In Cina e Asia – Cina e Usa, più di cento accordi e qualche tensione in meno

In by Gabriele Battaglia

I titoli della nostra rassegna di oggi:

– Diaologo strategico-economico Cina-Usa: 120 accordi raggiunti, e qualche tensione in meno
– Pechino regolarizza 750 mila cittadini non registrati
– Nel giro degli speculatori il bitcoin è sempre più popolare
– Modi al Congresso Usa: «comune convinzione in democrazia e libertà»
– Dal 2017 niente internet per gli statali di Singapore
– Thailandia, 70esimo anniversario del regno di Bhumibol
Diaologo strategico-economico Cina-Usa: 120 accordi raggiunti, e qualche tensione in meno

L’ottavo dialogo strategico ed economico tra Cina e Usa ha portato alla conclusione di oltre cento accordi tra i due paesi, riporta il Global Times, quotidiano in lingua inglese molto vicino al partito comunista cinese. Pechino e Washington hanno trovato accordi sulla cooperazione anti-corruzione, l’energia e l’economia; ma anche sui trasporti, sulla protezione ambientale, la sicurezza nucleare e la sicurezza nel Mar cinese meridionale. Il tutto tenendo conto dei rispettivi benefici e responsabilità.

Di maggiore rilevanza è l’accordo sulla lotta alla corruzione, uno dei programmi più importanti e ambiziosi della presidenza Xi Jinping. Cina e Usa guideranno gli sforzi mondiali per controllare i flussi sospetti di denaro. La Cina vuole ridurre la fuga di capitali illegali all’estero e gli Usa hanno promesso uno sforzo coordinato per combattere il fenomeno, stringendo i controlli online. È qui infatti che sempre di più, avvertono le autorità cinesi, avvengono transazioni sospette. L’accordo prevede anche l’impegno delle due potenze a far approvare un piano internazionale anticorruzione al prossimo G20 che si terrà a Hangzhou, in Cina.

Pechino regolarizza 750 mila cittadini non registrati

Quasi 750mila cittadini cinesi privi dello hukou, il registro di famiglia, sono stati “regolarizzati” nei primi cinque mesi di quest’anno. A dirlo è il Ministero della pubblica sicurezza.
Lo hukou è un documento fondamentale in Cina per avere acceso ai servizi di base del welfare pubblico, dalla sanità all’educazione, ed è legato alla residenza e alla sede di lavoro del singolo. Secondo le stime del governo cinese, in totale, ci sarebbero 13 milioni di cittadini non registrati, quasi l’1 per cento della popolazione. Si parla soprattutto di lavoratori migranti, organi, secondi figli nati illegalmente sotto il regime della politica del figlio unico, senza tetto e chi per le più svariate ragioni ha perso il proprio hukou.

La moratoria, che dovrebbe coinvolgere oltre 1 milione di persone, è stata promossa dal governo a partire da dicembre 2015. Al tempo stesso, le autorità hanno sequestrato quasi 2 milioni di hukou contraffatti.

Nel giro degli speculatori il bitcoin è sempre più popolare

Mentre lo yuan si svaluta e il mercato valutario cinese vive un periodo infelice, il volume delle transazioni in bitcoin è cresciuto del 30 per cento nelle ultime due settimane. Lunedì ha toccato un massimo di 584 milioni di dollari. Le borse cinesi sono in poco tempo diventate il centro mondiale delle transazioni in bitcoin.
Il crescente bisogno di ridurre i rischi sulla svalutazione dello yen e sulle politiche inflazionistiche della banca centrale cinese hanno spinto piccoli investitori e speculatori verso la valuta digitale, dicono gli esperti. Questo nonostante alcune misure repressive prese dalla People’s Bank of China sui pagamenti in bitcoin per beni o servizi forniti da aziende cinesi.

La frenesia che circonda il bitcoin in Cina continentale, però, non pare corrispondere a una reale conoscenza degli investitori sulla cripto-valuta. Al momento il bitcoin offre buone possibilità di guadagno, ma la parola d’ordine che sembra guidare l’azione degli speculatori della Cina continentale è volatilità. E per questo il bitcoin non dovrebbe, dicono gli analisti, essere il fattore scatenante di una nuova bolla.

Modi al Congresso Usa: «Comune convinzione in democrazia e libertà»

Il primo ministro indiano Narendra Modi ha parlato ieri di fronte alle Congresso Usa in seduta congiunta, sottolineando l’importanza del rapporto tra Delhi e Washington. «Le nostre nazioni — ha detto Modi — sono state segnate da storie, culture e fedi diverse. Eppure condividiamo la stessa convinzione nei valori di democrazia e libertà». Parole che contrastano con le recenti misure repressive del suo governo sul dissenso interno — come nel caso delle proteste universitarie a Delhi.
Per la quarta volta in due anni, Modi si trova in visita negli Stati Uniti, per rafforzare il rapporto tra la più antica e la più grande democrazia del mondo.

Questa volta, Modi è andato dritto al sodo, senza grandi eventi come lo «show» del Madison Square Garden del 2014. Con Obama, il pm indiano ha parlato di cambiamenti climatici — dichiarando l’impegno di Delhi a rispettare gli accordi sul clima di Parigi —, nucleare e cooperazione di difesa. Alcuni analisti Usa dicono che l’India potrebbe essere la nuova forza stabilizzatrice in Asia. Cosa che però non sembra piacere alla Cina. Da Pechino arriva infatti un avvertimento: la «visione» di Modi non potrà realizzarsi contenendo la Cina.

Dal 2017 niente internet per gli statali di Singapore

Da maggio del prossimo anno niente internet per i funzionari pubblici singaporeani. Oltre 100mila computer usati da funzionari pubblici saranno interessati dal blocco, in un periodo di continua allerta su possibili attacchi informatici.
Alla base della decisione del governo della città -stato c’è il tentativo di ridurre rischi di potenziali fughe di notizie, via email lavorative e documenti condivisi online. Nessuna informazione potrà inoltre essere inoltrata dagli account di lavoro agli indirizzi email personali dei dipendenti statali. Per molti cittadini e lavoratori di Singapore, il cui sviluppo negli ultimi tre decenni è stato fondato sulle nuove tecnologie e l’informatica, la decisione contraddice il piano di sviluppo della «Smart Nation», fondato appunto su Internet.

Anche se nella nota del governo che annunciava le misure non si fa riferimento esplicito all’attacco di Anonymous al sito del primo ministro di Singapore nel 2013, la preoccupazione per un nuovo attacco del genere c’è. L’agenzia di Singapore per le telecomunicazioni ha specificato che il provvedimento ha l’obiettivo di creare un ambiente lavorativo più sicuro, aggiungendo di essere impegnata in una revisione regolare delle strutture di sicurezza informatiche del paese.

Thailandia, 70esimo anniversario del regno di Bhumibol

Bhumibol Adulyadej taglia oggi il traguardo dei 70 anni sul trono di Thailandia. Per oggi sono previste celebrazioni in tutto il paese. L’apice sarà una cerimonia presieduta da 770 monaci buddisti, un numero considerato propizio. Il re, da molto tempo gravemente malato, è considerato da milioni di thailandesi simbolo nazionale e garante della stabilità politica nel paese. Da tempo però è diffusa la preoccupazione per il dopo-Bhumibol.

L’eventuale morte dell’anziano monarca, salito al trono nel 1946 quando aveva appena 18 anni, potrebbe scatenare un nuovo periodo di instabilità politica, a due anni dal colpo di stato che ha riportato al governo una giunta militare dopo la dipartita del governo di Yingluck Shinawatra. La maggior parte dei thailandesi oggi non ha conosciuto altri sovrani che Bhumibol e non vede nel figlio maggiore, il principe Vajiralongkorn, 63 anni, un candidato ideale a prendere il posto del padre.