Coronavirus, Wuhan è in quarantena

In Cina, Economia, Politica e Società by Redazione

UPDATE: 23 gennaio 18.16

Huanggang, a circa 70 km da Wuhan, è diventata la seconda città a ordinare la sospensione dei servizi stradali a partire dalle 23.00. Le autorità locali hanno inoltre ordinato la chisura di cinema, caffè e altri luoghi di intrattenimento al coperto, mentre ai cittadini è stato sconsigliato di lasciare la città. Misure più limitate sono state introdotte nella vicina Ezhou, dove per il momento è stata chiusa solo la stazione, e nelle cittadine di Chibi e Zhijiang. Intanto, è stata registrata la prima vittima fuori dai confini dello Hubei, si tratta di un ottantenne della provincia dello Hebei. Quasi la metà dei decessi ha interessato persone in età avanzata o con precedenti problemi di salute.

-La città di Wuhan si è impenata a costruire un nuovo ospedale dedicato alla cura del virus. Secondo il Beijing News, la struttura verrà completata in sei giorni

-Il ministero delle Finanze ha stanziato 144 milioni di dollari per supportare la provincia dello Hubei.

 

Il conto delle persone contagiate dal coronavirus e poste in quarantena è arrivato a 550 con 17 vittime. Sulle condizioni delle persone contagiate non si sa molto: secondo l’ultimo report ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa un quinto delle persone infette versa in condizioni ritenute «serie», ma è un’informazione che risale a lunedì.

I DATI PRELIMINARI mostrano un tasso di mortalità più basso della Sars del 2003, che infettò circa 8.000 persone, un decimo delle quali in modo mortale. Ogni valutazione è comunque del tutto provvisoria.

Ieri si è tenuto un vertice di emergenza dell’Oms per stabilire se il focolaio rappresenti un’emergenza di salute pubblica internazionale. La decisione avrebbe indotto le autorità a restringere la circolazione di persone e merci dalla Cina, con conseguenze globali sui commerci. Dopo molte ore di discussione, gli esperti non hanno raggiunto una decisione e hanno aggiornato la riunione a oggi. Finora, l’Oms ha dichiarato solo cinque volte lo stato di emergenza internazionale, l’ultima per il virus Ebola in Repubblica Democratica del Congo. La decisione stavolta pareva scontata, anche perché una delle emergenze internazionali permanenti è rappresentata dalla Sars, virus che ricorda per molti aspetti il coronavirus di oggi.

Il numero dei malati accertati è ritenuto molto più basso del numero reale di persone infette in circolazione. Due dei centri di ricerca più quotati in questo tipo di valutazioni, all’Imperial College di Londra e alla Northeastern University di Boston, forniscono stime simili tra loro, pari a circa 4.000 persone già contagiate.

I CALCOLI vengono fatti su base probabilistica a partire dal numero di persone malate rintracciate fuori da Wuhan: conoscendo il traffico aereo in uscita da Wuhan, il conto dei malati nei paesi esteri permette di stimare l’ampiezza reale del focolaio. La differenza tra i casi denunciati e quelli stimati deriva dal fatto che tra l’infezione e l’ospedalizzazione trascorrono in media una decina di giorni, tra incubazione e sviluppo dei sintomi.

Proprio a Wuhan le autorità sono giunte a una decisione senza precedenti: la città di dieci milioni di abitanti al centro del focolaio da ieri sera è chiusa all’esterno.

Ogni trasporto pubblico in entrata e in uscita è stato cancellato e gli spostamenti sono vietati alla popolazione. Le autorità hanno anche introdotto l’obbligo di maschera per chiunque frequenti luoghi pubblici, e hanno annullato tutti gli eventi previsti per il capodanno lunare di sabato prossimo. Come avviene regolarmente in questi casi di panico collettivo, non mancano i soliti speculatori che sfruttano il momento. Ieri, secondo i reporter di Bejing News su alcune piattaforme online il pacco da dieci maschere si aggirava sui 1.000 yuan (circa 130 euro).

IERI È STATO ANCHE IL GIORNO di Hong Kong, con i primi due casi di coronavirus nella città. Poco più di un dato simbolico, ma che dimostra come la rete ferroviaria ad alta velocità che collega le principali città del paese possa diventare un formidabile veicolo di diffusione.

A fronte di numeri comunque non (ancora) catastrofici, è altissima soprattutto la febbre mediatica che sta circondando il focolaio di nuovo coronavirus. Se nei primi giorni l’allarme nasceva dall’inerzia con cui le autorità cinesi hanno inizialmente trattato il caso, oggi sta avvenendo il contrario: i laboratori cinesi analizzano i nuovi ceppi virali rilevati nei pazienti e condividono immediatamente le informazioni con le autorità internazionali con un’efficienza che sta generando grande ammirazione nella comunità scientifica.

Da ieri è stata creata un’apposita pagina Wikipedia sul nuovo virus, su cui i dati vengono riportati in tempo reale e che risulta più aggiornata dei bollettini ufficiali dell’Oms. Ma il flusso di informazioni paradossalmente alimenta anche la sensazione esagerata di un’epidemia fuori controllo.

Di Andrea Capocci

[Pubblicato su il manifesto]