Grande ritorno dei Mutuigua, una delle bande più originali della seconda ondata di rock cinese. Il nostro «promotore dell’industria culturale», Edoardo Gagliardi, li ha visti in concerto a Yugongyishan e qui ce lo racconta, Intanto, il regista tibetano Pema Tseden se l’è vista brutta con la polizia.
I Mutuigua (Wood Pushing Melon) sono tornati dopo ben 15 anni di silenzio. Band pechinese nata tra la fine degli anni ’90 e il 2000 in quei margini della città che sono stati incubatori di buona parte della seconda ondata di rock cinese, i Mutuigua hanno avuto una carriera breve, di soli due anni, ma fulminante tanto da non essere mai stati dimenticati dopo questi 15 anni di silenzio. I Mutuigua appartengono a quella piccola cerchia di gruppi che hanno spostato il baricentro del rock cinese verso un territorio più personale, estroso, e creativo, e che non si prende troppo sul serio. Un approccio zappiano, ma che in realtà affonda le radici nella tradizione folk, soprattutto della Cina nord-occidentale.
Li abbiamo visti venerdì scorso a Pechino, prima data del loro tour di reunion. Sebbene lo Yugongyishan non fosse strapieno, il pubblico presente ha risposto con entusiasmo e calore. Un pubblico però diverso da quello dei soliti giovani avventori del fine settimana, composto piuttosto di vecchi fan, ex-giovani rocchettari e oggi forse professionisti affermati, creativi di mezza età che nel frattempo hanno goduto di questi 15 anni di sviluppo cinese. Questo è il volto del vecchio rock cinese, la nostalgia delle non più giovani classi medie urbane, anche per questo capace di riempire locali a prezzi anche elevati.
Ma almeno, al contrario di altri gruppi ancora in attività, i Mutuigua hanno mantenuto la loro originalità e il loro estro. E lo hanno dimostrato con un concerto vivace e dal forte impatto, che ha riproposto ovviamente molti dei «classici» che sono anche stati recentemente ripubblicati nel nuovo cd dal titolo nietzschiano «Birth of the Tragedy», a supporto del quale il gruppo è in questi giorni impegnato in un tour partito appunto da Pechino.
Il disco raccoglie infatti tre vecchi brani apparsi in origine su una raccolta dell’etichetta Mayinyue, che ha lanciato altri gruppi leggendari come i Glamorous Pharmacy di Xiao He. A completare «Birth of the Tragedy» ci sono poi 6 nuovi brani che però secondo alcuni vecchi fan tradiscono le passate glorie e guardano troppo al contemporaneo.
Ma questi 15 anni non sono passati in realtà in totale silenzio, soprattutto per il front-man dei Mutuigua, Song Yuzhe, affermatosi come una delle voci originali e creative del folk cinese. Con i suoi Da Wang Guang ha infatti creato uno dei progetti musicali più affascinanti e ispirati. Atmosfere raccolte e ipnotiche, lontane dal dinamismo dei Mutuigua ma che ne costituiscono un interessante complemento. Oltre a restituire l’intera immagine di Song Yuzhe, che è uno dei musicisti più interessanti della scena pechinese ancora oggi, dopo 15 anni.
P.s.:
Mentre stiamo per «andare in stampa», apprendiamo una brutta notizia: il regista di origine tibetane Pema Tseden è stato ricoverato in ospedale in seguito alle percosse subite dalla polizia durante un fermo eseguito dalla polizia all’Aeroporto di Xining. Sembrerebbe che la brutta storia sia stata causata da un valigia dimenticata dal regista, al quale la sicurezza ha proibito poi di tornare indietro per recuperarla. Pema Tseden è stato quindi arrestato per disturbo della quiete pubblica. Alcuni messaggi che riportavano la notizia sono stati rimossi dai social media. Gran parte dell’industria cinematografica cinese si è mossa in suo favore esprimendo sgomento e solidarietà. Anche molti media stranieri hanno riportato la notizia. Al momento non si hanno molte altre informazioni. Possiamo solo augurarci che Tseden si rimetta presto e torni a casa. Se ci saranno sviluppi importanti, ne riparleremo.
*Edoardo Gagliardi, laureato in studi orientali, ha ottenuto un dottorato in cinema cinese contemporaneo presso l’Università di Roma La Sapienza, dopo un periodo di studi alla Peking University. Vive a Pechino da diversi anni dove lavora su progetti e coproduzioni cinematografiche tra Italia e Cina, collaborando in passato con il desk ANICA di Pechino. Nel tempo libero si interessa di musica, una volta anche con il blog Beijing Calling, su queste pagine. «I Wenchan Ban sono gli uffici di promozione delle industrie culturali che si trovano in molti governi locali cinesi. Il Wenchan Ban di China Files è diretto da Edoardo Gagliardi, e il suo compito è quello di raccontare e promuovere ogni due settimane le nuove storie di cinema, musica e dell’industria culturale cinese, del loro mercato e dei loro protagonisti.» [E.G.]