Cina – Il credito parallelo p2p

In by Simone

I primi passi di un sistema bancario privato, in Cina, sono claudicanti. Lo conferma la notizia riportata dal Financial Times secondo cui decine di siti che effettuano prestiti peer-to-peer hanno chiuso o stanno chiudendo a causa dell’impossibilità, da parte dei debitori, di restituire il denaro preso a prestito.
Alla radice, il generale rallentamento dell’economia – 7,5 per cento nel 2013 dal 7,8 di un anno prima – e la mancanza di regole, che rendono gli scambi tra privati redditizi ma anche altamente rischiosi. Il sistema si è gradualmente sviluppato nel tempo perché il credito istituzionale, oltre Muraglia, è monopolizzato dalle grandi banche di Stato, che difficilmente lo concedono alle piccole imprese.

Con il generale rallentamento dell’economia internazionale, molti piccoli produttori cinesi, cresciuti negli anni d’oro delle esportazioni, si sono trovati negli ultimi anni a corto di liquidità. Per stare a galla, si sono quindi rivolti ai prestiti concessi loro da altri imprenditori più fortunati che vedevano nella microfinanza un modo per aumentare i propri profitti.

I siti P2P fanno da intermediari e, con un minimo onere di servizio, connettono le persone che vogliono investire soldi con coloro che cercano di prendere in prestito piccole somme. Il problema è che, proprio per loro natura, le aziende P2P tendono a fornire prestiti ad alcuni dei debitori più rischiosi del Paese.

La graduale creazione di un mercato del “credito ombra” altamente destabilizzante – a cui non partecipano solo individui che prestano il proprio denaro, ma gli stessi istituti di credito che aggirano creando prodotti di wealth management – ha spinto il governo cinese a intervenire e, nella seconda metà dello scorso anno, la banca centrale ha cominciato a trattenere liquidità provocando un salto significativo dei tassi sui prestiti. Questi aumento degli interessi ha mandato in rovina molti debitori a rischio.

Pur rappresentando una piccola frazione dei crediti che circolano in Cina, il credito P2P rivela quindi un disagio ben più ampio. Sul volume complessivo dello “shadow banking”, ci sono varie stime. Secondo il rapporto di un think-tank vicino al governo di Pechino, a fine 2012 il complesso delle attività sommerse poteva essere valutato intorno ai 20.500 miliardi di yuan (3.350 miliardi dollari), a fronte di un dato ufficiale di 14.600 miliardi di yuan (2.390 miliardi dollari ).

Secondo Haibin Zhu, capo economista per la Cina di JPMorgan, il “credito parallelo” del Celeste Impero equivale addirittura a 36.000 miliardi di yuan (5.860 miliardi dollari) in tutto, in tal caso saremmo ben oltre la metà del Pil del Paese. In questo quandro, il settore P2P è comunque cresciuto da 30 milioni di dollari nel 2009 a 940 milioni nel 2012 e potrebbe raggiungere un volume complessivo di 7,8 miliardi di dollari entro il 2015, secondo una ricerca pubblicata lo scorso anno dalla società di consulenza Celent.

Delle quasi mile aziende P2P che operano in Cina, 58 sono andate in bancarotta nel corso dell’ultimo trimestre dello scorso anno, secondo in Online Lending House, sito web che informa sul settore. Ma un numero molto maggiore sarebbe attualmente in difficoltà.

Xu Hongwei , chief executive di Online Lending House, stima che l’80 o il 90 per cento delle imprese P2P cinesi potrebbe fallire. Il problema, secondo lui, è che il settore si è espanso troppo in fretta e con regole insufficienti. Roger Ying, fondatore di Pandai, uno dei siti sopravvissuti, sostiene che “un sacco di aziende P2P si sono ciecamente copiate a vicenda, senza un business plan abbastanza robusto per reagire ai cambiamenti del mercato”.

La banca centrale cinese cerca di sorvegliare e reprimere. Poco tempo fa ha ricordato a tutti che alcune pratiche di credito illegali, come per esempio investire i soldi dei propri clienti in prodotti finanziari, sono addirittura punibili con la pena di morte. Tuttavia c’è anche chi ritiene che una bella “ripulita” del settore sia auspicabile, perché elimina le società di P2P più deboli e conserva invece la cerchia ristretta di quelle in salute.

[Scritto per Lettera43; foto credits: money.cnn.com]