Baidu, Alibaba e il boom della net economy cinese

In by Gabriele Battaglia

Baidu, azienda proprietaria del più famoso e trafficato motore di ricerca cinese, sta per acquistare l’application store 91 Wireless per l’equivalente di 1,9 miliardi di dollari. È la maggiore acquisizione della società e rivela l’ormai consolidata importanza del mercato mobile in Cina. Con più di dieci miliardi di download a oggi, 91 Wireless è la numero uno tra le piattaforme cinesi per le applicazioni destinate agli smartphone.

Secondo quanto si apprende da un memorandum d’intesa vincolante, Baidu rileverà la quota del 57,4 per cento appartenente NetDragon Websoft e quindi, alle stesse condizioni, le rimanenti porzioni societarie disseminate tra altri soci.

Nell’acquisizione dell’app store, Baidu sfrutta la particolare situazione venutasi a creare da quando, dopo un conflitto relativo alla censura durato diversi mesi con il governo di Pechino, Google China ha spostato molte delle proprie attività a Hong Kong. Da allora, nonostante il sistema operativo di Google – Android – sia il più popolare tra gli utenti mobile cinesi, il relativo negozio di applicazioni, Google Play, risulta spesso inaccessibile o poco user friendly per chi si trova sul continente.

Come risultato, un certo numero di negozi online per Android competono per accaparrarsi quote di mercato. Mentre alcuni sono gestiti da grandi compagnie Internet cinesi, altri appartengono a società più piccole e indipendenti. Il mercato di app store rimane quindi frammentato e i grandi player cercano di mettere insieme i pezzi.

Gli osservatori registrano un notevole attivismo di Baidu negli ultimi mesi – risale a maggio l’acquisizione per 370 milioni di dollari di Pps, una piattaforma per i video online che ben si adatta ai telefonini – segno che la compagnia vuole colmare il divario nel mercato mobile con il concorrente Tencent, che sembra in formidabile e inarrestabile crescita grazie alla “killer application” Weixin (WeChat), l’instant messenger che ormai rivaleggia anche sul mercato occidentale con WhatsApp (vedi pubblicità con Leo Messi come testimonial).

Al tempo stesso, Alibaba, l’altro grande player, ha annunciato di aver acquistato una quota del sito di turismo online Qyer, in una corsa, soldi alla mano, per ritagliarsi fette sempre più grosse di mercato.

“Con tonnellate di yuan a portata di mano, la scelta migliore è quella di investire nel potenziale di crescita per il futuro”, ha dichiarato al South China Morning Post Hong Bo, esperto di information technology di Pechino. È una reazione a catena che riempie le tasche di chi inventa l’applicazione giusta al momento giusto, in uno scenario che ricorda il boom della net economy, in Occidente, di un quindicennio fa.

Baidu ha da sempre focalizzato il proprio business sul web. Si può dire che sia rimasto parzialmente spiazzato dall’esplosione del mobile, che ha avvantaggiato altre compagnie. Secondo dati ufficiali, su 564 milioni di utenti internet, 420 milioni si connettono ormai via mobile (più o meno l’equivalente numerico della popolazione statunitense sommata a quella messicana) per una media di venti ore a settimana.

Di Tencent e Weixin si è detto. Ad aprile, Alibaba – già maggiore compagnia cinese di e-commerce – ha investito 586 milioni di dollari per acquisire il 18 per cento di Sina, la società che gestisce Weibo, il microblog più famoso della Cina, in una partnership incentrata sul cosiddetto social commerce: vendere merce utilizzando la potenza della socialità in rete.

[Scritto per Lettera43; foto credits: ibtimes.com]