei cittadini cinesi». Con queste parole un editoriale dell’agenzia di stampa ufficiale Xinhua commenta l’incontro avvenuto ieri tra Barack Obama e il 14esimo Dalai Lama. Attraverso la voce ufficiale dell’establishment, Pechino accusa Obama di di voler sfruttare ancora una volta la «carta tibetana» per proseguire con la strategia di contenimento della Cina — in un periodo di tensione su un’altra zona delicata: il Mar cinese meridionale.

«La questione tibetana è un affare interno cinese», si legge ancora nell’editoriale, «e nessun paese straniero ha diritto di interferire». Obama e il leader spirituale tibetano in esilio si sono incontrati per la quarta volta dal 2008. I due hanno parlato a porte chiuse, nella Sala delle mappe della Casa Bianca. In un comunicato stampa, Washington ha sottolineato che sia gli Usa sia il Dalai Lama riconoscono l’importanza di un dialogo costruttivo e produttivo con la Cina e che l’incontro di ieri non pregiudica le politiche Usa di riconoscimento dell’integrità territoriale cinese.

Il Gps cinese verso l’utenza globale

Il governo cinese ha pubblicato un libro bianco sul sistema di navigazione satellitare BeiDou (Bds), sviluppato e operato indipendentemente da Pechino.
Il documento viene pubblicato pochi giorni dopo il lancio in orbita del 23esimo satellite della «costellazione» Bds. Come gli altri sistemi satellitari (l’americano Gps, il russo Glonass e l’europeo Galileo), il Bds fornisce sia segnali aperti a scopo civile, sia riservati a scopo militare.

La strategia verso la piena operatività del Bds si compone di tre fasi. La prima: fornire servizi di navigazione e localizzazione agli utenti cinesi; la seconda: estendere i servizi alla regione dell’Asia-Pacifico; e la terza, il cui completamento è previsto nel 2020: fornire servizi agli utenti globali. Entro il 2020 Pechino prevede di avere una costellazione di 35 satelliti.
La sfida è di quelle importanti: con il Bds — progetto avviato nel 1994 — Pechino cerca di interrompere la propria dipendenza dall’americano Gps e di sviluppare il settore domestico spaziale e delle tecnologie informatiche.

Corruzione: il figlio e la moglie dell’ex zar della sicurezza condannati al carcere

Tale padre tale figlio. Zhou Bin, figlio di Zhou Yongkang, ex uomo forte della sicurezza nazionale cinese, è stato condannato a 18 anni di carcere per aver accettato tangenti e aver effettuato operazioni finanziarie illegali. La condanna arriva a pochi giorni da quella della moglie del padre, Jia Xiaoye, a 9 anni di carcere e un risarcimento allo stato di circa 135mila euro.

Zhou Bin, imprenditore e investitore, avrebbe accettato in società con il padre un totale di 98 milioni di yuan (circa 13 milioni di euro) in tangenti e avrebbe sfruttato la posizione del genitore, fino al 2012 membro del Comitato centrale del Politburo, il vero fulcro del potere in Cina, per aiutare alcuni sui sodali a fare affari d’oro. Oltre alla permanenza in cella, Zhou Bin dovrà pagare una multa da circa 50 milioni di euro.

Zhou era stato arrestato nel 2014 mentre cercava di lasciare Singapore per gli Stati Uniti, dove avrebbe proprietà negli stati di California, New Jersey e Texas, dove ha studiato negli anni ’90. L’anno successivo, il padre veniva condannato all’ergastolo per avere accettato tangenti, abuso di potere e rivelazione di segreti di stato.

Il bagno unisex spopola a Pechino

Una organizzazione non governativa con sede a Pechino ha lanciato un programma per la diffusione di bagni unisex nella capitale cinese. Il Beijing Gender Health Education Institute, questo il nome della Ong, spera così di attirare l’attenzione della popolazione sulle questioni di genere in Cina. Il programma è stato avviato a metà maggio di quest’anno e ha finora coinvolto circa trenta locali — bar, caffè, ristoranti, uffici delle Nazioni unite e di altre Ong — che hanno appeso fuori dalle toilette l’insegna «All Gender Toilet» (bagno unisex).
Pechino segue l’esempio di Shenyang nel nord della Cina, dove i bagni unisex sono stati introdotti nel 2013.

«Questi bagni unisex», ha spiegato un impiegato di uno dei trenta locali aderenti al Global Times, «vanno a beneficio di transgender o gruppi di persone il cui sesso non è identificabile dal loro abbigliamento. Inoltre aiuta chi ha bisogno di essere assistito da una persona di sesso opposto».
Il programma tuttavia suscita perplessità: da una parte tra i manager delle strutture dotate di grandi bagni separati — dove i costi di riconversione potrebbero essere molti alti —; dall’altra tra chi teme un aumento del rischio di violenze sessuali.

Thailandia, polizia nel tempio controverso

La polizia thailandese ha fatto irruzione in un tempio molto popolare di Bangkok, per arrestarne l’abate, accusato di corruzione e appropriazione indebita di denaro pubblico. Al loro arrivo la polizia ha però trovato migliaia di fedeli accampati fuori dal tempio e ha incontrato la resistenza dei monaci.

Phara Dammajayo, 72 anni, questo il nome del monaco, era da mesi rinchiuso nel tempio, il Dhammakaya, nel nord della capitale Bangkok, dicendo di essere malato e non si era presentato di fronte agli investigatori. L’abate è accusato di peculato e riciclaggio di denaro. Ma per i suoi seguaci le indagini e il conseguente arresto sono motivati politicamente. Il Dhammakaya è infatti un’eccezione nel panorama buddhista thailandese, scrive Bbc, dato il suo carattere di culto della personalità, il suo messaggio messianico e le sue pratiche coreografiche a cui partecipano migliaia di fedeli. Inoltre, il tempio avrebbe un legame con le camicie rosse, il movimento a sostegno dell’ex primo ministro Thaksin Shinawatra, in esilio all’estero dal 2006. La polizia avrebbe «attenzionato» il culto legato al tempio anche per la sua possibilità di mobilitazione di proteste contro l’attuale regime militare.

Ancora violenza settaria in Bangladesh

Un insegnante hindu è stato attaccato sotto casa da tre uomini armati di machete a Madaripur, in Bangladesh. L’uomo si trova ora in condizioni critiche in ospedale. È l’ultimo di una serie di attacchi contro scrittori e intellettuali in un paese dove l’intolleranza e la violenza settaria è in crescita.
L’attacco arriva a una settimana di distanza dalla promessa del primo ministro Sheikh Hasina di porre fine alla violenza e dall’inizio di una vasta operazione di polizia contro i gruppi di ispirazione islamista.

Gli attacchi vengono spesso rivendicati, spiega Bbc, da gruppi legati allo Stato Islamico o ad al-Qaeda, ma le autorità hanno finora negato una loro presenza nel paese subcontinentale. Da febbraio 2013 il bilancio è di oltre 40 morti in attacchi del genere. Nelle scorse due settimane almeno tre persone — un sacerdote hindu, un negoziante cristiano e la moglie di un agente di polizia anti-terrorismo — sono stati uccisi in attacchi di sospetti islamisti. La violenza negli scorsi mesi ha inoltre coinvolto alcuni operatori umanitari, tra cui l’italiano Cesare Tavella.