Cinesi nel pallone

In by Simone

Continuiamo l’allenamento: palla, sempre palla, uno contro uno, due contro uno, tre contro uno. Chi sta in difesa deve capire che c’è più vantaggio a stare davanti. Due ore di tecnica e giochi. Siamo in Cina, a Pechino, in una scuola calcio italiana. Il ragazzino è un pò sovrappeso. Mi ricordo quando a me infilavano il giubbettino antiproiettile. Nel mio passato ho un Vujadin Boskov che mi disse un giorno: devi perdere sei chili. Un paio di vite fa, forse tre.

Questo, gira per il campo, un pò spaesato. Gli arriva una palla, bassa, innocua, si gira dall’altra parte. Ho accanto a me un ragazzo della scuola calcio e gli dico, "vedi che a quello bisogna fare i pantaloncini con le tasche", come il mitico Nicola Caccia.

Continuiamo l’allenamento: palla, sempre palla, uno contro uno, due contro uno, tre contro uno. Chi sta in difesa deve capire che c’è più vantaggio a stare davanti. Due ore di tecnica e giochi.

Poi arriva Il genitore. C’è uno dei ragazzini che è molto bravo. Insomma quanto può essere bravo un bambino di 9 anni. Di strada davanti ancora tanta.

Il padre arriva e mi fa: come va mio figlio? Io gli dico: bene, è bravo. Lui mi chiede: cosa insegnerete quest’anno a questi ragazzini? Tiro una mini pippa sulla tecnica, che il tizio è cinese e io il cinese lo “esprimo”, usando anche mani, piedi e parole in inglese, italiano e genovese stretto. Tecnica e saper combattere e anche perdere, in poche parole.

Ah, fa il padre. Non mi diventa C-Luo? C-Luo è il nome cinese di Cristiano Ronaldo.

Siamo in Cina, a Pechino, in una scuola calcio italiana.

Per capire come vedono i cinesi il calcio: la possibilità di svoltare e di fare soldi. Sognano il calcio europeo, vanno fuori di testa per Italia, Inghilterra e Spagna (anche se poi ci sarà da fare un discorso sul perché la Cctv trasmette quasi tutto il campionato tedesco e non quello italiano).

Adorano l’Italia, specie quella del 1982. Perché fu la prima coppa del mondo ad essere trasmessa in diretta televisiva in Cina.

Non è strano imbattersi in un taxista che sapendo di avere un italiano a bordo esclama: “Altobelli”. Io di solito rispondo con “Bruno Conti”. Qualcuno annuisce, qualcuno rilancia con un improbabile “Selvaggi!” (questo è quasi vero).

In Cina lo sport più praticato se togliamo i vari ping pong e badminton è il basket. Per dire, per le strade i bambini giocano a basket non a calcio. Un ragazzino dell’hutong vicino a casa un giorno mi ha chiesto se mi piace il basket. Gli ho detto di no, che con le mani sono capaci tutti.

Il calcio piace soprattutto se lo si guarda in tv. Alcuni in occasione dei Mondiali, causa fuso (anche adesso non è che si scherza, Italia-Inghilterra è stata alla 2:45 di notte, mica facile) chiedono ferie, si inventano storie strappalacrime, perché il calcio guardato piace.

In Cina ci sono stati tanti scandali, le mazzette, le scommesse. Sono arrivate anche alcune condanne.

Il campionato, la Chinese Super League, è di livello abbastanza basso, anche se quest’anno sembra vagamente più competitivo. Io, come ogni nostalgico, ho solo una squadra del cuore, il Genoa.

Ma in ogni posto ho una squadra per cui simpatizzo. In Cina tocca al Beijing Guoan, i cui tifosi ultimamente sfasciano Jaguar fuori dallo stadio.

Uno scudetto solo, nel 2008. Al momento siamo secondi a 25 punti. Primo è il Canton di Lippi. Quei fighetti dello Shanghai (Anelka e compagnia) sono solo dodicesimi.

Si dice – girano molte leggende metropolitane – che il prossimo boss del paese, Xi Jinping, sia appassionato di calcio e abbia promesso i mondiali alla Cina. Immaginari, soft power, calcio, la Cina sta arrivando anche lì.

E se dicono di volerlo fare, pur tra mille ottusità e stranezze, contraddizioni e chissà quali magheggi, c’è anche un pò da crederci.

[Continua qui] [Scritto per Futbologia; Foto Credits: maopost.com]