In Cina e Asia – Covid-19: Wuhan testerà 11 milioni di persone in 10 giorni

In Notizie Brevi by Gian Luca Atzori

“The 10-day battle” è il termine con cui ci si riferisce alla nuova e ambiziosa sfida intraspresa da Wuhan. Il progetto è ancora al primo stadio di sviluppo e mira ad essere la risposta definitiva ad una lotta che ha ormai completamente cambiato la storia della città. La capitale dell’Hubei ha registrato sei nuovi casi nel fine settimana e ora tutti i distretti si sono mobilitati per testare l’intera popolazione -circa 11 milioni di abitanti- in 10 giorni. Il blocco totale è perdurato per 11 settimane -riaprendo gradualemnte dall 8 di aprile- ma c’è stato appena il tempo di immaginare il ritorno alla normalità prima che una nuova ondata arrivasse. Sul Global Times diverse autorità sanitarie cinesi hanno riferito il proprio sconcerto circa la possibilità di realizzare una simile impresa, mentre direttori universitari suggeriscono un approccio più graduale, scaglionato e maggiormente dilatato nel tempo. Ciò che è certo è che l’ultima volta che la città di Wuhan si è posta un obiettivo così ambizioso in soli 10 giorni è stato per l’ospedale che è riuscita effettivamente a costruire, con il primo edificio terminato dopo appena 96 ore. [fonte: Bbc]

La Cina smentisce di voler abbandonare l’accordo con gli Usa

In seguito alla tregua pandemica, anche la guerra commerciale tra Usa e Cina è entrata nella fase 2 con la decisione americana a fine Aprile di imporre nuove tariffe sull’export tecnologico di semiconduttori. Ieri la Cina ha voluto dare un segnale di distensione, annunciando l’esenzione dai dazi per l’import di 79 tipi di prodotti dagli Stati Uniti. La decisione di Pechino arriva in seguito alla ridiscussione dell’accordo di fase 1, in cui la Cina si impegnava ad aumentare il proprio import dagli Usa per un valore di 200 miliardi in due anni, allo scopo di ridurre il gap tra le bilance commerciali dei due paesi. Lunedì, il Global Times -organo di stampa del partito- ha pubblicato un editoriale in cui confermava la necessità di invalidare l’accordo di fase 1, rinegoziandone uno maggiormente favorevole a Pechino. Per il Ministro degli Esteri il perseguimento di tale accordo porterà invece benefici alla Cina, agli Usa e all’intero mondo. Tuttavia, mentre la diplomazia cinese si distende, l’esercito dà la sua prova di forza testando un nuovo missile nucleare sottomarino, ipersonico e intercontinentale, con una portata di 12 mila km, in grado di raggiungere gli Usa dalle coste cinesi. [fonte SCMP, Reuters]

Corea del Sud: Riscoppia l’epidemia e con essa l’omofobia

L’esempio virtuoso della Corea del Sud nell’affrontare la pandemia è stato forse il più quotato di tutta l’Asia orientale. Il paese ha reagito rapidamente, senza prolungati lockdown di massa e gravi blocchi socio-economici, tornando ad elezioni mentre l’Italia ancora pianificava la fase 2. Oggi tuttavia c’è stata una riesplosione del virus riconducibile ai quartieri della vita notturna di Seoul, la quale ha portato ad una conseguente quanto inspiegabile ondata di omofobia. La zona incriminata sarebbe infatti densa di locali punto di ritrovo per gli omosessuali della capitale e -tra questi ulitmi- numerosi sarebbero risultati positivi al test dopo esserci stati. Ad ora sono 100 i nuovi casi riconducibili al quartiere di Itaewon. Un giornale ecclesiastico, il Kookmin Ilbo, ha riportato il caso di un ragazzo 29enne che avrebbe frequentato 5 club del quartiere prima di risultare positivo al test. Tra questi locali ce ne sarebbe uno gay. L’articolo ha suscitato una forte risposta mediatica e social, la quale ha visto migliaia di omofobi riversare il proprio odio in rete contro il primo capro espiatorio di una pandemia che potrebbe essere riesplosa ormai da diverso tempo. La visione delle minoranze sessuali in Corea del Sud è progredità negli ultimi anni ma nonostante questo opinioni e politiche conservatrici sono ancora fortemente presenti. [fonte: The Diplomat]

Macao vieta una riccorrenza storica per l’anniversario di Tiananmen

Il governo cinese ha vietato la mostra fotografica che da vent’anni riempie le strade di Macao in occasione dell’anniversario del massacro di Piazza Tiananmen, avvenuto il 4 giugno 1989 per mano dell’Esercito Popolare di Liberazione. Jose Tavares, direttore del Municipal Affairs Bureau, ha affermato di aver respinto la richiesta della Democratic Development Union per via di questioni di priorità, mentre per il parlamentare Ng Kuok Cheong si tratta di un esplicito e diretto attacco alla libertà di espressione non giusitficabile dalla pandemia. [fonte HKFP]

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