In Cina e Asia – Cina leader del «gender gap»

In by Gabriele Battaglia

I titoli di oggi della nostra rassegna:

– Cina leader mondiale delle disparità di genere
– Professione damigella d’onore
– Samsung registra meno 30 per cento sui profitti, mentre si prepara successione al vertice
– Giappone vuole concedere quote per la caccia alle balene a comunità costiere Cina leader mondiale delle disparità di genere

Per il secondo anno consecutivo la Cina detiene la maggiore disparità di genere alla nascita al mondo. A dirlo è il Global Gender Gap Report pubblicato ieri dal World Economic Forum. Nel documento l’ex impero di mezzo si posiziona 99 su 144 paesi per parità di genere. E questo è un problema segnalano gli esperti, soprattutto in un paese che invecchia a ritmi sostenuti come la Cina: l’allargamento della forbice delle disuguaglianze di genere, si legge nel rapporto, potrebbe ostacolare la futura crescita economica. La Repubblica popolare si piazza male anche in termini di disuguaglianza di accesso a servizi sanitari, educazione ed emancipazione politica. Negli ultimi due decenni, la preferenza per i figli maschi ha portato a un incremento degli aborti selettivi e fissato il rapporto uomini-donne a 115:100. Rimane invece nelle zone alte della classifica per quello che riguarda la partecipazione femminile nella forza lavoro.

Professione damigella d’onore

In Cina fare da damigella d’onore alle nozze dei propri migliori amici può essere un lavoro arduo in cui si rischia anche la vita. A settembre una donna 28enne è morta probabilmente dopo aver bevuto troppo al ricevimento nuziale dell’amica che si sposava. Certo, si tratta di un caso estremo, ma è noto che in Cina le damigelle d’onore siano sottoposte a molestie verbali e fisiche e, in alcuni casi, anche ad abusi sessuali. Tradizionalmente le damigelle d’onore sono l’ultimo “ostacolo” che separa gli sposi e devono prestarsi a test psicofisici — tra cui bevute estreme e prove di coraggio a sfondo sessuale — in nome della sposa. Così da qualche tempo una cinquantina di agenzie matrimoniali mettono a disposizione degli sposi professioniste che curino il trucco della sposa e allontanino ospiti molesti con tanto di sorrisi finti e battute per mantenere l’atmosfera gioiosa. Le damigelle professioniste possono arrivare a guadagnare circa 100 euro a matrimonio.

Samsung registra – 30 per cento sui profitti, mentre si prepara successione al vertice

Samsung registra un calo dei ricavi del 30 per cento dopo il caso relativo ai Samsung Galaxy Note 7, che negli ultimi mesi sono stati al centro di incidenti — surriscaldamenti eccessivi e esplosioni — e di conseguenza ritirati per il momento dal mercato globale. A incidere sul calo dei ricavi è appunto la crisi del comparto di telefonia mobile che nel terzo quarto fa segnare un calo del 98 per cento degli utili. Intanto Lee Jae-yong, figlio del fondatore e presidente di Samsung Lee Kun-hee è stato nominato nel consiglio di amministrazione, una mossa che, secondo molti, prepara la successione al vertice dell’azienda. Lee Kun-hee, è infatti ricoverato in ospedale dal 2014 e si trova, secondo quanto trapela da Samsung in condizioni “stabili”.

Giappone vuole concedere quote per la caccia alle balene a comunità costiere

Andando ancora una volta contro la comunità internazionale il Giappone ha fatto sapere che intende concedere ad alcune comunità costiere permessi di caccia alle balene “su piccola scala”. Su questo punto è in corso un dibattito tra rappresentanti di alcune nazioni “baleniere” come Giappone, Norvegia e Islanda e loro oppositori come Stati Uniti, Unione europea e Australia, al vertice della commissione internazionale per la caccia alle balene in corso in questi giorni in Slovenia. Sulla base di una moratoria sulla caccia alle balene introdotta 30 anni fa per preservare i cetacei, ogni forma di caccia alla balena è proibita ad esclusione di quella condotta per sussistenza di comunità aborigene o ricerca scientifica. Dopo aver difeso per anni la caccia per ricerca, Tokyo punta a scardinare la moratoria concedendo quote di caccia a quattro comunità costiere in Giappone per consumo esclusivamente locale. Ma a molti osservatori questo sembra l’ennesima copertura alla caccia indiscriminata.