Accordo fiscale Italia-Cina: che cosa cambia per i rapporti economici

In Cina, Economia, Politica e Società by Redazione

I trattati fiscali e gli accordi in tema di doppia imposizione tra due Paesi rappresentano un strumento per rafforzare e migliorare i rapporti economici bilaterali e promuovere gli investimenti transfrontalieri.

In base alle leggi internazionali, gli accordi contro le doppie imposizioni devono essere approvati e ratificati da entrambi i Paesi tramite proprie procedure legislative. L’accordo entra in vigore in seguito al ricevimento dell’ultima delle notifiche con le quali ciascuno dei due Paesi contraenti notifica all’altro il completamento delle rispettive procedure interne di ratifica, nei tempi e nei modi stabiliti nell’accordo o nei documenti di ratifica.

Il processo di ratifica dell’accordo contro la doppia imposizione fiscale firmato da Italia e Cina a Roma lo scorso 23 marzo 2019, in occasione della visita della delegazione cinese per il memorandum d’intesa della Belt Road Initiative, ha compiuto un passo in avanti in seguito all’approvazione del testo da parte del Senato in data 8 luglio 2020. Il testo dell’accordo è stato successivamente trasmesso alla Camera per discussione e approvazione.

Secondo il sistema legislativo italiano, la ratifica di un accordo fiscale internazionale deve seguire il normale iter legislativo e deve quindi essere ratificato dal Presidente della Repubblica, previa autorizzazione ricevuta dal Senato e dalla Camera dei deputati mediante un’apposita legge di ratifica.

In base al diritto cinese, la decisione di ratificare un trattato fiscale con un altro Paese è presa dal Comitato permanente dell’Assemblea Nazionale del Popolo. La decisione presa dallo Standing Committee viene successivamente ratificata dal Presidente della Repubblica Popolare Cinese.

Per quanto riguarda gli accordi fiscali (Double Tax Agreements, DTA), oggi la Cina ha firmato 110 trattati, mentre l’Italia ha firmato 96 trattati fiscali. Il ministro dell’economia Giovanni Tria e il ministro degli esteri Wang Yi hanno firmato il nuovo trattato fiscale a Palazzo Madama il 23 marzo 2019.

Il precedente trattato fiscale Cina-Italia era stato firmato il 31 ottobre 1986, in vigore dal dal 1 gennaio 1990. Il nuovo trattato fiscale aggiorna il precedente e include raccomandazioni BEPS OCSE / G20.

Per quanto riguarda i dividendi, è stata introdotta una riduzione dell’aliquota della ritenuta alla fonte rispetto al precedente DTA sottoscritto nel 1986, dal 10% al 5%, nel caso di dividendi qualificati, quindi con una partecipazione diretta di almeno il 25% del patrimonio netto detenuto per non meno di 365 giorni.

I dividendi non qualificati (partecipazione inferiore al 25%) saranno tassati con un’aliquota ordinaria del 10%.

Con riferimento agli interessi, la misura della ritenuta applicabile nello Stato della fonte non può superare un’aliquota del 10% dell’importo lordo degli interessi; aliquota ridotta all’8% sugli interessi pagati agli istituti finanziari è concessa per prestiti con una durata minima di tre anni finalizzati a progetti di investimento con esenzione fiscale per gli interessi pagati o ricevuti da istituzioni pubbliche.

Per quanto riguarda le royalties, il nuovo trattato fiscale conferma un’aliquota standard del 10% e introduce un’aliquota effettiva del 5% per attrezzature industriali, commerciali o scientifiche. Questa aliquota è allo standard applicato nei DTA con altri paesi G7 ed UE, pari al 6% per DTA tra Cina e Germania, Francia, Regno Unito e Spagna.

Il nuovo DTA tra Cina e Francia firmato a novembre 2013 è stato ratificato un anno dopo ed è entrato in vigore a gennaio 2015; nel caso della Germania, l’accordo sulla doppia imposizione è stato firmato nel marzo 2014, ratificato nell’aprile 2016 ed è diventato applicabile nel gennaio 2017.
L’accordo firmato a Roma, dopo la ratifica garantirà nuovi benefici fiscali negli scambi e negli investimenti tra Italia e Cina.

Di Lorenzo Riccardi*

*Lorenzo Riccardi insegna fiscalità presso Shanghai University ed è managing partner di RsA Asia. Vive in Cina da 15 anni dove segue gli investimenti esteri nel Far East e ha ricoperto ruoli nella governance dei piu grandi gruppi industriali italiani. A gennaio 2020 ha completato un progetto di viaggio in ogni paese del mondo raccogliendo trend e dati economici da Shanghai, in ogni regione, lungo le nuove vie della seta (200-economies.com).