Giappone – Una vita a 5 ampere

In by Simone

Un giornalista giapponese decide di fare del risparmio energetico uno stil di vita, rinunciando a elettrodomestici e comfort rivoluzionando radicalmente le proprie abitudini. "Non sarà più in grado di vivere una vita normale" gli disse la Tepco, l’azienda elettrica di Tokyo. L’esperienza di Saito dimostra il contrario.
Come milioni di giapponesi, anche Ken’ichi Saito, di professione giornalista, negli ultimi due anni ha visto blackout programmati e un aumento in bolletta. Fatti a cui il Giappone non era più abituato, ma a cui avrebbe dovuto abituarsi in fretta dopo che un terremoto e uno tsunami dalla portata “fuori da ogni previsione” hanno colpito il Nordest del Giappone facendo oltre 18mila tra vittime e dispersi e danneggiando severamente la centrale nucleare Numero 1 di Fukushima.

Perciò ha deciso di adottare uno stile di vita votato al risparmio energetico: ha fissato il limite del consumo elettrico di casa a 550 watt, o meglio, come scrive lui, “a cinque ampere”. Una scelta contro corrente in uno dei primi paesi al mondo per consumo di energia elettrica. Ma, di certo, dettata dalle contingenze degli ultimi due anni, durante i quali i governi che si sono fin qui succeduti hanno optato per la chiusura degli oltre 50 impianti nucleari, che fornivano due terzi dell’energia del paese, per sottoporli a stress test, in vista di un futuro devastante terremoto.

"Non sarà più in grado di vivere una vita normale", si sentì dire Saito da un impiegato della Tepco , l’azienda elettrica di Tokyo che fornisce energia a un’area metropolitana di oltre 35 milioni di persone e gestisce, tra scandali e polemiche, la centrale nucleare di Fukushima.

Chi decide di vivere “a 5 ampere” infatti deve gioco forza rinunciare a qualcosa: ad esempio non può fare uso di condizionatori o forni a microonde che usano singolarmente oltre 10 ampere.
Per Saito, poi si è presentato un altro ostacolo: quantificare in yen il proprio proposito. Tepco infatti, spiega il giornalista in un lungo articolo su Asia Japan Watch, il portale in inglese dello Asahi shimbun, non ha previsto una tariffa di base per un contratto da 5 ampere. Tuttavia, in 14 mesi l’uomo ha pagato appena 7,266 yen (poco più di 54 euro) di bolletta, consumando 266 kilowattora, meno di quello che una famiglia media consuma in un mese – circa 290 kilowattora.

Il proposito di Saito ha richiesto cambiamenti radicali, ma estremamente mirati. Trasferitosi a Tokyo da una città della prefettura di Fukushima, Saito ha traslocato in un danchi, un complesso residenziale di edilizia pubblica, nella zona della Baia di Tokyo, proprio davanti al Pacifico.
La migliore esposizione alla luce solare del suo appartamento gli ha permesso di risparmiare sul riscaldamento e sulle luci in inverno. L’uomo ha quindi rinunciato a tutti gli elettrodomestici tranne due: una tavoletta da wc riscaldata e la lavatrice.

Saito ha poi deciso di acquistare un piccolo camper di seconda mano e di installarvi un pannello solare sul tetto: in questo modo è riuscito ad accumulare energia elettrica da utilizzare per ricaricare la batteria del cellulare o guardare la tv. Con il caldo dell’estate, però, Saito non ha saputo resistere: ha acquistato un frigo con freezer alimentato a energia solare per il camper e un ventilatore elettrico e un piccolo frigo da viaggio da usare in casa per tenere bibite e cibo al fresco. Con il freezer produceva all’occorrenza il ghiaccio che riutilizzava nel frigo da viaggio di casa.

Da quel momento in avanti, Saito è stato invitato più volte a tenere lezioni sul risparmio energetico e ha aperto le porte di casa sua a quanti volevano imparare dalla sua esperienza. Ora, Saito si è trasferito per lavoro a Nagoya. Ma anche qua ha promesso di continuare nel suo intento di vivere a 5 ampere. Vivere risparmiando energia non solo è possibile, a differenza di quanto gli preannunciò l’impiegato Tepco; ma, soprattutto, "è naturale", spiega nell’articolo. "Continuerò [con questo stile di vita]finché vivo".

L’ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) lo ha messo bene in chiaro: il cambiamento climatico del nostro pianeta è in gran parte risultato delle attività umane. E forse la storia di Saito può diventare una lezione per tutti, non solo in Giappone.

[Scritto per Linkiesta; foto credit: asahi.com]