Giappone – Shunga: una mostra prova a rompere il tabù

In by Gabriele Battaglia

Lo scorso 19 settembre a Tokyo è stata inaugurata la prima mostra in Giappone di sole stampe erotiche, o shunga. La mostra sta riscuotendo grande successo, ma gli ostacoli che hanno preceduto l’apertura sono stati molti. Ora, sperano gli organizzatori, si potrà fare un passo verso il superamento del tabù che circonda da anni le stampe erotiche. Lo scorso 19 settembre a Tokyo è stata inaugurata la prima mostra di sole stampe eroticheshunga, in Giappone. Anche se queste opere, uno dei generi delle stampe giapponesi tradizionali (o ukiyo-e), sono apprezzate,  gli ostacoli alla loro esposizione pubblica sono numerosi. L’inaugurazione della mostra — con ingresso proibito ai minori di 18 anni — potrebbe essere il primo passo verso un ripensamento del tabù che finora ha circondato queste opere.

La vita sessuale delle persone viene qui rappresentata nuda e cruda e, talvolta, in modo comico. In Epoca Edo [1603-1868 ndt], periodo di massimo splendore degli shunga, donne e uomini si intrattenevano con le stampe erotiche che potevano addirittura essere parte dei corredi nuziali. Circolavano principalmente in fascicoli: i più diffusi erano grandi come odierni A4 o B4 [257mmx364mm ndt] ripiegati.

La sede dell’esposizione, l’Eisei bunkō nel distretto di Bunkyō, a Tokyo, è un museo privato che raccoglie ed espone oggetti del patrimonio culturale dell’antico feudo Hosokawa [nell’odierna provincia di Kumamoto ndt]. Il presidente è l’ex primo ministro Morihiro Hosokawa. “Quella degli shunga è una storia particolare” — ha spiegato Hosokawa. “Su di loro sono stati pubblicati diversi libri, ma la visione degli originali è sempre stata vietata. Bisognava rompere questo tabù”. Così, durante una conferenza stampa a fine maggio, Hosokawa aveva parlato della decisione di inaugurare la mostra come di un gesto “eroico”.

Dal 19 settembre, la mostra rimarrà aperta tre mesi. Vi saranno esposte circa 120 opere provenienti da tutto il mondo di artisti del calibro di Utamaro, Hokusai e Harunobu. Nel comitato esecutivo, oltre il direttore dell’Agenzia per gli Affari culturali Masanori Aoyagi, siedono trentuno persone. Tutti studiosi ed esperti di arte giapponese. Nella brochure compaiono due contributi eccellenti: quello dello scrittore Hideo Levy con un saggio intitolato “Shunga: l’eros intellettuale”; e quello di Yūko Tanaka, rettrice dell’università Hōsei di Tokyo, dal titolo: “Il ritmo pulsante e il fascino della vita”.

L’evento ha origine nel grande successo di una grande mostra di shunga tenutasi tra 2013 e 2014 al British Museum a Londra che ha visto la presenza di circa 90 mila persone. In quel periodo 8mila copie di stampe erotiche di alto valore sono andate esaurite. Il favore di critica e pubblico ha incoraggiato alcune personalità del settore a mettersi all’opera per organizzare una mostra in Giappone. Ma la proposta è stata rifiutata da circa venti musei. La mostra si terrà all’Eisei bunkō, ma mancano ancora gli sponsor. Segno che organizzare una mostra di shunga in Giappone è un’impresa complessa.

A partire dall’epoca Meiji [1868-1912 ndt], tutto ciò che in epoca Edo era considerato intrattenimento per adulti divenne qualcosa "oscenità”. Lo stato irrigidì così i controlli. Fu solo intorno al 1990 che pubblicazioni di shunga non censurate tornarono a circolare liberamente.

Capita a volte che nel tentativo di esporre, insieme ad altri lavori, immagini erotiche in un museo — luogo di promozione dell’educazione di una comunità di persone — qualche curatore decida di lasciar perdere per paura delle critiche del pubblico. Ad esempio, nel 1995 alcuni shunga fatti arrivare in Giappone dall’estero per una mostra dedicata a Utamaro Kitagawa al museo civico di Chiba non vennero esposti. In alcune mostre successive, le immagini erotiche furono sistemate in un séparé, soluzione che non faceva altro che rimarcare il senso di vergogna dei curatori nell’esporre pubblicamente le immagini.

Come spiega Naoyuki Kinoshita, storico dell’arte dell’Università di Tokyo, “In origine gli shunga non sono opere da ammirare in pubblico”, tuttavia “musei e gallerie d’arte sono luoghi pensati per favorire l’incontro con le culture del passato attraverso i loro oggetti reali. Tutto [anche le stampe erotiche] dovrebbe essere accessibile ai visitatori”.

Un tentativo in questo senso è stato fatto ad agosto, al museo civico di Fukuoka. La mostra si intitola “Il mondo dei nikuhitsuga” [dipinti legati a storie popolari e scene di vita quotidiana su carta o seta ndt]. La metà dei lavori esposti (circa 180 dipinti) sarà shunga, per volontà dei curatori che hanno voluto esporli al pari di altri generi di stampe tradizionali.

Per un anno intero gli addetti del museo hanno incontrato la polizia cittadina per fornire spiegazioni sul senso e sulle modalità della mostra e alla fine hanno ottenuto il via libera. Guardando le foto degli shunga esposti, qualcuno dell’amministrazione cittadina in segno di apprezzamento avrebbe detto: “perché il governo non li inserisce nella strategia di promozione del paese all’estero? Sarebbe una buona idea”. La sala in cui saranno esposti gli shunga sarà comunque vietata ai minori di 18 anni, secondo le leggi della provincia. “La mostra deve essere un’occasione per capire a che punto gli shunga erano apprezzati dalla cultura popolare, e, allo stesso tempo, come noi li guardiamo oggi attraverso i nostri filtri culturali”, ha dichiarato il vicedirettore del museo, Kiichirō Nakayama.

Che ha aggiunto: “Vorrei che i visitatori apprezzassero le opere dalla propria personale prospettiva e senza curarsi del giudizio altrui. Per questo, abbiamo pensato a stabilire fasce orarie riservate per uomini e donne”. 

[Tradotto per Internazionale; foto credit: art-annual.jp]