Aspettando il Congresso

In by Gabriele Battaglia

Tra poco più di un mese inizierà il Congresso del Partito comunista cinese. Ma prima bisogna capire che fine farà Bo Xilai. Dal processo alla Banda dei Quattro nessun politico di così alto rango era stato processato per crimini. Anche sul destino del "nuovo Mao" si gioca la strategia futura del Pcc.
Mentre la Cina trascorre gli ultimi giorni di vacanza, tutta l’attenzione politica è ormai indirizzata a due eventi: il congresso del Partito Comunista e il processo a Bo Xilai.

Del primo si conoscono le date, comincerà l‘8 novembre, ma non si sapranno i temi caldi e i nomi che usciranno fuori, fino al consueto ultimo minuto, quando i prescelti a sedere nella Commissione Permanente del Politburo faranno la loro comparsa tutti insieme, poco prima della chiusura. Del secondo, il procedimento a Bo Xilai, non si conoscono le date, ma esperti e analisti discutono ampiamente circa le possibilità e le conseguenze che un processo per crimini comuni può attuare nella realtà sociale e politica cinese.

L’ex leader di Chongqing, capace di raccogliere intorno a sé l’ala di “sinistra” del Partito Comunista, sarà infatti il politico comunista di più alto rango ad essere processato per crimini, dopo gli appartenenti alla nota Banda dei Quattro. Una scelta particolare, dato che si è pensato per lungo tempo che Bo potesse essere processato internamente al Partito, per questioni specificamente disciplinari.

La scelta di un procedimento “pubblico” indica chiaramente la volontà della leadership comunista di affossare una volta per tutta la popolarità di Bo, sfruttando corruzioni, amanti e delitti commessi anche precedentemente la sua attività a Chongqing. Bo Xilai verrà giudicato per reati che faranno dimenticare il peso politico della sua epurazione.

Al riguardo si è espresso Cheng Li, direttore del Brookings Institution’s John L. Thornton China Center, sulle pagine del National Bureau of Asian Research: “è probabile, ha detto, una punizione severa per Bo, come si può evincere dalla lunga lista di accuse contro di lui, come ostruzione della giustizia, abuso di potere, violazione delle regole del partito, corruzione, e altri crimini possibili. Ma la cosa più importante, a mio avviso, è l’ultima accusa, quella secondo la quale avrebbe ostacolato le indagini sulla morte di Heywood (il britannico per il cui omicidio è stata accusata e condannata la moglie di Bo, ndr)".

"Ciò potrebbe indicare, come alcune persone in Cina hanno sospettato, che Bo Xilai è sotto inchiesta per il coinvolgimento in omicidi multipli. Ci potrebbero essere anche altre accuse sensazionali contro di lui, come il rilascio di informazioni segrete o perseguire affari illegali con gli stranieri, come è circolato sui social media cinesi”.

La punizione esemplare, dunque, dovrebbe servire a porre nel definitivo dimenticatoio della storia il tentato assalto al cielo del principino rosso Bo Xilai, ma in molti ritengono che in realtà, le accuse che verranno mosse contro di lui, finiranno per rafforzare nei cinesi la sensazione di impunità della propria classe dirigente.

Come ha scritto Jamil Anderlini, ottimo reporter del Financial Times a Pechino, “dalle rivelazioni di corruzione massiccia all’omicidio dell’uomo d’affari britannico Neil Heywood – ucciso dalla moglie di Bo, Gu Kailai – il sordido affare ha dimostrato al popolo cinese e al mondo che il marcio arriva fino ai vertici”.

Uno dei mantra del Partito Comunista, nel tempo e specie negli ultimi anni, era stato infatti quello secondo il quale la corruzione andava estirpata soprattutto laddove covava più che in altri luoghi, ovvero nei ranghi più bassi del partito o in quelli periferici.

Un leit motiv ripetuto talmente tante volte, da convincere anche la stampa occidentale: “la spettacolare ascesa della Cina – ha scritto il Financial Times – e il suo successo nel fare uscire centinaia di milioni di persone dalla povertà assoluta, combinata con l’intensa segretezza che circonda gli alti funzionari, hanno convinto molti ad accettare questa visione di un imperatore giusto e benevolo che detta legge da Pechino”.

L’affaire Bo Xilai, invece, dimostrerebbe l’esatto contrario. La sfida ancora una volta si ripete: opinione pubblica cinese da un lato e controllo del Partito dall’altro. E non pochi aspettano che nuovi varchi nella socialità cinese si aprano, specie in un momento in cui l’economia stenta e potrebbe dare adito a proteste sociali. 

[Scritto per Lettera43; foto credits: scmp.com]