Xi Jinping, nominato di recente «nucleo del Partito comunista», ha pubblicato un commento sul Quotidiano del Popolo, a margine di due documenti approvati nel recente Plenum, nel quale chiede massima fedeltà ai membri del partito, scagliandosi contro «i cospiratori». Xi chiarisce così che la sua recente nomina a «nucleo» non era solo di facciata.Nei giorni successivi alla fine del sesto plenum del partito comunista, gli analisti della Cina si erano interrogati sul significato della nomina di Xi a «nucleo» del partito. Un dato rilevante, che accomuna Xi a Mao e Deng Xiaoping e Jiang Zemin, ma che, secondo tutti, andava letto con il segno dei tempi correnti.
Ovvero: un’importante vittoria interna nel partito da parte del numero uno, pur nel rispetto delle tante sfaccettature del colosso comunista. Tanto è vero che insieme alla nomina di Xi quale «nucleo» del partito, veniva ribadita l’importanza della collegialità nelle decisioni prese.
Gli analisti erano concordi nel sottolineare dunque l’importanza dell’evoluzione del regno di Xi, pur marcando una differenza con esperienze passate, in particolar modo con quella maoista.
Nei giorni scorsi il quotidiano ufficiale del partito comunista ha ospitato un commento del presidente della repubblica popolare a corollario di due documenti approvati su Plenum e pubblicata dalla stampa governativa.
Documenti che hanno a che fare proprio con la disciplina di partito e le norme da seguire per i suoi membri. Una nuova regolamentazione che dovrebbe anche dare il via libera a due fattori particolarmente rilevanti nella vita politica del paese: l’estensione della carica anche per persone che anagraficamente dovrebbero ritirarsi e la possibilità, non ufficiale ma probabile, per Xi di andare oltre il suo canonico decennio di leadership.
Il primo pacchetto di regole fu introdotto per la prima volta nel 1980 da Deng Xiaoping ed è visto come direttamente subordinato alle regole del partito: si tratta di regole «servite per porre fine al caos e a ripristinare l’ordine» dopo le turbolenze della Rivoluzione Culturale.
A margine di questi documenti Xi Jinping ha scritto un commento durissimo sul partito e le sue regole, che appare un monito per tutti. Xi si è scagliato contro le cricche e i «cospiratori», facendo un riferimento diretto a Bo Xilai e Zhou Yongkang, considerati ancora oggi, già condannati entrambi, come il «male» supremo per il partito.
Il commento è contro quanti sono stati condannati per corruzione e per altri reati sfruttando le loro prestigiose posizioni. «Un manipolo di alti funzionari, dominati dalla brama di potere, ha tramato e ordito cospirazioni politiche lavorando all’apparenza con devota obbedienza e formando invece gruppi al fine di perseguire i propri interessi», ha scritto il presidente.
Xi ha anche condannato il nepotismo e le irregolarità dovute a corruzione nei processi elettorali e di scelta del personale, confermando quella che costituisce la «cifra» della sua leadership, ovvero la campagna anti corruzione.
Questo commento costituisce dunque un ovvio attestato della novità emersa nel Plenum o si tratta di una recrudescenza del potere ormai accumulato dal numero uno cinese?
Se fino alla fine del Plenum si era molto cauti e si valutava quasi più simbolicamente l’attestato di «nucleo», questo editoriale-commento di Xi Jinping appare davvero come un’affermazione di potenza incontrovertibile. E un avviso a tutti molto chiaro.
[Scritto per Eastonline}