Cosa sta succedendo in Corea

In by Simone

Scene di guerra lungo il 38° parallelo, dove per alcune ore Pyongyang e Seul si sono date battaglia a colpi di artiglieria. Teatro dello scontro l’isola sudcoreana di Yeonpyeong, nel Mar Giallo, vicina al contestato confine marittimo che divide i due Paesi. Erano da poco passate le due e mezza del pomeriggio (le sei del mattino in Italia) quando l’isola è diventata il bersaglio di almeno 100 colpi dell’artiglieria nordcoreana.

Il bilancio è stato di due soldati sudcoreani morti. I feriti sono venti: sedici militari e quattro civili. “È stata una provocazione che possiamo considerare un’invasione del nostro territorio”, ha detto il presidente sudcoreano Lee Myung-bak al termine di un incontro con i suoi consiglieri per la difesa e la sicurezza, “L’attacco sconsiderato contro i civili non è tollerabile, soprattutto mentre offriamo al Nord un aiuto umanitario”.

Riunito d’urgenza, il governo sudcoreano ha decretato il livello massimo d’allerta in tempo di pace. Le immagini da Yeonpyenog erano quelle di una battaglia. L’artiglieria sudcoreana ha risposto all’attacco con un centinaio di colpi. Mentre decine di palazzi erano in fiamme, i cittadini fuggivano via mare a bordo di barche da pesca e i caccia F16 dell’aviazione sudcoreana sorvolavano la zona. I rapporti tra Nord e Sud della penisola hanno toccato il livello più basso dal 26 marzo, giorno dell’affondamento della corvetta sudcoreana Cheonan, costato la vita a 46 marinai e per il quale Seul accusa Kim e i suoi generali.

Oggi come allora il regime nega e accusa i soldati del Sud di aver aperto il fuoco per primi. Sotto accusa le annuali esercitazioni militari condotte da Seul lunga la linea di frontiera e vicino all’isola contesa. Un tratto di mare lungo il confine tracciato dalle Nazioni Unite dopo la guerra del 1953, che Pyongyang non ha mai riconosciuto. Nonostante le proteste nordcoreane le esercitazioni sono andate avanti. Ma, hanno sottolineato i sudcoreani, i colpi sono stati sparati verso ovest e non verso nord.

“Malgrado i nostri avvertimenti il nemico ha sparato colpi d’artiglieria contro le nostre acque territoriali”, si legge in un comunicato dell’esercito nordcoreano, che ha minacciato nuovi attacchi. Rinviata una riunione d’urgenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, condanne sono arrivate dalla Nato, dagli Stati Uniti, dall’Unione europea e dalla Russia, che ha paventato il pericolo di “un’escalation colossale” se dovesse scoppiare un conflitto nella penisola. A Tokyo, invece, il premier Naoto Kan ha ordinato ai suoi ministri di prepararsi a ogni evenienza. Mentre un “preoccupato” governo cinese, l’unico vero alleato del Caro Leader, ha spinto per un rilancio dei colloqui a sei tra le due Coree, Washington, Pechino, Mosca e Tokyo. “Occorre capire bene cosa si successo”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Hong Lei a indicare che, molto probabilmente la stessa Cina fosse all’oscuro delle intenzioni di Pyongyang.

La minaccia atomica ricorre nelle preoccupazioni cinesi che paventano l’eventualità di un terzo test nucleare, dopo quelli del 2006 e del 2009 che portarono a un inasprimento delle sanzioni internazionali. “Servirebbe a dare un profilo alla figura del giovane leader Kim Jong-un”, ha scritto sul Global Times il professor Pan Rui dell’Università Fudan di Shanghai. La successione alla guida del regime resta sullo sfondo. Il terzogenito del Caro Leader appare come l’erede designato.

Sebbene sia stato nominato vice presidente della Commissione militare centrale del Partito dei lavoratori (Kwp) e generale a quattro stelle, manca tuttavia l’ufficialità della successione in attesa della quale, dicono gli analisti, potrebbero essere in atto manovre all’interno dell’esercito che, fermo restando il primato di Kim Jong-il, guida il Paese assieme al dittatore. La tempistica della promozione del giovane Kim, vuole dare un segnale di stabilità del regime, ha ricordato tempo fa la professoressa Rosella Ideo, coreanista e storica dell’Asia orientale all’Università di Trieste, ma allo stesso tempo indica come il Caro Leader, vecchio e malato abbia fretta di scegliere chi prenderà il suo posto.

Secondo Aidan Foster-Carter, la mossa di Pyongyang è parte di una manovra calcolata per mantenere l’attenzione del mondo intero su di sé. “Si tratta di un gioco provocatorio e allo stesso tempo peculiare. È una pazzia che ha un metodo”, ha scritto il coreanista dell’Università di Leeds sul Financial Times, “Ancora prima dell’attacco, l’aver permesso a uno scienziato americano di visitare un nuovo impianto per l’arricchimento dell’uranio costruito in appena diciotto mesi ha rimesso in primo piano la questione del nucleare”. Il riferimento è alla visita di Siegfried Hecker al centro di Yongbyon. Le nuove 1.000 centrifughe, ha spiegato, potrebbero avere semplicemente scopi civili ma, ha ammonito, “l’impianto potrebbe essere convertito facilmente a scopi militari”

[Pubblicato su Il Riformista del 24 novembre 2010]