In Cina e Asia – Crolla il tasso di matrimoni in Cina

In Notizie Brevi by Alessandro Zadro

In Cina il tasso di matrimoni, ovvero il rapporto tra i matrimoni registrati e la popolazione totale in un dato anno, è calato vertiginosamente negli ultimi sei anni passando allo 0.72% nel 2018, il dato più basso rispetto allo 0.99% registrato nel 2013. Come riporta Chinanews.com, il calo più marcato è stato a Shanghai e nella provincia dello Zhejiang in cui sono stati registrati rispettivamente tassi pari allo 0.44% e allo 0.59%. La ragione principale dietro questo calo sarebbe essenzialmente legata ad un cambio di costumi e di priorità tra i giovani cinesi, sempre più convinti che il matrimonio non sia una necessità e che rimanere single permetta una maggior libertà di carriera. Secondo un report rilasciato dal Ministero degli Affari Civili, nel 2017 il 37% di uomini e donne che hanno preso parte al loro primo matrimonio avevano un’età compresa tra i 25 e i 29 anni. Il declino del tasso di matrimoni è anche strettamente correlato all’aumento dei costi affrontati delle neo-coppie, soprattutto quelli per l’acquisto di una casa, e all’aumento del costo per il mantenimento dei figli [fonte: People’s Daily]

La Cina guida la domanda globale di cavie da laboratorio

A seguito della volontà del presidente Xi Jinping di rendere la Cina leader nel campo della ricerca biomedica, le principali aziende farmaceutiche cinesi si sono lanciate in una corsa alla scoperta di nuovi farmaci, compiendo passi da gigante nella ricerca in ambito genetico. Tutto questo sta contribuendo ad alimentare il mercato globale dei topi geneticamente modificati, con una previsione di espansione annua del 7.5% fino al raggiungimento del valore di 1.59 miliardi di dollari nel 2022. La Cyagen Biosciences di Guangzhou, una struttura in cui sono al momento allevati 8,000 topi e 2,500 ratti, ha recentemente convertito una ex fabbrica di abbigliamento nei pressi di Shanghai in un centro di ricerca sperimentale in grado di fornire oltre 100.000 cavie da laboratorio alle aziende farmaceutiche e alle università il cui operato spazia dalla ricerca scientifica di base fino a complessi progetti di sviluppo di farmaci. Ad oggi, una coppia di topi geneticamente modificati viene venduta da Cyagen per 17,000 dollari [fonte: Bloomberg]

Manila non è pronta ad entrare in guerra con Pechino

Il presidente filippino Duterte ha recentemente ammesso che, qualora scoppiasse una guerra a seguito di dispute territoriali con la Cina, Manila non avrebbe alcuna chance di vittoria. Duterte, che ha scelto la via diplomatica del dialogo per progredire nelle trattative relative alle dispute nel Mar Cinese Meridionale, ha dichiarato che una guerra con Pechino si risolverebbe in una strage inimmaginabile per le truppe filippine. Il presidente ha ammesso che le Filippine sono prive delle risorse necessarie a sostenere uno scontro di questa portata e si è detto scettico in merito ad un eventuale intervento difensivo da parte di Washington. Alcuni gruppi di minoranza hanno criticato il governo di Duterte per non aver assunto una postura decisa nei confronti della Cina a seguito delle attività militari di Pechino nelle acque contese e di non aver difeso i diritti dei pescatori filippini. Pur avendo vinto una sentenza della corte permanente di arbitrato dell’Aia che ha di fatto annullato le rivendicazioni territoriali di Pechino nel Mare Cinese Meridionale, Duterte ha deciso di proseguire il dialogo bilaterale con la Cina e i due presidenti hanno accettato di ricorrere a mezzi pacifici per la risoluzione di qualunque controversia [fonte: Manila Bullettin]

 Visa, MasterCard e American Express non avranno vita facile in Cina

Un accordo commerciale tra Washington e Pechino potrebbe garantire a MasterCard, American Express e Visa l’accesso al ricco mercato cinese ma, secondo un articolo apparso sul South China Morning Post, potrebbe essere troppo tardi. Già nel 2006 Pechino aveva promesso una maggior apertura nei confronti delle aziende straniere per i pagamenti elettronici ma, come i fatti hanno poi dimostrato, una serie di ostacoli ne hanno minato l’accesso e solo ora il governo di Pechino ha avviato un processo formale per permettere alle società straniere di ricevere una licenza per la fornitura di servizi di pagamento elettronico nel mercato domestico cinese. In ogni caso, passerebbero non meno di due anni prima che Visa – la più grossa azienda di pagamenti online americana – possa diventare operativa nel mercato cinese, perdendo ulteriore terreno rispetto alla assai diffusa UnionPay. Quest’ultima si sta diffondendo a macchia d’olio con oltre 100 milioni di carte di credito ad essere state emesse in 174 paesi. A ciò si somma il fatto che i consumatori cinesi si affidino sempre di più ai portafogli elettronici presenti all’interno di WeChat e di Alipay, le due applicazioni di messaggistica e pagamenti online più diffuse in Cina [fonte: South China Morning Post]

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