Corea del Sud – A dicembre la prima presidente donna?

In by Simone

Chi è la favorita alle prossime presidenziali sudcoreane di dicembre. Park Guen-hye, figlia dell’ex dittatore che ha governato col pugno di ferro Seul dal ’61 al ’79, nubile ed idolo di donne e anziani. 
Le colpe dei padri a volte rischiano di ricadere sui figli. Per questo in Corea del Sud ha fatto scalpore una corona di fiori per commemorare la sollevazione studentesca del 19 aprile 1960.

La composizione al centro delle polemiche è quella inviata da Park Geun-hye, leader del New Frontier (Seanuri in coreano), partito al governo e fresco vincitore delle elezioni politiche del 11 aprile nonostante i sondaggi e il basso gradimento verso il capo di Stato, Lee Myung-bak.

La corona era diversa dalle altre, più piccola, e non aveva il simbolo commemorativo scelto per ricordare la protesta. In più Park non ha partecipato alle commemorazione.

Niente di cui stupirsi per i detrattori. La leader del Seanuri è figlia di Park Chung-hee, il generale salito al potere con un colpo di Stato nel 1961, proprio in seguito alla rivolta, che governò il Paese con pugno di ferro fino al suo assassinio nel 1979.

Polemiche a parte, Park Geun-hye è però riuscita a conquistarsi un ruolo di primo piano nella politica sudcoreana. Il quotidiano progressista Hankyoreh la descrive addirittura come una celebrità, acclamata e riverita ad ogni tappa della campagna elettorale.

Un successo costruito marcando le distanze dal presidente Lee, che molti politologi considerano tuttavia legato più alla sua storia personale piuttosto che a ciò che dice o fa.

In un mondo politico dominato da figure carismatiche, Park è riuscita a ritagliarsi uno spazio speciale, ha scritto di lei il New York Times, che la paragona allo statista tedesco Otto von Bismark e a Evita Peron.

È la figlia di un dittatore trasformata in una donna di ferro prima dall’omicidio della madre nel 1974 e cinque anni dopo da quello del padre; è nubile e punta al potere in una società ancora fortemente patriarcale, è un critica attenta delle disuguaglianze sociali dentro un partito da sempre considerato vicino al mondo degli affari.

A dicembre potrebbe riuscire nell’impresa si diventare la prima presidente donna della Corea del Sud. La popolarità non le manca sopratutto tra le donne e gli anziani, per i quali il padre ha rappresentato l’uscita dalla povertà mettendo le basi della crescita economica sudcoreana con progetti infrastrutturali e indirizzandola verso l’import-export.

L’ombra del padre potrebbe però rivelarsi un ostacolo tra le fasce più giovani della popolazione che guardano a sinistra e collegano la figura di Park Chung-hee alla dittatura e alla repressione degli oppositori politici prima delle aperture democratiche alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso.

La strada di Park verso il voto di dicembre è iniziata ufficialmente lunedì scorso, con la chiusura delle candidature alle primarie del partito. Sono tre gli sfidanti di Park. Tutti uomini: l’ex presidente del Seanuri, Chung Mong-joon; l’ex ministro per gli Affari speciali, Lee Jae-oh; e il governatore della provincia di Gyeonggi, Kim Moon-soo, ultimo a lanciare la propria sfida.

"In molti pensano che la nostra candidatura sia come tentare di rompere una roccia con un uovo. Ma ci impegneremo perché pensiamo di potercela fare”, ha detto Kim conscio della solidità della candidatura di Park, che può contare su un sostegno nazionale pari al 40 per cento contro il suo scarno 3 per cento.

Gli sfidanti puntano sui punti deboli della favorita, su tutti il suo scarso radicamento nell’area della capitale Seul, persa dai conservatori lo scorso novembre.

Intanto si inizia a discutere sulle regole. L’attuale sistema delle primarie prevede che il candidato sia scelto al 50 per cento dai delegati e dai militanti del partito, al 30 per cento da un gruppo di cittadini e il restante 20 per cento basandosi su sondaggi.

Gli sfidanti sono favorevoli ad aprire maggiormente all’esterno il processo di selezione, sebbene porti con sé il rischio di intromissione dei militanti degli altri partiti per sostenere il candidato più debole. Tornando indietro al 2007, Park vinse sia il confronto tra i delegati che tra i cittadini, ma a favore del futuro presidente Lee giocò l’alto gradimento nei sondaggi.

[Foto credit: firstpost.com]