Il web chiede clemenza

In by Simone

Wu Ying è una donna dello Zhejiang di 31 anni.  Nel 2007 aveva 26 anni ed era stata arrestata con l’accusa di aver raccolto soldi “illegalmente”. Nel 2009 è stata condannata a morte, ma sul web ora  si chiede clemenza.
La condanna a morte di una imprenditrice miliardaria, colpevole di “raccolta fraudolenta di fondi” ha provocato discussioni sulla pena di morte comminata per questo tipo di reati.

Wu Ying, 31 anni, ex proprietaria del gruppo Zhejiang Bense Holding, ha perso il suo appello alla Corte popolare della Provincia dello Zhejiang mercoledì scorso: la corte ha confermato il verdetto e la pena di morte del 2009.

L’Alta corte ha respinto il ricorso di Wu perché “ha causato enormi perdite per la nazione e per la gente con i suoi crimini gravi che devono pertanto essere severamente puniti”, come riporta il 20 gennaio il China Daily.

Wu avrebbe raggranellato illegalmente 770 milioni di yuan (122 milioni di dollari) con la promessa di alti rendimenti agli investitori tra maggio 2005 e febbraio 2007.

380 milioni di yuan però, non sono stati restituiti così come tanti altri debiti non sono stati saldati. Wu che dapprima si era dichiarata innocente, in appello ha ammesso di aver raccolto illegalmente dei soldi, sperando di finire nei casi che la giustizia cinese solitamente condanna a 10 anni di carcere.

Tuttavia – specifica il China Dailyla massima sanzione per la raccolta fraudolenta di soldi è la morte, ai sensi della legge penale”. Zhang Yanfeng, avvocato difensore di Wu, ha detto che lui e i suoi colleghi sarebbero rimasti “sotto shock” quando hanno sentito il verdetto e che “faranno ogni sforzo per la richiesta di una condanna minore, in attesa della necessaria revisione da parte della Corte suprema del popolo a Pechino”. Tutte le condanne a morte in Cina infatti, richiedono una revisione finale da parte del giudice pechinese, prima di essere eseguite.

La Cina ha abrogato la pena di morte per tredici reati economici considerati “non violenti” nell’ambito delle modifiche effettuate al diritto penale, entrate in vigore il primo maggio scorso. “Ma la pena capitale è rimasta la pena più severa per la raccolta illegale di fondi”. Secondo alcuni osservatori questo esito sarebbe la conseguenza della “determinazione delle autorità a reprimere illeciti finanziamenti privati, perché possono colpire molte persone e hanno un enorme impatto sociale”.

Il verdetto – naturalmente- ha finito per suscitare anche polemiche diffuse su finanziamenti privati e sotterranei proprio nello Zhejiang, “una provincia vivace, che ha anche assistito a crimini sempre più legati a prestiti privati negli ultimi anni”.

A Jinhua, dove Wu ha impostato le sue attività, sono infatti saliti vertiginosamente i casi di prestiti illegali e raccolta di fondi, a causa della stretta del credito bancario ufficiale, deciso dallo stato per contenere l’inflazione. Hua Xiang, un “usuraio di Wenzhou, ha detto che ha smesso di prestare denaro nel mese di novembre perché . i mutuatari scappavano, o semplicemente non avevano più soldi”.