Immobiliare Ambasciata d’Italia a Pechino

In by Simone

Per aiutare i cinesi a comprare nel Belpaese, l’Ambasciata Italiana si lancia nell’avventura immobiliare: un database per mettere a proprio agio i cinesi nell’acquisto di immobili, in una Italia sempre più in svendita. Quando il presidente del consiglio Mario Monti venne a Pechino, ad inizio aprile, tra molte parole di convenienza, ai cinesi aveva lanciato un messaggio molto chiaro: dateci i soldi. Aveva anche lodato la scuola del Partito Comunista cinese.

Anche per questo, forse, con un salto degno del centralismo democratico con caratteristiche italiane, l’ambasciata nazionale sembra aver preso alla lettera le indicazioni del Presidente.

Con una nota mandata via mail il 30 maggio, infatti, l’ambasciatore italiano in Cina, Massimo Attilio Iannucci, ha annunciato che «nell’ottica di ulteriormente migliorare le opportunità di investimento nel campo immobiliare in Italia, questa ambasciata ha ritenuto opportuno attivare un database settimanalmente aggiornato, dove domanda e offerta di immobili italiani possano facilmente incontrarsi».

Naturalmente, senza la volontà di «sostituirsi ai professionisti del settore», l’ambasciata si lancia dunque nell’avventura palazzinara, per aiutare i cinesi che volessero investire in Italia a comprare ville, appartamenti e immobili in genere, del nostro paese sempre più in svendita.

Per altro l’offerta è doppia, perché chi compra in Italia, chi investe certe somme, aiutando il paese ad uscire dalla crisi, ha anche l’opportunità di guadagnarsi un visto «per residenza elettiva o turistico di lunga data (5 anni)».

L’obiettivo è quello di «fornire ai privati una opportunità di offrire o acquistare immobili italiani», attraverso un database che sarà pubblicato a partire da oggi 2 giugno sul sito istituzionale e che verrà inviato a chi ne farà richiesta. I contorni economici non sono precisati e la mossa sembra andare incontro ad una politica sui visti molto attiva da parte dell’ambasciata italiana, tesa a incoraggiare il turismo e gli investimenti cinesi nel Belpaese.

In Europa, è giusto sottolinearlo, nel 2011 l’Italia ha superato tutti gli altri paesi per numero di cinesi cui è stato concesso il visto (oltre 240mila), con solo il 3% delle richieste rifiutate. E’ stato un successo personale dell’ambasciatore Attilio Massimo Iannucci, che per raggiungere l’obiettivo ha anche aumentato il personale dedicato.

Per i visti è prevista inoltre una esternalizzazione: dal 2012 oltre ad un’azienda indiana che da tempo agisce come filtro primario alla richieste di visto dei cinesi, sarà infatti la Fondazione Italia Cina di Cesare Romiti, guarda il caso – di cui l’ambasciatore e tanti altri sono «consiglieri strategici» – a coadiuvare il personale dell’ambasciata nella scelta dei cinesi che potranno venire o meno in Italia a fare affari. O comprare immobili.

[Scritto per Il Fatto Quotidiano] [immagine da  http://cindia.blogosfere.it/ ]