Corea del Nord – Golpe di tacco

In by Simone

Kim Jong-un, leader della Corea del Nord, da un mese è scomparso. Le voci sulla sua sorte si rincorrono, tra malattie, operazioni alle caviglie e un clamoroso colpo di Stato. Da Washington a Pechino tutti sono in allerta, scremando bufale da indiscrezioni verosimili.
Quando si scrive di Corea del Nord la sfida è di stile: riu­scire a por­tare a ter­mine un arti­colo imbot­tito di con­di­zio­nali e «si dice», capace però di rima­nere in un ambito di realtà. La Corea del nord è un mistero e un para­dosso di quest’epoca tec­no­lo­gica, che con­sente di arri­vare a noti­zie in real time e ven­ti­quat­tro ore su ven­ti­quat­tro, tranne lì, in quel buco nero che è il paese gover­nato – fino a prova con­tra­ria — dalla dina­stia comu­ni­sta di Kim Jong-un.

Il paese è tal­mente chiuso in se stesso, sigil­lato dall’interno, incu­rante per­fino di quanto accade nel resto del mondo, che tal­volta anche i cinesi, che pure dovreb­bero avere i canali migliori per cono­scere quanto accade a Pyon­gyang, dicono di non sapere cosa stia suc­ce­dendo dall’altra parte del confine.

Tutto quindi appare pos­si­bile, al punto che i fatti nord coreani spesso diven­tano una fonte di cla­mo­rose bufale o sto­rie tra il grot­te­sco e la vio­lenza straor­di­na­ria (come la sto­riella dei cani rab­biosi usati per ster­mi­nare nemici poli­tici, o dell’ex fidan­zata di Kim uccisa per­ché amante dei film porno: entrambe le «tra­ge­die» si sono rive­late false). La que­stione però – per quanto la dina­stia dei Kim si pre­sti a nar­ra­zioni ad effetto – è che le vicende di Pyon­gyang, pre­oc­cu­pano non poco i vicini territoriali.

L’idea che il regime col­lassi o dia vita a esodi o — peg­gio ancora — scon­tri civili, è un motivo di ansia tanto per Pechino, quanto per Seul e Washing­ton. Dal 2011 il paese è gover­nato dal gio­vane Kim jong-un, un oggetto miste­rioso per­fino per i suoi sud­diti. Gli stessi nord coreani che si pos­sono incon­trare al con­fine con la Cina, infatti, non hanno dubbi: Kim jong-un è al potere per­ché iden­tico al nonno.

Nel senso che il Bril­lante Com­pa­gno è uguale fisi­ca­mente all’Eterno Pre­si­dente e le foto lo con­fer­me­reb­bero. Un potere basato sulla somi­glianza fisica, voluta e cer­cata, non può non nascon­dere insidie.

Ed ecco che a sor­presa, viene fuori che Kim jong-un da un mese non si fa vedere in giro. Per le con­sue­tu­dini gerar­chi­che e comu­ni­ca­tive asia­ti­che — che non lesi­nano in imma­gini uffi­ciali del capo che «lavora duro» per il pro­prio popolo — è un dato pre­oc­cu­pante. Pare che la tele­vi­sione in Corea del Nord stia man­dando in con­ti­nua­zione imma­gini di reper­to­rio per assi­cu­rare che tutto è sotto con­trollo, che Kim lavora per il Par­tito e la nazione nord coreana; ma le voci sono ormai fuori controllo.

Kim sarebbe stato fatto fuori, esau­to­rato. O ancora, morto, o lon­tano da Pyon­gyang, a curarsi o agli arre­sti. Tutto — ora — sarebbe in mano ad un organo creato dal padre prima di morire, nel 2011; si trat­te­rebbe del «Dipar­ti­mento Orga­niz­za­tivo e Disci­pli­nare», un nome pyn­cho­niano per un uffi­cio dai com­piti oscuri, di cui quasi non si cono­sceva l’esistenza. O ancora, altra voce, la più sug­ge­stiva: gesti­sce tutto Kim Yo Jong, la sorella di Kim. Ci arri­ve­remo, ma con ordine: primo occorre dire chi è Kim e come è arri­vato al potere.

Dov’è il capo

Secondo i nord coreani pare che Kim — una ghiotta icona acchiap­pa­clic in Occi­dente – non sia molto noto e amato in patria.
Le sue foto non sono ovun­que, come quelle del padre e del nonno. Per una società con­fu­ciana, del resto, un pischello alla guida non è pro­prio l’ideale: natu­rale dun­que la dif­fi­denza del popolo. A que­sto va aggiunto il pas­sato. Dov’era Kim jong-un durante l’Ardua Marcia, ovvero uno dei periodi peg­giori di care­stia, fame e morte in Corea del Nord? Lo sanno tutti, pare: era a fare la bella vita in Sviz­zera, a ingoz­zarsi di for­maggi (tra le tante voci, si è dif­fusa anche quella che lo vedrebbe amma­lato per indi­ge­stione di «for­mag­gio sviz­zero»), a guar­darsi i match di Nba, a diver­tirsi, men­tre il suo popolo moriva di stenti e fame nera.

Secondo ele­mento: per­ché Kim è scom­parso? Stando alla rico­stru­zione uffi­ciale for­nita dai media nor­d­co­reani Kim avrebbe subìto un inter­vento ad entrambe le cavi­glie. Nelle ultimi appa­ri­zioni, viene sot­to­li­neato, in effetti cam­mi­nava zop­pi­cando. L’intervento si sarebbe reso neces­sa­rio, per­ché Kim uti­liz­ze­rebbe il cosid­detto «tacco cubano» per sem­brare più alto.

Natu­ral­mente girano altre voci: gotta, dia­bete, obe­sità. Il dato certo è che da un mese non si vede e non si è pre­sen­tato a due eventi fon­da­men­tali per un lea­der come lui: la seduta dell’Assemblea popo­lare, che costi­tui­sce una sorta di par­la­mento del paese e soprat­tutto le ceri­mo­nie in Corea del Sud dei gio­chi asia­tici, cui invece sono andati due fun­zio­nari nor­d­co­reani, che per altro par­rebbe aver aperto a nuovi dia­lo­ghi con Seul.

L’assenza di Kim e l’apertura verso Seul, sareb­bero due indizi del fatto che – forse — a Pyon­gyang le acque pro­prio tran­quille non sono. Come spe­ci­fica in que­sti giorni la stampa cinese, la visita della dele­ga­zione di fun­zio­nari di alto livello di Pyon­gyang nella città sud­co­reana di Incheon sabato alle ceri­mo­nie dei gio­chi asia­tici, sarebbe un evento «strano».

Il numero due del regime, Hwang Pyong-So, avrebbe por­tato i «saluti cor­diali» di Kim ai fun­zio­nari della Corea del Sud, con i quali si è incon­trato. «Ciò – ha scritto il quo­ti­diano di Hong Kong, South China Mor­ning Post — è solo ser­vito a far decol­lare la spe­cu­la­zione dei media e degli acca­de­mici sul per­ché Pyon­gyang stia facendo un gesto con­ci­liante in que­sto momento».

Il mini­stro sud­co­reano dell’Unificazione Ryo Kihl-jae avrebbe anche appro­fit­tato «della rara oppor­tu­nità di avere infor­ma­zioni di prima mano dal Nord» per chie­dere dello stato di salute di Kim. «Non c’è niente di pre­oc­cu­pante riguardo la salute del lea­der Kim», ha rispo­sto il segre­ta­rio per gli affari coreani del Par­tito dei Lavo­ra­tori Kim Yang-gon.

Il colpo di Stato

Secondo alcuni media che seguono da vicino, per quanto sia pos­si­bile, le vicende di Pyon­gyang, non ci sareb­bero dubbi: saremmo di fronte a un colpo di Stato. E tutto sarebbe comin­ciato in un momento ben pre­ciso, ovvero «l’esecuzione dello scorso anno dello zio di Kim e poi del secondo in comando, Jang Song-taek».

Toc­care la fami­glia avrebbe costi­tuito uno sgarro inac­cet­ta­bile, oltre il quale non si sarebbe potuti più andare. La nar­ra­zione pro­po­sta «vede il gio­vane lea­der messo da parte, in un ruolo di pre­sta­nome. Hwang, che ha accu­mu­lato nuovi poteri mili­tari e poli­tici negli ultimi mesi, avrebbe usur­pato l’autorità di Kim e sta­rebbe dando gli ordini da quello che un tempo era un oscuro dipar­ti­mento del Par­tito dei lavo­ra­tori al potere», è la teo­ria espressa da New Focus Inter­na­tio­nal, un sito di noti­zie auto­fi­nan­ziato che sostiene di offrire con­te­nuti auten­tici e di prima mano sulla Corea del Nord.

«La grande noti­zia è che ora il «Dipar­ti­mento Orga­niz­za­tivo e Disci­pli­nare» ha preso il soprav­vento», ha dichia­rato Jef­frey Lewis, uno studioso di difesa e sicu­rezza del Mon­te­rey Insti­tute of Inter­na­tio­nal Stu­dies.
Lewis defi­ni­sce la spe­cu­la­zione su un colpo di Stato interno «una estra­po­la­zione ter­ri­bil­mente forte in quanto pro­ve­niente da dati che potreb­bero essere insi­gni­fi­canti, com­prese le rela­zioni di un divieto di viag­gio per i resi­denti di Pyon­gyang e la pre­senza di guar­die del corpo con Hwang durante la sua visita a Incheon».

Stando alla «tra­di­zione», infatti solo il lea­der Supremo avrebbe il diritto alla pro­te­zione, non certo un fun­zio­na­rio, per quanto di grado apicale, come Hwang. «Penso che si tratti in ogni caso di voci plau­si­bili, o almeno credo valga la pena pre­starvi atten­zione: è sicu­ra­mente un dato di fatto e inte­res­sante che Kim sia lon­tano dai riflet­tori da molto tempo», ha spe­ci­fi­cato Lewis. Qual­cosa di strano sem­bra dun­que stia accadendo.

Il mistero di Kim Yo Jong

Ed eccoci a Kim Yo Jong, la sorella di Kim. Secondo alcune fonti sarebbe lei ad avere preso in mano la situa­zione, deci­dendo la neces­sità di cure per Kim e pren­dendo momen­ta­nea­mente il potere in sua vece.

Kim Yo Jong non è certo una novità per chi si occupa di Corea, per quanto le spe­cu­la­zioni sul paese siano sem­pre tante. Era già com­parsa accanto al fra­tello nei giorni dell’investitura, ha stu­diato con lui in Sviz­zera e rico­priva già un ruolo impor­tante nelle cari­che del Par­tito dei Lavo­ratori della Corea del Nord.

Kim è nata il 26 set­tem­bre 1987, è la figlia più gio­vane nata dalla rela­zione di Kim Jong-il con Ko Yong Hui. Secondo gli ana­li­sti del paese, la gio­vane Kim avrebbe aiu­tato il fra­tello a pre­pa­rare la sua suc­ces­sione al trono dina­stico comu­ni­sta di Pyon­gyang, con inca­ri­chi che ancora oggi ven­gono con­si­de­rati «misteriosi».

Pare certo che tra i suoi ruoli ci sia, o ci sia stato, quello deci­sa­mente rile­vante di mini­stra della Pub­blica sicu­rezza. E in un paese che si basa sul con­trollo, gestire le forze di poli­zia potrebbe essere un van­tag­gio, se le cose dav­vero doves­sero met­tersi male per la famiglia.

O per orga­niz­zare un colpo di Stato, il cui primo mes­sag­gio è la ria­per­tura di un dia­logo con i coreani del Sud. Da tempo sia Pechino, sia Seul e Washing­ton, pen­sano a cosa potrebbe acca­dere nel caso di un col­lasso del regime di Pyongyang.

E da sem­pre si è ragio­nato su ipo­tesi di cam­bia­mento e aper­ture, che potes­sero svol­gersi inter­na­mente al potere del Nord, senza troppi scos­soni e vio­lenze. Kim Yo Jong può essere dun­que una rispo­sta a que­ste dina­mi­che? Potrebbe.

[Scritto per il manifesto; foto credit: mirror.co.uk]