Giappone – Le macerie radioattive di Fukushima

In by Simone

Il rapporto della statunitense National Academy of Science parla chiaro: nella progettazione delle centrali nucleari bisogna "pensare l’impensabile". È questa la lezione tratta da quanto successo oltre tre anni fa a Fukushima. Da dove, intanto, continuano a trapelare informazioni prima d’ora nascoste all’opinione pubblica.
Bisogna prendere in considerazione il peggiore e meno probabile dei disastri possibili. Se l’esperienza di Fukushima può servire a qualcosa, questo è rendere più sicure le centrali nucleari americane. Così si legge in un rapporto commissionato dalla commissione per la regolamentazione nucleare (Nuclar Regulatory Commission) di Washington alla National Academy of Science che invita in particolare i costruttori e i legislatori a cercare informazioni aggiornate sugli eventuali rischi – e operare attivamente per prevenirli – alla sicurezza degli impianti nucleari.

"Il personale della centrale di Fukushima Daiichi – si legge nel comunicato stampa dell’istituto di ricerca – ha reagito all’incidente con coraggio e resistenza, riducendone la criticità e limitando la fuoriuscita di materiali radioattivi. Tuttavia, numerosi fattori legati alla gestione, alla progettazione e all’operatività della centrale hanno impedito il raggiungimento di risultati migliori, e anzi hanno nel complesso accentuato la gravità della situazione".

E le notizie che arrivano dal Giappone sembrano, ancora una volta, confermare quest’ultima affermazione. Da tre anni a questa parte, errori di valutazione sull’entità dei problemi riscontrati alla centrale e ritardi nelle comunicazioni hanno caratterizzato i lavori di contenimento dell’incidente e di bonifica della centrale. Con conseguenze sulla reputazione dell’azienda – la prima utility del settore energia in Giappone – dei governi fin qui succedutisi, e, in particolare sull’ambiente.

L’ultima verità scomoda riguarda le cisterne di stoccaggio dell’acqua ad alto contenuto radioattivo usata per il raffreddamento delle barre di combustibile contenute nei reattori danneggiati. Secondo quanto ammesso pubblicamente dal direttore dell’impianto, Akira Ono, un numero non precisato di cisterne – almeno 20, riferiscono i media nipponici – sarebbe stato assemblato con "parti usate".

"Non credo ci siano problemi per questo tipo di cisterne [a flange, ndr]", fintanto che le lastre usate sono resistenti e tenute insieme da altri componenti più nuovi. "Anche cisterne nuove – ha concluso Ono – possono avere fuoriuscite". Ad agosto dello scorso anno almeno 300 tonnellate di acqua contaminata era fuoriuscita da una cisterna finendo nel terreno e probabilmente in mare.

Secondo quanto rivelato settimana scorsa dall’agenzia di stampa Jiji, poi, una quantità notevole di materiali radioattivi è stata dispersa nell’ambiente sempre l’estate scorsa durante i lavori di rimozione delle macerie del terzo reattore della centrale di Fukushima. A confermarlo è stata, la stessa Tepco, l’azienda elettrica di Tokyo che gestisce l’impianto, durante una riunione della commissione sugli standard nucleari del governo giapponese il 24 luglio: oltre mille miliardi di becquerel di cesio rilasciati nell’atmosfera in quattro ore – ben oltre i limiti di emissione per ora.

L’allarme era già stato lanciato giorni fa fa dal Ministero dell’agricoltura di Tokyo. Il riso raccolto in autunno da 14 risaie di Minamisoma, a 25 chilometri a nord della centrale danneggiata da terremoto e tsunami del 2011, conteneva sostanze radioattive al di sopra degli standard di sicurezza – fissati a 100 becquerel per chilogrammo.

Il ministero aveva quindi invitato Tepco a prendere contromisure adeguate proprio mentre la utility energetica si prepararava a definire i dettagli della rimozione di altre macerie dall’area dell’impianto. La quantità di detriti provocati dalle esplosioni di idrogeno verificatesi a poche ore dal disastro naturale del 2011 nei reattori 1, 2 e 3 e dai lavori di smantellamento della centrale è notevole: secondo le stime di Tepco ci vorranno altri 13 anni per rimuovere 560 mila metri cubi di macerie. E lo spazio di stoccaggio attualmente a disposizione dell’azienda starebbe per finire.

[Scritto per Lettera43.it]