Asia-Files: l’anno del coniglio ubriaco in Malaysia

In by Simone

Arriviamo appena in tempo per prendere posizione attorno all’altare, mentre i primi fuochi d’artificio cominciano a scoppiettare nel cielo di mezzanotte. Un uomo di mezza età sta estraendo una spada, e ne guarda la lama. Come rapito, improvvisamente tira fuori la lingua e si fa scorrere il filo della lama sulla punta, incidendola verticalmente. Si porta poi una mano alla bocca e stringendosi  la lingua con le dita si riempie il palmo di sangue.  Con una rapida passata, presto la sua faccia assume una tonalità rossastra. L’uomo sta bevendo. Beve alcol, senza fermarsi, e inizia a perdere il controllo, lentamente. Ma non si tratta del vino. É un dio, Tai Su Yeah, o il Re dell’Inferno. Lo sta possedendo.

 

 

La fila di persone riempie interamente il tempio, disteso sul fianco di una collina qualunque di Batu Maung, dietro la zona industriale nell’angolo sud-est dell’isola di Penang. Abbastanza nascosto, per trovarlo abbiamo dovuto chiedere informazioni in un altro tempio vicino. Gli occidentali presenti sono solo tre, noi tre; il resto dei fedeli, un centinaio, sono tutti cinesi. La maggior parte è in fila, aspettando paziente il proprio turno per consultare il medium che, con un’ombra di sangue rappreso a mascherargli la faccia a mo’ di clown infernale, siede su uno sgabellino ondeggiando. L’alcol, o Tai Su Yeah, sta facendo effetto. Le esplosioni del capodanno risuonano lontane, e tutti sono tanto sorpresi quanto deliziati dal fatto che tre stranieri abbiano fatto una tale apparizione. Sembra quasi che a noi sia riservata più attenzione che al medium.

 

 

La Malaysia è il paese del Sud Est asiatico con il maggior numero di immigrati cinesi, provenienti principalmente dal Guangdong, dal Fujian e dall’isola di Hainan. Questa ampia fetta della popolazione malese (circa il 23%)  conserva la maggior parte delle tradizioni taoiste ormai perse nella Cina ultramoderna di oggi. Queste credenze vanno a pescare nel calderone più ampio della tradizione religiosa folkloristica cinese, e includono pratiche originarie dell’animismo e del misticismo. La stessa possessione spiritica è un fenomeno che deriva dagli antichi riti ormai estinti nella Cina continentale, ma trasportate dai cinesi migranti e ancora vivissime nell’immaginario religioso malese e singaporiano. Si dice che quando la divinità prende il controllo del corpo di un umano, quest’ultimo acquista dei poteri soprannaturali, come essere in grado di camminare sul fuoco, diventare immune ai tagli ed alle ferite da coltello… un dio può sopportare tutto. E anche divertirsi a parlare e predirre la sorte ai vari credenti che aspettano il proprio turno in fila, eccitati dall’apparizione divina in spoglie umane.

 

 

Un’usanza bizzarra che diventa vera e propria normalità nella Malaysia cinese, tanto che ogni tempio ospita simili spettacoli tutto l’anno, durante le varie festività del calendario cinese. Ma il tempio di Tai Su Yeah ha qualcosa di speciale, che mai ho visto prima: le sue pareti e le finiture della sua architettura sono ornate da bottiglie di birra vuote incementate nelle colonne, e varie pareti sono formate da fiaschi per il vino, decorati con pitture dai colori dolci. C’è poco da aggiungere: a Tai Su Yeah piace bere. E si vede, da quanto il medium trangugia coppe ricolme d’alcol, una dietro l’altra. Ai presenti la situazione non fa alcun effetto, anzi. Pare che li appassioni e li diverta.

 

 

«Tai Su Yeah è un dio molto giovane e birichino, viene da Taiwan» mi spiega mister Tang, il nostro contatto col tempio «Il medium, sapete, è un dottore molto rinomato. Non lo direste, a vederlo così…». Mister Tang aggiunge che, a parte occasioni speciali come questa vigilia del Capodanno cinese, le cerimonie si organizzano in base alla richiesta dei fedeli. «Quando c’è bisogno di sapere, quando i nostri discepoli lo chiedono, allora chiamiamo il medium. E Tai Su Yeah viene sempre… è un dio giovane, ha solo 13 anni, e gli piace bere e divertirsi… sapete, è un ragazzo giovane!»

 

 

La lunga coda di persone aspetta il proprio turno con pazienza, mostrando solo un po’ di eccitazione. Ci sono molte donne, giovani e anziane, alcune ben vestite, altre in abiti un po’ consunti. Tradizionalmente e come precedentemente riportato, questi sono i clienti ideali del medium, o dang-ki. Donne probabilmente non troppo acculturate e di estrazione sociale medio bassa, conservatrici, che aspettano la profezia:  litanie di parole e fatti che spesso hanno un senso intelligibile solo nelle loro menti. Come se queste persone proiettassero le proprie pulsioni nelle parole infervorate dei Dio ubriaco.

 

 

Il medium, quando si accorge di noi, ci dà un hong bao (una busta rossa) propiziatorio e dopo un attimo di tentennamento si mette a parlare in inglese. «Non preoccupatevi» ci dice mister Tang, «Tai Su Yeah è un dio moderno, e sa che l’inglese è la lingua internazionale. Perdonatelo soltanto perché a volte ubriaco com’è non è molto fluente!». Mi chiedo in quale incredibile posto siamo capitati. Ma sicuramente un inizio dell’anno del Coniglio di metallo così fa presagire grandi cose all’orizzonte… e a quel punto, mister Tang ci offre una porzione di maiale arrostito, e non è proprio il caso di rifiutare. Consumiamo in una terrazza con vista sulla propaggine meridionale dell’isola, mentre i fuochi d’artificio scoppiettano colorati nel cielo scuro sopra di noi, e queste donne e uomini curiosamente aspettano di vedere il proprio futuro trascritto dai rantoli del dang-ki. In questo preciso momento, non vorrei essere da nessun’altra parte.

*Marco Ferrarese vive, scrive e lavora a Penang, Malesia. Per il momento. Inesauribile viaggiatore e musicista, cerca di catturare le impressioni dei paesi in cui vive. Il suo sito è www.monkeyrockworld.com