Il futuro candidato Presidente della Cina, arriva oggi negli Stati Uniti per cinque giorni di incontri. Per Xi Jinping si tratta del viaggio in cui dimostrare di essere uno statista di fama mondiale e conquistare sia gli Usa sia la platea interna cinese.
Comincia oggi 13 febbraio il viaggio americano di Xi Jinping, candidato a essere il prossimo leader della Repubblica Popolare Cinese. Non potrà strafare, perché non ancora al top della nomenklatura, ma il suo incontro con Obama – a San Valentino – chiarirà il suo approccio su questioni legate al commercio, alla situazione internazionale e a quella specifica dei rapporti tra le due super potenze. Un viaggio diplomatico, condito da venature da amarcord. Perché Xi Jinping andrà anche in Iowa dove incontrerà i suoi vecchi amici americani, che lo avevano ospitato durante un suo viaggio negli Usa nel 1985.
Xi Jinping appartiene a quel gruppo di persone che in Cina sono chiamate “principini”, perché discendenti dei padri della rivoluzione comunista. Il padre di Xi Jinping è infatti Xi Zhongxun: ha contribuito alla vittoria comunista in Cina, salvo essere epurato nel 1962. Aveva autorizzato la pubblicazione di un libro che non era piaciuto a Mao. Il figlio, il giovane Xi, fu costretto a denunciarlo tre volte durante la rivoluzione culturale. Poi Xi padre venne riabilitato. Appena in tempo per consentire al figlio: una rieducazione presso le campagne senza troppi patemi, l’agognata iscrizione al Partito Comunista (rifiutata nove volte, prima) e l’iscrizione alla prestigiosa Tsinghua University di Pechino (rifiutato tre volte, in precedenza).
Poi, poco prima dell’ennesimo trambusto dovuto all’adesione del padre di Xi all’ala più riformista con condanna del massacro di Tien’anmen, riesce a piazzare il figlio come assistente presso un suo vecchio “compagno”, Geng Biao, impegnato nel ministero della Difesa. Quando Xi Zhongxun torna nelle retrovie del Partito il figlio ormai ha un futuro assicurato. Ha quei contatti che Jiang Zemin prima e Hu Jintao poi non hanno, né riescono a creare durante il loro regno: ovvero l’Esercito. Xi scala le posizioni e nel 1985 si reca negli Stati Uniti. Si occupa di agricoltura e animali. Da lì una scalata continua, fino alle posizioni di vertice del Partito.
Xi Jinping durante la sua visita andrà a incontrare di nuovo i “vecchi amici” in Iowa. Un piccolo segno di avvicinamento agli Usa, che oggi fa esultare i commentatori a Washington, che definiscono Xi Jinping come il più “occidentale” tra i leader cinesi. Anche se il prossimo Presidente cinese non sempre si è espresso con toni entusiasti degli States. All’inizio del 2009, durante una visita in Messico – il suo secondo viaggio all’estero come vice-presidente – Xi aveva detto che “ci sono alcuni stranieri folli con pance piene che non hanno niente di meglio da fare che puntare il dito contro di noi”. Aggiungendo: “la Cina non esporta la rivoluzione, la fame o la povertà, cos’altro devo aggiungere?”.
“Se dovesse dire qualcosa di simile in questa visita, non sarebbe tanto positivo per la sua immagine”, ha detto al Wall Street Journal Cheng Li, un esperto di politica cinese presso la Brookings Institution. “Ma probabilmente sarà anche peggio se sarà visto come troppo accomodante verso l’occidente e non avanzerà con fermezza o proteggerà gli interessi cinesi”. Trovare questo equilibrio può essere difficile per Xi, considerato schietto e spontaneo, almeno rispetto all’attuale leader Hu Jintao. Secondo gli osservatori cinese il compito più arduo per Xi sarà infatti quello di “eliminare il deficit di fiducia” tra Cina e Usa, cercando di fare rispettare le esigenze di Pechino.
[Foto credits: blogs.cfr.org]