La Cina guarda allo sviluppo delle energie rinnovabili come a una necessità «per prendere la testa nel nuovo ciclo della rivoluzione mondiale dell’energia». A dettare la rotta è il presidente Hu Jintao in persona in visita ad un impianto eolico in fase di realizzazione sulla costa del mare di Bohai, nella provincia orientale dello Shandong. Una volta operativo l’impianto produrrà oltre 95 milioni di Kw di elettricità all’anno contribuendo così allo sviluppo dell’intera provincia.
La svolta “verde” di Pechino è però più ambiziosa, d’altronde lo scorso settembre il presidente Hu ha promesso all’Assemblea delle Nazioni Unite una drastica riduzione delle emissioni inquinanti da parte della Cina, lanciando il Paese a capo delle nazioni impegnate nello sviluppo dell’energia solare ed eolica. Una riconversione a 360° del proprio approvvigionamento energetico che attualmente dipende per l’80% carbone dando al paese il non invidiabile primato mondiale per la produzione di gas serra.
Ogni anno, negli ultimi quattro anni, la Cina ha visto raddoppiare la quota di energia generata dall’eolico,toccando quota 12,2 Mw nel 2009. Una scalata certificata dai dati del Global Wind Energy Council (GWEC), l’associazione mondiale che riunisce le aziende impegnate nel settore eolico, che nel 2008 hanno visto la Cina superare l’India e posizionarsi al quarto posto mondiale per la produzione di energia eolica e prevede per il 2010 un balzo al secondo posto dietro gli Usa, superando Spagna e Germania. Previsioni che troverebbero conferma in una ricerca, portata avanti da alcuni studiosi delle università Tsinghua e Harvard, secondo la quale le potenzialità dell’eolico cinese sarebbero pressoché illimitate, tanto da poter soddisfare l’intero fabbisogno energetico del paese entro il 2030.
Ampie regioni settentrionali e occidentali come il Tibet, la Mongolia interna, lo Xinjiang, il Gansu presentano caratteristiche ambientali estremamente favorevoli alla costruzione degli impianti. Così, supportate dalla “Legge sulle energie rinnovabili” del 2005, che garantisce un regime fiscale favorevole alle aziende che investono nelle energie alternative, le turbine eoliche si innalzano sul territorio cinese. La sfida eolica della Cina deve però fronteggiare alcune carenze strutturali del sistema energetico del paese, prima fra tutti il difficile collegamento tra gli impianti, sorti nelle aree settentrionali e occidentali, e la rete energetica. Una carenza che spinge gli studiosi più scettici, in particolare l’Accademia cinese delle scienze, a rivedere al ribasso le stime per il 2030. Entro quella data l’eolico «dovrebbe supplire solo il 10% del fabbisogno nazionale», spiega il professor Li Jianlin. Scetticismo condiviso dal Wall Street Journal, che in un articolo evidenzia la dipendenza della Cina dal carbone proprio per permettere lo sviluppo dell’eolico senza mettere fine alla crescita economica.
[Pubblicato su Terra il 30 ottobre 2009]