Oggi in Cina – Proteste contro il canale di Nicaragua

In by Gabriele Battaglia

Manifestazione contro l’apertura dei lavori del canale in Nicaragua, accusato di danneggiare l’approvvigionamento dell’acqua potabile e l’ambiente. L’anticorruzione in un documentario della Cctv: ieri ultima puntata della serie. La Cina ha il maggior numero di giornalisti in carcere. Aids e disinformazione in Cina. CONTRO IL CANALE DI NICARAGUA

Manifestazioni contro l’apertura dei lavori del canale in Nicaragua, gli striscioni recitano “no al canale” e “Fuori i cinesi”. Circa 5mila manifestanti denunciano che la grande opera rovinerà l’approvvigionamento dell’acqua potabile e l’ambiente.

La costruzione del canale lungo 278 km verrà inaugurata il 22 dicembre, anche se ancora non sono chiare le coperture e non è stato assunto nessun lavoratore. Si dice che i lavori saranno completati nel 2019. L’appalto è stato vinto da un’azienda cinese registrata ad Hong Kong da Wang Jing, un uomo d’affari di Pechino dall’oscuro curriculum. Se l’operazione riuscisse tratterebbe della più grande infrastruttura dei tempi moderni, un progetto da oltre 40 miliardi di euro.

L’ANTICORRUZIONE IN PRIME TIME

Quarta e ultima puntata di un lungo documentario trasmesso in prima serata dal primo canale della televisione di Stato cinese Cctv. Il programma porta la firma della Commissione centrale per l’ispezione disciplinare del Partito comunista cinese e “ha lo scopo di educare i membri del Partito a condurre uno stile di vita frugale e essere monito per gli altri funzionari corrotti”.

Dall’inizio di dicembre, più di 50 alti funzionari sono stati messi sotto inchiesta con l’accusa di corruzione. Tra questi “le tigri” Zhou Yongkang (ex numero 9 del governo a capo della sicurezza) e Xu Caihou (ex vice-presidente della Commissione militare centrale). Nella prima metà di qest’anno sono state aperte oltre 6mila inchieste su funzionari di Partito, 8110 funzionari sono stati processati per corruzione. Il 99, 8 per cento è risultato colpevole.

LA CINA È IL PAESE CON PIÙ GIORNALISTI IN CARCERE 

Il Comitato per la protezione dei giornalisti ha rilasciato i dati del 2014. Al primo dicembre ci sono 220 giornalisti in carcere, di cui 44 in Cina. Circa la metà di questi ultimi appartengono a minoranze etniche. La buona notizia è che, al contrario dell’anno passato, le centinaia di giornalisti stranieri residenti nella Repubblica popolare, hanno visto rinnovato il visto.

Compresi i corrispondenti del NYT e di Bloomberg che, avendo condotto inchieste sulle ricchezze della leadership, si erano visti negare il visto l’anno passato. L’arbitrarietà del processo dei rinnovi dei visti giornalistici, viene comunque indicata dai corrispondenti in Cina come una forma di pressione. Inoltre ieri l’agenzia di stampa Xinhua ha pubblicato un lungo articolo intitolato: “il NYT dovrebbe rivedere la sua faziosa copertura della Cina”.

LA PIAGA DELL’AIDS E LA DISINFORMAZIONE IN CINA 

Bisogna educarli”. Questa la riposta delle autorità locali in un villaggio in cui sono state raccolte 200 firme per ghettizzare un bambino di 8 anni affetto da hiv. Il bimbo, che ha ricevuto il virus dalla madre, è stato chiamato “una bomba ad orologeria”.

La malattia gli è stata diagnosticata nel 2011 e da allora è stato espulso da scuola e osteggiato dai suoi concittadini. Si stima che in Cina ci siano oltre 780mila persone affette da Aids. Nel 2012 il presidente Xi Jinping, aveva invitato la società ad abbandonare l’atteggiamento discriminatorio e “riscaldarli con l’amore”. 

[Foto credit: euronews.com]