Hangzhou negli occhi degli artisti italiani

In by Simone

La storia della Cina attraverso gli occhi di cento artisti italiani e riprodotta negli oltre 200 dipinti che, dopo aver fatto il giro del mondo per farsi apprezzare, sono in bella mostra in un museo proprio nella famosa città, capitale dello Zhejiang, dove si racconta la storia personale e artistica dei cento. China Files ve ne regala uno stralcio (per gentile concessione dell’autore).
Eravamo alla stazione e non dormivamo tutti, ma arrivarci come sempre non è stato facile, con la pioggia che ti batte negli occhi e i soliti rami secchi, a volte appuntiti come coltelli che ti s’infilano nella schiena, ma questa volta il treno era lì, un po’ mascherato, non sembrava neppure un treno e con quella nebbia che il vento ormai stanco non riusciva più a dissipare, neppure si vedeva. Ma alle fine era un treno e pur senza passare dalle scale, che non c’erano, ci sono salito.

Raccontare e soprattutto raccontarsi non è mai facile, ma come direbbero nella capitale: quando ce vo ce vo! Il treno che in realtà era un bell’Aerbus della Cathay Pacific, c’era davvero ed è quello sul quale hanno viaggiato cento artisti italiani per seguire il cammino di Parco Polo. Il 2011 è stato l’anno della Cina in Italia e, per celebrarlo, è stato realizzato un interessante progetto dal titolo "Seguendo il Cammino di Marco Polo, Artisti Italiani che dipingono Hangzhou” allo scopo di rafforzare lo scambio culturale tra oriente ed occidente.

Un ambizioso progetto ideato e gestito dalla Cina grazie all’Hangzhou Cultural Brand Promotion Organization e alla collaborazione, per l’Italia, di Assoartisti/Confesercenti, grazie al quale, cento artisti italiani, tra i migliori che la nostra arte può mette in campo nel panorama mondiale, hanno avuto l’opportunità di essere ospitati in Cina ad Hangzhou, la “Venezia d’oriente”.

Hangzhou, la “città del cielo”, nel bel mezzo della Cina, l’antica Quisai, la più nobile e bella città del mondo: “Non c’è al mondo città uguale, che vi offra tali delizie così che uno si crede in paradiso”, questo racconta Marco Polo ne “Il Milione”. La capitale della provincia del Zhejiang, poco al di sotto di Shanghai, sul delta del fiume Yangtze, regione da dove provengono la maggior parte dei nostri ormai concittadini asiatici, che rappresentano ormai l’etnia più diffusa nella nostra area.

Cento fortunati artisti che hanno avuto l’onore di vedere e vivere la Cina in modo estremamente privilegiato, hanno avuto modo di conoscere, capire ed apprezzare la cultura e le bellezze che offre la storica città e poterla raccontare al mondo intero grazie alla loro arte figurativa espressa con la realizzazione di molti dipinti.

Artisti di diverse generazioni, tendenze ed estrazione, provenienti da scuole e città diverse, tutti protagonisti di questo grande progetto, artisti che si sono resi complici per riscrivere, anzi dipingere un momento importante della loro storia personale, ma soprattutto la storia delle due nazioni e del mondo intero.

In questo progetto molte città italiane erano e sono state coinvolte, Venezia per prima, ma anche molte altre, quelle degli artisti, soprattutto quelle che hanno dato i natali ai cento. Quelle città che, grazie ai loro artisti, sono entrate in un capitolo di storia nel grande libro della cultura millenaria cinese e ovviamente in quella italiana.

Per entrare nello specifico, i “cento” hanno trascorso nella lontana Cina, ad Hangzhou, un periodo sufficientemente lungo per consentire loro di entrare in sintonia con la secolare cultura e toccare con mano il futuro della nazione asiatica. L’attesa e il viaggio, partendo dai cieli di Roma a quelli di Hong Kong, passando per Sarajevo, la Serbia, Belgrado, l’Iran, Kabul, l’Afganistan, il Pakistan, l’India, il Bangladesh, etc… nomi altisonanti, per poi arrivare alla moderna Hangzhou, l’antica Quisai dove troneggia la statua del mercante veneziano.

La città vecchia con il West Lake, con le sue isole cariche di energia e di storia, i ponti, le pagode, la moltitudine di barche che solcano le acque, i significati simbolici che esprimono le molte costruzioni all’interno. “Anche vi dico che verso mezzodì hae uno lago che gira bene trenta miglia, e tutto dintorno ha belli palagi e case fatte maravigliosamente, che sono di buoni uomeni gentili, e havevi monisteri e badie d’idoli in grande quantità, nel mezzo di questo lago hae isole: su ‘n ciascuna hae un molto bel palagio e ricco, si ben fatto che bene pare palagio d’imperatore.

E chi vuole fare nozze o conviti, si ‘l fa in questi palagi, e quivi è sempre fornito di vassellamenti e di scodelle e di taglieri e d’altri forni menti. Oltre di questo, si trovano in detto lago legni ovvero barche in gran numero, grandi e piccole, per andar a sollazzo” – come scrisse o fece scrivere Marco Polo.

Il vecchio Longijing che produce il tè, tesoro delle due montagne: il Lion, il Dragon, il Cloud, il Tiger e il Plum, i prodotti di una lunga tradizione tramandata da generazione a generazione e che fin dalla prima infanzia entra direttamente nel dna, da padre a figlio e avanti nei secoli dei secoli.
Il cibo per quello che è e per quello che rappresenta: Il DongPo Rou (pancetta cotta in salsa di soia), il Longjing Xiareng (gamberetti con te verde), il Songsao Yugeng (zuppa di pesce e formaggio di soia), ma anche il Jiao Hua Ji.

La Pagoda di Leifeng, il laghetto delle tartarughe, e il Tempio Jingci e soprattutto il futuro di una città, che pur rimanendo con i piedi ben ancorati a terra, ha avuto un’espansione impressionante, in termini economici e di mercato, investendo in infrastrutture cifre per noi europei nemmeno pensabili, creando strade, palazzi, impianti sportivi e luoghi di cultura a dimensioni e ad una velocità neppure descrivibile. Una modernità sapientemente coniugata con la storia millenaria che lascia a dir poco sconcertati.

Tutto questo per poter creare tra gli artisti e la Cina stessa, un connubio mentale e artistico che poi consentisse di realizzare alcune tele dipinte ad olio, molte in verità, per raccontare e trasmettere le loro sensazioni. Da qui una serie di mostre, la prima è già andata in scena nel mese di novembre a Venezia in Piazza San Marco presso la prestigiosa Fondazione Bevilacqua La Masa, per concludersi ad Hangzhou nell’aprile prossimo, in un museo appositamente creato per accoglierle le duecento tele e che rimarrà lì “nei secoli dei secoli” in pianta stabile per mantenere vivo nel tempo, non solo il ricordo di Marco Polo e della ricostruzione artistica del suo cammino, compreso quello dei cento, ma per rafforzare il rapporto di amicizia tra le nostre città e per mantenere vivo questo connubio artistico, ma soprattutto umano, tra i nostri popoli.

Entrare con più opere in un museo permanente di una nazione con una tradizione anche artistica, millenaria come la Cina, per un artista o uno che si sente tale non è cosa di poco conto, anzi è l’obiettivo di una vita quasi mai raggiungibile, è quello che ti fa andare oltre alla vita, oltre la tua vita terrena, è quello che a prescindere dalle qualità e dalle doti personali, farà sì che i figli dei figli si ricorderanno di quei cento e della cultura che lì ha portati fin lì.

Alla fine pensavo di svegliarmi, ma non l’ho fatto, ero già sveglio e su quel treno, insieme agli altri 99, ci sono salito sul serio ed insieme a la nostra cultura, la Toscana, l’Italia intera e scusate se questo non è un sogno ma la cruda realtà, che dovrebbe rendermi e renderci orgogliosi di tutto questo e della vita, che nonostante i rami secchi, vale veramente la pena di vivere.

*Paolo Lunghi, nato il 29 settembre 1959, maestro d’arte, pittore e giornalista iscritto all’ordine della Toscana, creativo ed esperto di comunicazione, con specializzazioni ottenute negli istituti di Pistoia, Milano, Roma e Brighton nel Sussex. Ha scritto Nel segno del Dragone.