In Cina e Asia – Caso Peng Shuai, la Wta sospende i tornei in Cina

In Notizie Brevi by Serena Console

I titoli di oggi:

I titoli di oggi:

  • Caso Peng Shuai, la Wta sospende i tornei in Cina
  • La Ue lancia Global Gateway per contrastare la Bri
  • La Cina esorta i gruppi imprenditoriali Usa a intervenire per evitare il boicottaggio delle Olimpiadi di Pechino
  • La società cinese Skyrizon porta l’Ucraina all’Aia
  • I giovani cinesi, occidentalizzati ma non attratti dalla democrazia

 

A distanza di un mese dal post di condanna sui social network di Peng Shuai, la tennista che ha denunciato di violenze sessuali l’ex vice premier Zhang Gaoli, la Women’s Tennis Association ha annunciato la sospensione immediata di tutti i tornei in Cina e Hong Kong per via della condizione ancora non chiara della campionessa. Lo ha annunciato il presidente dell’associazione che riunisce le giocatrici professioniste di tennis di tutto il mondo, Steve Simon, dicendo di “nutrire seri dubbi” sul fatto che l’atleta “sia libera, al sicuro e non soggetta a censura e intimidazione”. “In tutta coscienza, non vedo come posso chiedere alle nostre atlete di gareggiare lì”, ha spiegato Simon in un comunicato, auspicando che i leader di tutto il mondo continuino a parlare in modo che “Peng e tutte le altre donne possano avere giustizia”. Con questa decisione, la WTA rischia di perdere centinaia di milioni di dollari nei prossimi anni ritirandosi dalla Cina. L’associazione femminile di tennis ha firmato nel 2019 un contratto della durata di dieci anni per organizzare il torneo finale a Shenzhen, così come altre competizioni, per cui gli organizzatori si sono impegnati per circa 150 milioni di dollari in premi in denaro; inoltre, sono stati destinati altri milioni di dollari per lo sviluppo del tennis nel paese.

La Ue lancia Global Gateway per contrastare la Bri

L’Unione Europea lancia uno strumento in risposta alla Belt and Road cinese. Si tratta del Global Gateway, un piano di sostegno alla costruzione di infrastrutture a livello globale con una dotazione di 300 miliardi di euro in fondi pubblici e privati di qui al 2027. Il piano prevede la mobilitazione di investimenti in settori prioritari, compresa la connettività, come cavi in fibra ottica, reti 5G e impianti di energia verde nei paesi in via di sviluppo, cercando anche di competere a livello globale su strutture di trasporto, come autostrade e aeroporti, e rafforzare i sistemi sanitari, di istruzione e di ricerca. L’obiettivo è migliorare i legami commerciali e contrastare la crescente presenza internazionale della Cina. Il piano prevede investimenti per un valore di 135 miliardi di euro per investimenti garantiti per progetti infrastrutturali tra il 2021 e il 2027; fino a 18 miliardi di euro saranno messi a disposizione per sovvenzioni dal bilancio Ue e le istituzioni finanziarie europee e per lo sviluppo sono stati pianificati fino a 145 miliardi di euro in volume di investimento. Ma il progetto, presentato ieri dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, rischia di rimanere carta bianca. Innanzitutto, il Global Gateway, la cui bozza è stata visionata da POLITICO, non contiene al momento un elenco di progetti da intraprendere immediatamente, fattore che ha suscitato critiche da parte di alcuni funzionari dell’Ue e dei paesi membri che chiedono una risposta più concreta alla Bri cinese. Inoltre, il piano di spesa che l’Ue ha individuato è ben al di sotto di quello della Cina: l’Ue, sebbene vanti come suo principale punto di forza una maggiore trasparenza e standard ambientali più elevati rispetto alla Cina, non riesce ad avere lo stesso potere attrattivo delle Cina, che continua a stipulare accordi con diversi partner europei. Pechino non ha accolto positivamente la proposta comunitaria. Diversi analisti cinesi, raggiunti dal Global Times, ritengono che il Global Gateway sia uno strumento nelle mani di Bruxelles “per distogliere l’attenzione del pubblico dalla sua mancata risposta al coronavirus, esacerbata dalla rapida diffusione della variante Omicron”, ha commentato Gao Lingyun, docente dell’Accademia cinese di Scienze Sociali a Pechino. Ma soprattutto, il quotidiano diretto da Hu Xijin pone l’accento sull’aspetto fallimentare del progetto. Letteralmente, le deboli credenziali di governo dell’Ue e il rallentamento economico minano la credibilità della sua nuova strategia infrastrutturale.

La Cina esorta i gruppi imprenditoriali Usa a intervenire per evitare il boicottaggio delle Olimpiadi di Pechino

La Cina ha chiesto l’intervento dei gruppi d’affari Usa affinché sostengano la causa delle Olimpiadi invernali di Pechino a fronte di un possibile boicottaggio dell’evento sportivo da parte della Casa Bianca. Il viceministro degli Esteri cinese Xie Feng, responsabile degli affari statunitensi, ha presentato le richieste di Pechino durante un incontro online che si è tenuto con le lobby straniere, tra le quali anche la Camera di commercio statunitense in Cina e l’Usa-Cina Business Council. Il mese scorso il presidente Usa Joe Biden ha dichiarato che gli Usa stanno valutando il boicottaggio politico dei Giochi sulla base delle accuse di violazione dei diritti umani in Xinjiang contro la minoranza uigura. Xie ha lodato l’impegno confermato dalle lobby di imprese statunitensi, che già in passati hanno contributo alle relazioni amichevoli in passato, specialmente quando i legami bilaterali erano in difficoltà, e li ha esortati ad essere i “guardiani” della cooperazione Usa-Cina. Xie ha anche spiegato che non è ragionevole immaginare che si possano fare soldi in un clima politico ostile e ha auspicato una collaborazione solida per incoraggiare “il governo Usa a perseguire una politica razionale e pragmatica nei confronti della Cina, smettendola di combattere guerre commerciali, industriali e tecnologica; e smettendola di creare scontri e conflitti di valori, di ideologie e geopolitici”, ha detto il ministro, ribadendo che la Cina non può fare compromessi su questioni come Taiwan, il Tibet, lo Xinjiang, Hong Kong.

La società cinese Skyrizon porta l’Ucraina all’Aia

La società di investimento cinese Skyrizon porta il governo ucraino davanti al Tribunale internazionale dell’Aia, chiedendo un risarcimento di 4,5 miliardi di dollari per la fallita acquisizione di una parte della società ucraina Motor Sich, produttrice di motori per aerei militari. In una dichiarazione rilasciata sul proprio account WeChat, Skyrizon ha accusato Kiev di aver violato l’accordo bilaterale sugli investimenti siglato tra Cina e Ucraina nel 1992, danneggiando gravemente la compagnia. “Gli investitori cinesi hanno subito perdite significative sia in Ucraina che in Cina a causa del trattamento ingiusto da parte dell’Ucraina nei confronti degli investitori cinesi negli ultimi cinque anni e della continua attuazione di misure illegali”, si legge nel post sul social network. Skyrizon inoltre ha puntato il dito sul governo ucraino che avrebbe abusato del suo potere statale per “politicizzare le normali pratiche economiche e commerciali” ai danni delle società cinesi. La richiesta di arbitrato arriva dopo che il governo ucraino, sotto forte pressione di Washington, ha annunciato a marzo che avrebbe restituito Motor Sich alla proprietà statale per motivi di sicurezza nazionale. Un tempo parte importante dell’industria della difesa dell’ex Unione Sovietica, Motor Sich ha fornito motori agli elicotteri militari russi per decenni fino all’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014. Nel 2017, Skyrizon ha acquistato il 41 per cento di Motor Sich e ha lottato per ottenere una quota di controllo della società. Skyrizon era intenzionata a investire altri 250 milioni di dollari nelle fabbriche ucraine e di trasferire parte della produzione nella città cinese sudoccidentale di Chongqing, ma l’accordo è stato congelato da un tribunale ucraino nel 2017, adducendo motivi di sicurezza nazionale. L’intesa ha anche suscitato preoccupazioni da Washington: lo scorso gennaio, prima di lasciare la Casa Bianca, l’amministrazione Trump ha inserito Skyrizon nella lista nera per i suoi sforzi per acquisire tecnologie militari straniere. Giorni dopo, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha imposto sanzioni alla società cinese, limitando le sue operazioni commerciali e impedendole di spostare i suoi capitali al di fuori del paese.

I giovani cinesi, occidentalizzati ma non attratti dalla democrazia

Più individualisti, più desiderosi di affermarsi, ma meno attratti dalla democrazia. E’ questa la fotografia dei giovani cinesi dell‘Asian Barometer Survey (ABS) e del World Values Survey (WVS), che hanno condotto diversi sondaggi in Cina per oltre un decennio. Il cambiamento generazionale più sorprendente è che le generazioni più giovani in Cina stanno diventando più individualiste, segnando un cambio di passo dalla cultura confuciana e tradizione leninista, secondo cui lo stato è considerato responsabile del benessere delle persone, a una maggiore priorità agli interessi interessi personali. Frutto dell’individualismo sarebbe il rapido sviluppo economico che ha trasformato la società cinese negli ultimi quattro decenni. Un secondo cambiamento è relativo a un maggiore desiderio di espressione di sé: lo sviluppo economico sposta la ricerca dei singoli dal benessere materiale ai valori morali, come la tolleranza sociale, la libertà di espressione, la protezione dell’ambiente e il rispetto delle scelte di vita. Infine, la terza variazione riguarda il rispetto delle autorità. Il sondaggio ABS ha chiesto ai suoi intervistati le loro opinioni su tre tipi di relazioni nella società cinese: il rapporto tra figlio e genitore, nuora e suocera e studente e insegnante. I risultati indicano che le generazioni più giovani tendono a essere meno conformi alle norme sociali rispetto alle generazioni più anziane. Tuttavia, tali risultati non significano necessariamente che i cittadini cinesi più giovani siano pronti a sfidare il governo e spingere per cambiamenti politici verso la democrazia. In effetti, l’esame rivela il contrario. I cambiamenti socio-economici e gli sforzi del Partito-Stato nel plasmare i valori dei cittadini stanno guidando i cambiamenti di valore in Cina oggi: per questo, è improbabile che i cinesi preferiscano la democrazia rispetto alle vecchie generazioni. In più occasioni, i giovani hanno anche mostrato un livello inferiore di fiducia nella capacità della democrazia di risolvere i problemi della società. Il relativo successo del governo cinese nel contenere la pandemia di Covid-19 ha rafforzato questa convinzione.

A cura di Serena Console