Arte e Società: i nuovi problemi dell’arte contemporanea cinese

In by Simone

Il 16 luglio presso lo spazio espositivo Yishu 8 nelle vicinanze di Guomao, la city di Pechino, oriente ed occidente si sono nuovamente confrontate su uno dei punti di maggiore incomprensione: il ruolo dell’arte nella società.
Da anni si discute sui nuovi valori dell’arte contemporanea cinese dopo l’ondata di globalizzazione che l’ha travolta, o ancora la domanda sulla eventuale e possibile responsabilità civile artistica nel mondo contemporaneo, sui modi attraverso i quali valutarla. Le nuove forme di ispirazione, nonché eventuali influenze reciproche nello sviluppo artistico.
Questioni annose su cui è difficile trovare un punto d’accordo. Lo hanno dimostrato recentemente Huang Du, critico e curatore indipendente per Arario ed il Today Art Museum, e Simon Groom, direttore della sezione arte contemporanea per lo Scottish National Galleries, ospiti del dibattito.

“Arte e Società” è solo una delle tante tematiche inserite nel ciclo di conferenze legate a “The Art of Enlightenment”, pomposa mostra ospitata al Museo Nazionale di Pechino fino a Gennaio 2012 e dove sono esposti i grandi pittori occidentali come Füssli, Piranesi e Goya.
Titolo e mostra sembrano avere un obiettivo piuttosto chiaro: voler mostrare il grande contributo che l’illuminismo ha portato in Cina.
L’illuminismo ha influenzato tutto il mondo contemporaneo, senza essere però qualcosa di prefabbricato, ma inserito nell’ambiente in cui si trova ad operare. In questo modo ci è stato essenzialmente rivelato come l’uso degli stessi termini di valore in un confronto artistico tra oriente ed occidente sia il metodo più scorretto per giungere ad una comprensione reciproca.

In occidente l’artista è sempre stato lo scienziato dell’arte, lo studioso della luce. In Cina questo valore scientifico non è mai esistito. Anche solo l’arte indipendente – che esulava dalle direttive dell’accademia imperiale – ha sempre avuto un ruolo intimistico e assolutamente non didattico, fattore che invece, attraverso la Chiesa in occidente, è stato un elemento caratterizzante. Viene così sottolineato come la pittura ad olio non abbia mai attecchito in Cina prima del XX Secolo non perché non ce ne sia stata l’occasione – come i dipinti di Spoilum / Guan Zuolin – ma per una semplice differenza di gusto estetico. Allo stesso modo si può dire che valori come la democrazia e la libertà, se in futuro verranno adottati, probabilmente avranno comunque un marchio Made in China.

L’arte è letteratura sotto forma di colore e linee. La letteratura ha sempre avuto un ruolo importante nella società per la costituzione di valori e ideologie comuni. L’arte, non essendone da meno, ha le stesse doti. Così è successo per Pollock, icona del sogno americano, che attraverso le sue opere ha celebrato ed esaltato i grandi ideali americani come la libertà di espressione e l’individualismo. Un’ode fatta non di parole, ma di forme. L’arte come specchio del contesto sociale.
Anche in Cina il ruolo dell’arte nella società è sempre stato un tema centrale già prima delle famose direttive di Mao a Yan’an. Ad esempio, il principale promotore della modernizzazione cinese, Lu Xun, rivendicò fra i primi la responsabilità sociale degli artisti nel processo pittorico e la necessità di avere un linguaggio comprensibile ad ogni livello sociale.

In questo senso parliamo di “grande incomprensione”: agli occhi di un occidentale, Ai Weiwei è un artista coinvolto socialmente poiché esprime valori analoghi a quelli occidentali di denuncia e di difesa dei diritti, come ha sottolineato Simon Groom richiamando quindi il concetto dell’effettiva libertà espressiva dell’artista in Cina. Al contrario, agli occhi di un cinese come Huang Du, il valore artistico non sta nell’attacco aperto, ma piuttosto nella capacità di tradurre i valori e la realtà della società cinese contemporanea.
Per questo il ruolo sociale ed artistico di Ai Weiwei ha iniziato la parabola ascendente prendendo parte a “The Stars”, primo gruppo di artisti cinesi ad organizzare mostre indipendenti nel 1979.
In quel periodo, più che oggi, assieme a compagni come Wang Keping o Ma Desheng, “The Stars” riuscì a dar voce alla volontà dei cinesi di trovare una nuova posizione nel mondo, utilizzando sapientemente le diverse ricerche stilistiche che hanno caratterizzato l’eterogeneità del gruppo.

L’arte cinese contemporanea rimane però territorio ampiamente inesplorato, difficile da imbrigliare in scale di valori oggettivi non solo per gli occidentali, ma anche per gli stessi cinesi. E’ stato appunto Huang Du a portare più volte il discorso su questo aspetto. Dopo la corrente dell’85 che espresse gli ideali conclusi tragicamente 4 anni dopo, e l’“Apartment Art” che descrisse il post ‘89, l’arte contemporanea cinese si trova oggi senza un filo condutture preciso se non quello del mercato.
La Cina, forse, inizia ad assumere un certo atteggiamento individualista anche nel suo lato più creativo. 

[Photo credit: www.pem.org]